venerdì 26 ottobre 2012

Una vincita al lotto

Il dolore si era già placato, quando cominciasti ad abitare i miei sogni: in punta di piedi, con parole carezzevoli, con gli sguardi rassicuranti e delicati che avevano accompagnato tante mie giornate. La tua scomparsa non era recente: l’uscita di strada, causata dall’asfalto bagnato, lo schianto improvviso contro il guardrail in una uggiosa e fredda serata d’inverno. Mi restano impressi nella memoria i rituali che non hai potuto vedere: i rilievi della polizia stradale, quelli del medico legale, la veglia di menti e anime straziate, le parole commoventi del tuo confessore durante la celebrazione dei funerali, il corteo silenzioso che ti accompagna verso l’ultima dimora. Poi giorni, mesi, anni di vuoto, di stanze disabitate dal tuo canto, di letti disfatti e mai riordinati. Il tempo che sfoca i ricordi ha quasi compiuto il miracolo, prima del tuo riapparire in sogno: al risveglio, per prima cosa apro il tablet, per appuntare i ricordi, per annotare i numeri che proprio tu mi hai chiesto di giocare. Il conto in banca è quasi a secco, liquefatto da investimenti sbagliati, spese folli, giustificate solo dal bisogno di rimarginare le ferite dell’anima. Non ho molta dimestichezza con scommesse, lotterie, giochi d’azzardo: chiedo all’addetto della ricevitoria più vicina, di consigliarmi sul modo più conveniente di effettuare la giocata al lotto. Ho l’animo agitato dall’ansia prima dell’estrazione, ma sensazioni positive: se mi hai espressamente chiesto di giocare dei numeri, ci sarà pure una ragione. Non ho vinto, anzi: nessun dei numeri giocati, è stato estratto. Protesto, inveisco contro il tuo inganno, quando mi ricompari in sogno: col sorriso mi racconti una strana storia di raccomandazioni nell’aldilà, di parenti col coltello tra i denti, in lotta per scoprire la prossima combinazione del superenalotto, di angeli che come veri agenti segreti, cercano di depistare, confondere tracce, mandare segnali di fumo. Ti sei fidata di una promessa, sei caduta nel tranello teso alle tue spalle da altre anime.  Mi chiedi di giocare di nuovo: i numeri, questa volta sono sicuri, vengono direttamente da una fonte autorevole del paradiso. La delusione è ancora più cocente: un’altra estrazione andata a vuoto. Il tuo imbarazzo è palpabile: nel visitarmi di notte, non riesci nemmeno ad alzare gli occhi per guardarmi. T’arrampichi sugli specchi, parli di corrotti e corruttori, di faide tra beati, d’inganni perpetrati ad arte contro i più sciocchi. Questa volta, però sostieni di aver fatto le cose per bene, di aver nascosto le tue mosse, di avere unto i giusti ingranaggi per arrivare ai numeri vincenti. Al risveglio decido di darti fiducia, per l'ultima volta: solita ricevitoria e altrettanto abituale ansia per l'estrazione. Un urlo di gioia: stavolta mi hai dato i numeri giusti! Una cinquina secca sulla ruota di Napoli, per una vincita milionaria che può rendere sereni i miei restanti anni di vita. Mi metto in moto per riscuotere la somma vinta, meno di un mese dopo c'è già sul mio conto il bonifico tanto atteso. Mi riappari in sogno solo dopo l'incasso: occhi bassi, toni sommessi, come per chiedere scusa di un errore, di un ennesimo fallimento. Mi detti due codici IBAN, pregandomi di versare su quei conti la metà della somma incassata: mi spieghi che è la tangente pattuita con gli avi dei destinatari del versamento. Mi riveli che funziona così anche nell'aldilà, che per ottenere qualcosa bisogna oliare gli ingranaggi giusti, fare favori a destra e a manca: l'unica differenza, rispetto alla realtà terrena è che ai defunti, agli angeli e ai beati, non interessa il sesso. Eseguo gli ordini, dispongo i bonifici sui conti correnti segnalati, ma senza fretta: so anch'io che il tempo è denaro. Mi sveglio di soprassalto poco prima delle sei di un mattino di primavera: dal cortile arriva un suono assordante di sirene, di ordini urlati, di forte agitazione; c'è in corso una vasta operazione di polizia, a giudicare dal numero di volanti e di  uomini in azione. Non faccio in tempo a vestirmi che suonano alla porta: pochi minuti dopo sono costretto a seguirli in manette, con un ordine di arresto spiccato dal magistrato per corruzione. Non mi raccapezzo, non capisco l'origine dell'accusa: non frequento politici, funzionari del comune o dello Stato, ho sempre pagato le tasse sino all'ultimo centesimo, anche se di mestiere faccio l'imprenditore edile. Devo aspettare il giorno dopo per l'interrogatorio davanti al magistrato: sono accusato di avere versato una ricca tangente all'assessore all'edilizia del mio comune attraverso un bonifico bancario. Riconosco il bollettino di versamento: come faccio a spiegare che quella era una tangente, ma concordata nell'aldilà "a mia insaputa"? Decido di avvalermi della facoltà di non rispondere, per avere il tempo di riordinare le idee, di consultare il mio avvocato, di scegliere la linea difensiva più giusta. Dinanzi alle mie spiegazioni il difensore mi consiglia di ricorrere al patteggiamento: qualche anno di galera è preferibile a un ricovero a tempo indeterminato in una struttura psichiatrica. Processo e condanna sono stati rapidi: da innocente a reo confesso, con quattro anni di carcere da scontare sulle spalle. Non mi hai lasciato solo: notte dopo notte mi hai raccontato dei tentativi fatti per muovere a pietà, le alte sfere dell'aldilà, per un innocente condannato alla prigione. Ho capito come funziona: anche in cielo, non siamo tutti uguali; vale la legge del più forte o del più furbo o di chi, non ha sposato mentre era in vita, la più ingenua delle donne in circolazione.   

mercoledì 24 ottobre 2012

La cena dei miracoli

Passano in tanti da qui: non in visita di cortesia; chiedono consiglio, aiuto, s'informano su come tutelare i propri diritti, difendersi da loschi imprenditori o dalle truffe della new economy. Una vasta platea di umanità dolente, di uomini e donne segnati da esperienze negative. Si contano ormai sulle dita di una mano le visite di braccianti e muratori col viso bruciato dal sole e i calli alle mani, dei proletari di una volta: i miei interlocutori ormai sono solo giovani disillusi, laureati con centodieci e lode, insegnanti precari in lite con lo stato, lavoratori in nero di tutte le razze. La sede di un sindacato e' un ottimo osservatorio per capire come va il mondo o verso quale abisso può condurci il demone dell'avidità. L. si presento' in un pomeriggio d'autunno: aveva poco piu' di vent'anni;  i lunghi capelli biondi, gli occhi verdi, il sorriso timido, lo sguardo spaesato, ne esaltavano la delicata bellezza. Aveva un braccio ingessato, lividi alle gambe che la gonna corta non riusciva a coprire del tutto. Mi parlo' a cuore  aperto, raccontandomi una storia già sentita molte volte: otto ore al ristorante come cameriera, niente contributi versati, straordinari non retribuiti, le avance sempre più audaci del datore di lavoro tra l'indifferenza degli altri colleghi. Poi l'infortunio banale che fa precipitare la situazione: una semplice scivolata, il gomito che sbatte violentemente sul pavimento dinanzi ai clienti distratti, il dolore lancinante, la corsa verso il pronto soccorso più vicino, le radiografie, la telefonata a casa, la corsa trafelata dei genitori, il pianto dirotto di mamma, infine il gesso. Al poliziotto di guardia al pronto soccorso non poté dare una versione di comodo: aveva ancora addosso la divisa del locale, il cliente che l'aveva trasportata aveva già raccontato per sommi capi l'accaduto. Il datore di lavoro si fece vivo solo l'indomani, non per informarsi sulle sue condizioni di salute, ma per comunicarle il licenziamento immediato. Non basto' protestare, minacciare denunce, rivendicare i propri diritti: avevano già provveduto a sostituirla. L'ufficio del Lavoro e la Guardia di Finanza, si erano messi in moto dopo la segnalazione della Polizia: le indagini, pero' furono subito rallentate dall'intervento di deputati di maggioranza e opposizione, da sempre ospiti graditi e non paganti del ristorante. Quella visita era per lei  l'ultima spiaggia, la sola possibilità che ancora le rimaneva di avere giustizia. La congedai quasi subito, non prima pero' di aver segnato nell'agenda il numero di cellulare, l'indirizzo di posta elettronica e quello di casa. Nei giorni successivi pensai al modo migliore di aiutarla: con una causa legale, L. avrebbe ottenuto il risarcimento che le spettava, forse solo qualche mese prima della pensione. Servivano idee e soluzioni inusuali, interventi atipici come i contratti di lavoro più in voga. Preparai un piano: con l'aiuto di tre colleghi ci recammo al ristorante dove lavorava L.; da quattro tavoli diversi potevano avere il controllo di quanto accadeva in sala. Giocammo ai detective: telecamere e microfoni ben nascosti, ma perfettamente funzionanti. Aspettammo che la sala fosse piena: professionisti di grido con  signora in abito lungo al seguito, politici accompagnati da sedicenti figlie e nipoti...giovanissime, giornalisti con registratore e taccuino a portata di mano; il parterre quella sera era di prim'ordine. Finsi un malore, gridai all'avvelenamento, sbraitai tutta la mia rabbia al proprietario minacciandolo denuncia ai carabinieri, esposti in procura, interviste in tv. Si precipitarono giornalisti e politici: chi per testimoniare l'accaduto, chi per insabbiarlo. Il proprietario, pallido in viso prometteva mari e monti a tutti: cene gratis, costose  ceste natalizie, biglietti per lo stadio, buoni da spendere al sexy shop, dvd porno di casalinghe insoddisfatte. I miei colleghi riprendevano tutto di nascosto: le trattative col proprietario lunghe e serrate erano ormai vicine alla fumata bianca. Finsi di accettare le sue proposte: la diagnosi del pronto soccorso fu avvelenamento causato  da cibi avariati, l'agente di servizio verbalizzo', la natura domestica dell'incidente. Il lavoro di assemblaggio dei filmati girati al ristorante richiese qualche giorno: una volta completato, pero', confermo' la bontà dell'idea. I giornalisti e i politici che comparivano nel video non vi facevano una gran figura: venduti e corrotti per un'amatriciana fatta a regola d'arte, una bottiglia di Chianti d'annata, una sveltina gratis con una cameriera compiacente nello sgabuzzino degli stracci.  Spedì i video alla casella di posta elettronica degli interessati, accompagnati da una mail dove ne minacciava la diffusione su  You Tube. Scoppio' il panico: fui subito contattato da avvocati di grido, alti funzionari del sindacato, deputati barricaderi dell'opposizione in pieno assetto di guerriglia. Avanzai una proposta per evitare la diffusione dei filmati: nessuna trattativa, prendere o lasciare. Il giorno dopo L. fu sorpresa da una telefonata del datore di lavoro: pentito del licenziamento, si dichiarava pronto alla riassunzione, con contratto a tempo indeterminato, il versamento dei contributi arretrati,  di diecimila euro come risarcimento per i danni subiti con l'infortunio. Non mi ringrazio', perché non seppe mai, come questo miracolo era potuto accadere. 

martedì 23 ottobre 2012

Un presidente tuttofare

L'annuncio della conferenza stampa del presidente arrivo' nello stesso comunicato che riportava la notizia dell'esonero dell'allenatore della squadra più titolata al mondo. La decisione era inevitabile: solo una brusca sterzata poteva evitare alla società l'umiliazione di lottare per la retrocessione, pochi mesi dopo avere sfiorato la conquista del titolo nazionale. Una squadra smarrita, senza fibra, ne' identità, senza leader capaci di guidarne la riscossa. I tifosi erano su piede di guerra: contestavano al club la cessione dei pezzi della rosa più pregiati in estate e dei leader storici dello spogliatoio, l'acquisto di atleti dal pedegree non all'altezza del blasone della società. Non risparmiavano nessuno: dal presidente idolatrato per anni all'allenatore vincente sino ad allora, a quei dilettanti allo sbaraglio che indossavano maglie trasudanti gloria, ricordi di gesta memorabili su un campo di calcio. L'attesa febbrile non andò delusa: il presidente non conosceva l'arte della diplomazia, non amava esprimersi per luoghi comuni. Spiego' nei dettagli i motivi dell'esonero di un tecnico apprezzato da tutti: in certe situazioni c'e chi e' costretto dal ruolo a pagare anche per colpe altrui. Da abile stratega concentro' l'attenzione dell'uditorio sul sostituto, chiari' le motivazioni che l'avevano condotto a fare una scelta controcorrente; infine annuncio' tra lo stupore generale la decisione di assumere in prima persona la guida della squadra, di dirigere gli allenamenti, di scegliere la formazione da mandare in campo, la tattica di gioco, lo staff di collaboratori, di seguire le trattative di mercato. Scarto' tra le mansioni da svolgere, quella del giardiniere, d'autista di pulmann, di magazziniere e di cuoco: non aveva tempo per tutto, fu la sua giustificazione. Parti' un vero diluvio di domande e di richieste di spiegazioni: chi voleva maggiori dettagli sul modulo, chi sui giocatori da mandare in panchina, chi su come avrebbe reagito vedendo l'arbitro in completo rosso fiammante fischiargli un rigore contro, chi chiedeva se non era  più portato ad allenare una compagine di calcio femminile, chi cercava di capire a chi sarebbe spettato in società, il compito di esonerarlo, in caso di crisi di risultati. Rispose con pazienza a ogni domanda: il modulo preferito era il 2-4-4; uno schieramento mai utilizzato da nessuno solo perché coperto da un suo brevetto, sin dai tempi del i liceo. Non aveva preclusioni di sorta verso nessun atleta: solo i comunisti, i gay, i pubblici ministeri, i giornalisti e i futuri generi che giocavano a pallone, non sarebbero mai rientrati nella sua formazione. Il suo rispetto per i fischietti era totale: affermo', con molta sincerità, pero',' di avere qualche difficoltà ad accettare in modo sereno il giudizio degli assistenti di linea donna in pantaloncini. Aveva spesso pensato di acquistare una squadra di calcio femminile, ma fatti i conti, aveva capito che sarebbe costata molto più cara di un equivalente  club maschile: tra gravidanze, assegni di mantenimento, spese per prestazioni extra, avrebbe seriamente rischiato il fallimento. Nessuno poteva esonerarlo: lui si era nominato allenatore e solo lui poteva dimettersi dall'incarico. Un'ovazione chiuse la conferenza stampa: i giornali avevano gia' materiale a sufficienza per un mese di pubblicazioni. La squadra era già in attesa sul campo di allenamento quando giunse con l'elicottero, accompagnato da due procaci e avvenenti assistenti in minigonna e tacchi a spillo. Si presento' con umiltà: chiese a tutti di aiutarlo a non fare brutte figure con i colleghi allenatori, a tenere alto il vessillo del club. Le assistenti si dimostrarono subito molto professionali: disposte dietro la linea di porta, si toglievano un indumento dopo ogni goal, per invogliare tutti a un maggior impegno in allenamento. Al primo che segnava una tripletta, andava in regalo tutta la lingerie indossata per l'occasione. L'allenamento fu intensissimo: tante teste d'uovo si misero subito all'opera per capire come trasferire quella speciale tecnica di lavoro in partita, specialmente in quelle in trasferta. Lo studio del regolamento fu molto approfondito: una norma specifica vietava agli atleti di togliersi la maglia dopo un goal realizzato, ma non c'erano commi che estendevano lo stesso divieto allo staff tecnico. Fu deciso di seguire quella strada: forse anche l'arbitro sarebbe stato invogliato a fischiare un rigore generoso, a dare un goal inesistente, a chiudere un occhio sul regolamento, se in premio c'era uno strip da urlo! I risultati non si fecero attendere, la squadra inizio' a risalire velocemente la classifica: anche agli avversari, in fondo non dispiaceva subire qualche rete in più, se l'incontro si metteva subito male. Fioccarono le imitazioni, le interrogazioni parlamentari: non furono presi, pero' provvedimenti, dopo che l'asta dei diritti televisivi frutto' il triplo degli anni precedenti. Fu tutto un fiorire di assistenti mozzafiato: fu inventato all'istante un concorso di bellezza per aspiranti stripper da stadio, con partecipazioni oceaniche di ragazze, mamme e nonne. Una norma inserita ad hoc nel regolamento consentiva all'arbitro la sospensione di cinque minuti dell'incontro dopo ogni goal, per consentire prestazioni migliori allo staff tecnico. A fine campionato la squadra raggiunse l'obiettivo della partecipazione ai preliminari di Champions, l'unico possibile dopo il disastroso avvio di stagione. I comunisti e i generi del presidente furono ceduti durante la sessione invernale di mercato, alla figlia, invece, fu negata l'ammissione nello staff tecnico della squadra. Un dubbio si fece strada nella mente del presidente nella costruzione di una nuova squadra: per puntare allo scudetto e alla Champions e' meglio acquistare dei fuoriclasse del pallone o ragazze con abiti più succinti, curve più provocanti, seni e fianchi da sogno?    

lunedì 22 ottobre 2012

Amiche per la pelle

Ci ritrovammo dopo anni di silenzio, l’inevitabile separazione, era stata determinata dalla distanza: città diverse, esperienze di vita agli antipodi. Eppure un tempo eravamo amiche per la pelle, confidenti, inclini alla leggerezza dell’età, a godere a piene mani della gioia della giovinezza. Galeotto fu Facebook, prima in chat, poi in videochiamata facemmo il punto del nostro percorso: i mariti, i figli, le gioie e le delusioni, le amarezze e i sogni intatti. Non tornammo giovani: ci riscoprimmo, però, meno stanche della vita, più pronte al sorriso, più aperte al nuovo. Decidemmo di rincontrarci, per capire quanto il tempo e l’età, ci avessero cambiato, come potevamo reagire ad un caldo abbraccio, alla stretta di mani amiche, al profumo emanato dalla pelle d’entrambe. Che giorni esaltanti! Rivedere i luoghi della nostra giovinezza, tornare con la memoria alle risate e agli scherzi di un tempo, ritrovare la complicità che frasi, sorrisi e sguardi, sapevano creare. Il distacco, però, fu doloroso: forse senza accorgercene avevano già iniziato la discesa verso l’inferno. Tornammo alle nostre occupazioni; alle videochat, ma con animo più malinconico, con una nuova sensazione d’incompiutezza. Non so perché decidesti di partire all’improvviso, senza dirmi della tua decisione: che sorpresa fu aprire la porta e trovarti, che gioia, rispondere al tuo abbraccio. Mi baciasti: non sulla guancia, come fanno le amiche; io schiusi le labbra e ricambiai, confusa, con cervello in fiamme, con scariche elettriche in tutto il corpo. Non mi fermai a riflettere, non cercai di capire: lasciai fare all’istinto, a ciò che il cuore dettava.  Facemmo il punto della situazione solo dopo che ogni centimetro della nostra pelle era stato infiammato da baci, scosso da brividi, consumato da carezze dolcissime, dopo che al cervello in fiamme erano giunti alla fine, i segnali di chiusura delle ostilità. Non avevamo mai pensato che potesse accadere: era successo tutto troppo in fretta, con estrema naturalezza, per trovare una spiegazione. Era necessario far defluire le emozioni, ritrovare il controllo, riordinare le idee: ci separammo di nuovo; alla ricerca di nuovi e più avanzati equilibri. Nulla era più lo stesso: lavoro, affetti, amicizie, erano scandite da ritmi più blandi, colori meno vivi, sapori indefiniti. Trovammo il modo di riprovare le stesse potenti emozioni della prima volta: poi ci rinfacciammo le scelte mancate, le reciproche paure; provammo dolore per ogni amplesso coniugale non respinto, gelosia per ogni bacio accettato di malavoglia. Ci sentivamo in balia degli eventi, di destini contrari, di venti impetuosi: litigio dopo litigio, finimmo per distaccarci di nuovo, in modo da ritrovare un po’ di pace. L’amore ci ha resi ebbri di gioia e tormentato, ma ci ha restituito alla vita: è ciò che conta, ciò di cui dobbiamo esserle grate per sempre.   

sabato 20 ottobre 2012

Errori burocratici

Qualcosa non gli tornava. Nessuno dei colleghi già da un po'  si avvicinava alla sua scrivania per scambiare due parole, per commentare il lunedì i risultati del weekend di calcio, per invitarlo a prendere il caffè, per criticare i superiori. Si era accorto da qualche giorno che sul suo conto non gli era stato accreditato lo stipendio, forse per un ritardo nella trasmissione dei dati alla banca da parte dell'ufficio personale o solo per un errore burocratico. Al rientro a casa gli sembrava tutto diverso: la moglie lo accoglieva col sorriso, lo interrogava su come aveva trascorso la giornata, se aveva appetito, sui programmi della serata e dei giorni successivi. Era un piacere poter scambiare quattro chiacchiere con qualcuno, discutere a tavola degli ultimi flirt di vip, veline e velone, attori e attrici di fiction, visto che la sua meta' non si occupava di politica, di letteratura, di arte o di sport.  Anche a casa, pero', c'era qualcosa che gli sfuggiva: spesso la moglie, dopo cena, invece di sdraiarsi sul divano a guardare la televisione, andava a giocare a carte con le amiche o al cinema con qualche collega di lavoro. Pc, cellulare e televisore erano ormai l'unico contatto con la realtà': anche gli amici su facebook e twitter, pero', da qualche tempo sembravano come eclissati. Cominciava a preoccuparsi: forse era ora di prendere dei provvedimenti, di capire cosa stesse succedendo. Una visita all'ufficio personale era il passo più urgente: senza l'accredito dello stipendio non poteva pagare la rata del mutuo e quella dell'auto, il parrucchiere, il centro benessere, la palestra e il corso di tango alla consorte. Rifiutarono di riceverlo, oppure finsero di non aver udito il suo nome, non e' ancora chiaro: di sicuro, non ebbe alcuna informazione sul mancato accredito delle sue spettanze. Decise di rivolgersi al sindacato: documenti alla mano dimostro'  al funzionario che volle incontrarlo, il diritto a ricevere quanto dovuto per il lavoro svolto. Lesse e approvo'  i toni ultimativi del sollecito, la minaccia dello stato di agitazione, di immediata sospensione degli straordinari, in caso di mancata adesione alle richieste formulate. Fece di piu': richiese via mail un appuntamento all'amministratore delegato, non prima di aver chiesto, tramite l'avvocato di fiducia, il risarcimento danni per il mobbing perpetrato ormai da mesi nei suoi confronti. Informo' la moglie di ogni suo passo, le chiari' che per il mese in corso doveva rinunciare alle cure estetiche, alla palestra, alle cene con le amiche, a ogni spesa superflua. L'avvocato gli comunico' d'aver fissato l'incontro con i vertici dell'azienda per l'inizio della settimana successiva e gli chiese di non recarsi in ufficio sino al chiarimento della vicenda. L'amministratore delegato li ricevette di pomeriggio; già la stretta di mano tradiva un certo imbarazzo. L'esposizione della vicenda dell'avvocato fu concisa ed esauriente; chiari' per sommi capi la vicenda, riepilogo' le richieste, identifico' con precisione i temi oggetti di trattativa. I toni dell'amministratore delegato erano cortesi, con voce calda si sforzava di spiegare la correttezza del suo operato e di quello dei propri collaboratori.  In rapida successione presento' alla controparte importanti documenti: un dispaccio della polizia di stato che informava della scomparsa avvenuta tre mesi prima, in un incidente stradale, del dipendente che aveva di fronte; carte bancarie e previdenziali di pari contenuto e tenore, un certificato di morte presentato dalla consorte per riscuotere la pensione di reversibilità'. Spiego' che tutti in ufficio pensavano che quello che ogni giorno si trovavano davanti in ufficio, fosse un fantasma, solo lo spettro vendicativo dell'impiegato defunto e per questo lo ignoravano. Chiari' che senza una sentenza del tribunale non poteva correre ai ripari o esaudire le loro richieste. Le spiegazioni dell'amministratore delegato non convinsero nessuno: aveva solo approfittato della situazione, per risparmiare su retribuzione, contributi e tasse da versare. Si recarono subito al commissariato per denunciare l'errore, quindi avviarono le pratiche burocratiche necessarie. Al rientro a casa, si trovo' davanti a un'amara sorpresa: la moglie aveva cambiato la serratura. Provo' a suonare: trasecolo' quando apri' la porta un uomo in vestaglia, inorridì, quando vide la moglie svenire, dopo aver pronunciato frasi sconnesse sui fantasmi, imprecato contro la polizia, gli avvocati, gli amministratori delegati. Fece due conti: mancava da casa, appena da qualche ora; ma come era riuscita la sua signora a cambiare la serratura, trovare un amante e proporgli una convivenza? Forse era solo un incubo, al risveglio ne avrebbe riso insieme alla moglie. Gli tornarono in mente le partite a carte con le amiche, i cinema con le colleghe: quell'uomo non era sbucato dal nulla, non era un accompagnatore affittato ad ore. Non doveva esserle sembrato vero: un marito defunto, una pensione da incassare, un amante da poter far venire allo scoperto, in cambio di qualche sceneggiata, di vere performance da attrice affermata. Un atroce sospetto gli passo' per la mente: quando avevano celebrato i funerali, dove era la sua lapide al cimitero? Possibile che non avessero avuto almeno la gentilezza di invitarlo, in modo da poter controllare chi era presente, in quanti lo piangevano, chi, invece, godeva della sua disgrazia. Un'idea si fece largo nella mente: se era defunto non poteva essere ritenuto responsabile di alcun reato. Poteva rapinare banche, non pagare alle prostitute quanto pattuito per le prestazioni, spacciare droga. Si procuro' un'arma, suono' alla porta di casa, sparo' alla moglie che gli venne ad aprire: prima che esalasse l'ultimo respiro, gli chiese quali documenti servivano per incassare la pensione di reversibilità, una volta uscito di prigione. 

venerdì 19 ottobre 2012

Olimpia e dintorni

Ultime notizie da Olimpia. La rivoluzione tecnologica in corso non risparmia nessuno; Mercurio e' in mobilita', sostituito da un efficiente servizio di mail, Cupido, disoccupato, dopo l'avvio di una chat per single. Non va meglio a Venere, dopo che Paride ha rinunciato a presiedere la giuria di Miss Olimpo. Le nuove tecnologie cambiano il corso della storia: notizie da Troia parlano della cattura di un centinaio di greci sorpresi, grazie all'utilizzo del metal detector,  all'interno di un gigantesco cavallo di legno. Non va male proprio a tutti: Ulisse con l'ultimo programma di navigazione satellitare e' tornato a Itaca in soli due mesi, Ercole dopo aver cambiato personal trainer ha vinto otto medaglie ai recenti giochi olimpici. Il primo parlamento di Olimpia ha approvato la legge sui matrimoni tra gay; così Achille e Patroclo sono convolati a giuste nozze. Giove ha comprato casa a Milano 3: dove sembra ci sia un gran movimento di escort.  Ogni tanto si lamenta delle tariffe, in zona sembra ci sia qualcuno che paga uno sproposito persino per una banale lap dance. L'ultima versione del governo divino propone, due nuovi  sottodei senza portafoglio, il dicastero all'ambiente affidato a Nettuno, le finanze e gli esteri ad interim a Giove, la protezione civile a Urano, la giustizia a Saturno, la direzione delle carceri a Plutone, le telecomunicazioni a Gasparri, arte e spettacolo a Sgarbi. I tabloid fanno affari d'oro, dopo che sono riusciti ad installare le telecamere persino nella vasca d'idromassaggio di Venere. La legge sulla privacy come quella sulle intercettazioni e' bloccata in parlamento dall'ostruzionismo dell'opposizione: Mercurio, in un accorato intervento a favore della libertà di stampa ha ottenuto il pieno sostegno dei tabloid di Olimpia. In un strano e confuso  intervento il leader dell'Olimpia dei Valori, ha affermato che la legge proposta e' anticostituzionale, libertina, autorevole e infamante. Marte lavora a pieno regime: vende spade e kalashnikov ai fondamentalisti troiani e missili terra aria ai prodi conquistatori greci. Mercurio si sbatte per trovare un lavoro a tempo indeterminato; spia gli spartani, si allena come centometrista per le olimpiadi, ha aperto un blog di gossip, lavora part time in un call center. La crisi economica si estende: i cittadini di Olimpia, affamati dalle Banche, finiscono i soldi al sette del mese, dall'otto consultano l'oracolo per sapere il giorno del prossimo pasto. La casta degli dei non bada a spese: il solo Giove ha 2251 auto blu, 57 ville, 10324 dipendenti, 368 concubine ufficiali, 69  escort a rotazione a libro paga. La rete protesta, la folla si agita, i grilli cantano, le cicale festeggiano: gli istituti di sondaggio prevedono un terremoto alle imminenti elezioni per l'elezione del governo tecnocratico. Il processo a Socrate si avvia alla conclusione: la pubblica accusa ha chiesto l'esilio a vita dai social network, la distruzione degli scritti e delle mail; la difesa, dopo una colta e interminabile arringa si e' appellata alla clemenza della corte.

giovedì 18 ottobre 2012

Una decisione contestata

Il lancio d'agenzia arrivo' inaspettato: il consiglio dei Ministri era stato convocato d'urgenza per discutere provvedimenti riguardanti la riforma della giustizia civile. Furono allertati i redattori che seguivano le vicende politiche, dato che l'inizio della seduta era imminente. Sali' la tensione anche nei corridoi parlamentari, nel Translatantico deputati di maggioranza e opposizione, si scervellavano per capire quali provvedimenti richiedessero una riunione d'emergenza a ridosso delle festività natalizie. Non manco' la fibrillazione anche nella ambasciate; i servizi d'intelligence erano sguinzagliati come segugi alla ricerca di soffiate dalle segrete stanze di Palazzo Chigi. I ministri arrivarono trafelati: tanti erano stati sorpresi dalla convocazione durante lo shopping, qualcuno aveva i capelli scomposti, il rossetto sul collo, la cintura dei pantaloni slacciata; altri stavano già salendo i gradini dell'aereo che li avrebbe condotti alle Maldive. Il suono della Campanella pose fine al brusio: il presidente del consiglio dichiaro' aperta la seduta e chiese al ministro Guardasigilli  di dare lettura dell'Ordine del giorno e di spiegare per sommi capi la natura dei provvedimenti oggetti di discussione. La relazione del ministro si protrasse per ore: colta e puntigliosa com'era, pero', non riusciva a catturare l'attenzione di molti colleghi. Un po' per l'osticita' della materia, un po' per la voce monotona del ministro, un po' per il suono degli zampognari che giungeva dalla piazza sottostante, fatto sta che furono chiaramente sentiti russare parecchi ministri, altri furono visti sbadigliare, qualcuno chiese d'andare in bagno tre volte, esibendo una certificazione medica che ne attestava i problemi urinari. Il traffico di cellulari e tablet era intensissimo: tra i siti maggiormente visitati, oltre a quelli porno, c'erano quelli di gossip, i diari di facebook  di stagiste ed escort di successo, le bacheche di trans, spacciatori e zelanti prelati vaticani. L'inizio della discussione basto' a scaldare l'atmosfera in sala: si levarono voci di dissenso, si sentirono commenti pesanti, urla, sin dalla strada. Si formarono due schieramenti: quello a favore dei provvedimenti ne lodava l'impatto sulla durata dei processi civili, la drastica riduzione del numero dei contenziosi, i risparmi per i conti dello stato. I contrari, invece, denunciavano l'attentato ai diritti previsti dalla carta costituzionale, l'impatto negativo sull'economia, sull'occupazione e sui conti di molte aziende commerciali ed industriali. Le fughe di notizie fecero salire la tensione anche in sala stampa ed in piazza, dove si era già radunata una folla vociante, che cantava cori da stadio. Non era ancora chiaro di cosa si trattasse: in mancanza di precise informazioni, la folla si divideva tra laziali e romanisti, camerati e compagni, etero e gay, fans di Belen o di Emma, segnalati come i piu' esagitati. La votazione in consiglio dei Ministri si concluse a favore dei sostenitori della proposta avanzata dal Guardasigilli, con un solo voto di scarto. La conferenza stampa tardava a cominciare: voci incontrollate riportavano notizie di scazzottate in corso, di autentici pestaggi degli estensori materiali del testo approvato. L'inizio della conferenza stampa fu accompagnato dall'applauso dei presenti, l'unico della giornata. Dopo un breve saluto del Primo ministro, tocco' al Guardasigilli spiegare i provvedimenti licenziati. L'uditorio fu sorpreso già dal titolo della proposta di Legge: Proposta di abolizione degli Auguri e di tutte le cerimonie con esclusione dei Funerali e delle sfilate delle Forze armate. L'esposizione del ministro fu avvincente, un monologo all'altezza di quelli che hanno consentito a Dario Fo di vincere il Nobel e a Benigni l'Oscar. Il ministro' accompagno' la sua esposizione con grafici, statistiche, informazioni: dal numero di cause pendenti per mariti smemorati, genitori distratti, figli con la testa tra le nuvole, capiufficio malvagi, che avevano dimenticato gli auguri, di compleanno od onomastico. Passo' poi a quantificare le cause pendenti per richieste danni per mancati inviti a matrimoni, lauree, battesimi, cresime, fidanzamenti ufficiali, convivenze non protette dalla Legge. Quindi, passo' alle richieste di risarcimento per  bomboniere sgradite, confetti avariati, confezioni scadute di riso, traumi cranici conseguenti al lancio del bouquet da sposa, fratture alla mandibola degli sposi dopo una giornata trascorsa a baciare i tremila invitati al matrimonio, danni all'udito per gli ascoltatori dell'inno nuziale dichiaratamente contrari al contratto coniugale. A tutte le funzioni religiose e civili potevano presenziare oltre ai cerimonieri, gli interessati, i genitori, i testimoni. Erano vietati gli scambi di auguri attraverso baci, strette di mano, strizzate d'occhio, espressioni di gioia di qualunque natura. Ai trasgressori venivano comminate pene durissime: la detenzione da sei mesi a un anno, multe comprese tra i duemila e i trentamila euro. Arrivo' a tambur battente in sala stampa una nota della Segreteria Vaticana, che denunciando come ostile il disegno di legge, minacciava l'abolizione dei Patti Lateranensi e il rinvio sine die del pagamento dell'Imu e di ogni tassa dovuta allo Stato italiano. Giunsero in diretta i calcoli della CGIA di Mestre, sull'impatto dei provvedimenti sul fatturato degli esercizi commerciali. In una dichiarazione congiunta ristoratori e albergatori invitarono i membri del governo a negoziare davanti a qualche bicchiere di buon vino le modifiche da apportare alla legge. Ciò che affosso' definitivamente i piani del Guardasigilli, fu il messaggio alle Camere del Presidente della Repubblica, in cui denunciava il depotenziamento del suo ruolo, l'attentato alle prerogative Costituzionali: se non può più fare gli auguri per Capodanno, se non può più tagliare nastri, stringere mani, come può adempiere ai suoi doveri? L'ovazione si levo' dai banchi della maggioranza e dell'opposizione: al ministro della Giustizia non resto' che rassegnare le dimissioni, prima di correre in Chiesa a sposarsi, di finire al pronto soccorso dopo aver baciato tutti i cinquemila invitati, di partire per le Maldive con meta' della compagine governativa che lo seguiva a ruota per scoprire se, anche alla prima notte di nozze, la sua voce monotona avrebbe spedito nel mondo dei sogni il partner, prima dell'amplesso.

martedì 16 ottobre 2012

Frontiera chiusa agli evasori: per guerra

Il consiglio dei ministri era riunito da ore in seduta d'emergenza: il momento era grave; servivano nervi saldi, decisioni equilibrate. La situazione era degenerata di colpo, dopo che il governo federale, in osservanza di una delibera dell'Onu, aveva tassato con un'aliquota del quaranta per cento i capitali introdotti illegalmente nella Confederazione. Qualche mugugno era atteso, ma dalla frontiera tedesca e francese, ad esempio, le notizie in arrivo, pur spiacevoli, non destavano alcun allarme. Nulla a che vedere con ciò che le telecamere della tv di stato avevano ripreso alla frontiera italiana: una colonna interminabile di auto di grossa cilindrata, di evasori in attesa di trasferire i capitali in uno dei pochi paradisi fiscali che non avevano ancora obbedito alla delibera delle Nazioni Unite. La relazione del capo dei servizi d'intelligence lascio' molti di stucco; i ministri del governo si guardarono stupiti quando appresero che che tra la folla vociante dei contestatori erano stati riconosciuti il presidente del consiglio italiano in carica, tre suoi predecessori, un'ampia rappresentanza di ministri e sottosegretari, compresi quelli dell'economia, il capo delle Forze armate e di tutte le armi di polizia, la maggioranza dei parlamentari della repubblica. L'intervento del ministro della Difesa non servi' a ridurre la tensione: per difendere i confini dello Stato e garantire ai cittadini l'intangibilità dei risparmi, non bastava utilizzare i nuclei antisommossa della polizia, ma era necessario l'intervento dell'esercito, preceduto dalla consegna della dichiarazione di guerra ai rappresentanti della nazione italiana. Non tutti furono d'accordo con la dichiarazione del ministro della Difesa: la massa di evasori che premeva alle frontiere, per quanto istituzionalmente prestigiosa, sostennero alcuni ministri, era disarmata, non rappresentava un pericolo per l'unità territoriale della Confederazione. Un nuovo aggiornamento dei servizi d'intelligence getto' tutti nello sconforto: tra gli evasori erano stati riconosciuti i capi latitanti di mafia, camorra e ndrangheta, armati di tutto punto, difesi a vista da decine di guardie del corpo e da agenti in borghese appositamente assegnati dal capo della polizia. In un lancio d'agenzia dell'Ats, si dava notizia di scontri tra le guardie di confine e la frangia più estremista e violenta degli evasori. Arrivarono presto informazioni più dettagliate sugli scontri: la situazione era precipitata dopo la morte del ministro degli Esteri italiano. Tocco' al capo del governo stendere la dichiarazione di guerra dopo averne fatto votare a maggioranza l'adozione: al momento del voto avevano lasciato la seduta, i rappresentanti del governo provenienti dal Canton Ticino. Fu convocato l'ambasciatore a Roma: la dichiarazione di guerra andava consegnata al Capo dello Stato Italiano, al Capo del governo e in via informale al Governatore della Banca d'Italia e al capo di Cosa Nostra. Dopo quasi mezzo millennio, la Svizzera era in Guerra.  Furono subito richiamate le guardie del Papa, il Capo delle Forze Armate fu inviato negli Stati Uniti per un corso di aggiornamento intensivo, al suo vice, invece, tocco' andare sino in Iraq, per informarsi sulle moderne tecniche di guerriglia. Furono ordinate armi all'avanguardia: bombardieri invisibili, aerei da combattimento ultra veloci, missili terra aria intelligenti, mezzi corazzati imperforabili, balestre di ultima generazione. Furono richiamati alle armi i riservisti e gli uomini tra i diciotto e i cinquant'anni: fu necessario, pero', l'aiuto di molti mercenari, per completare l'organico. Non mancarono i tentativi di mediazione per fermare il conflitto: il Segretario di Stato del Vaticano propose un piano in cinque punti, con al centro il dimezzamento dell'aliquota da applicare, in cambio di una rinuncia degli evasori al trasferimento dei capitali e di un trattamento di favore per i beni ecclesiastici depositati nelle banche svizzere. Più radicale la proposta di mediazione dell'Iran, basata sull'interposizione di una forza internazionale a guida araba al confine dei due stati, sull'avvio di trattative immediate per una soluzione diplomatica della crisi, sul deposito presso la Banca Nazionale dell'Iran dei capitali oggetti dello scontro. Non bastarono appelli d'intellettuali, mozioni di parlamenti, preghiere di folle di fedeli, denunce di Capi di stato e di bastone a fermare il sordo rullare di tamburi. Fu l'esercito italiano a fare la prima mossa: una manovra a tenaglia concordata con le forze armate di Austria, Francia e Germania, un piano partorito dalle menti più brillanti dei generali d'oltralpe. Alla Confederazione, circondata da ogni frontiera non resto' che la mossa della disperazione: la corruzione del nemico, l'offerta di denaro e altre utilità ai generali dell'esercito avverso. Mai soluzione fu più astuta e dispendiosa: una schiera di intransigenti parlamentari, d'integerrimi ministri, di patrioti senza macchia e paura, si promise al nemico in cambio di fiumi di denaro, appartamenti in centro, favori sessuali di varia natura, promesse di futuri appoggi, di sconti speciali sull'esportazione illegale di capitali.  Basto' a far tacere i cannoni, a far rientrare i bombardieri, a mettere il silenziatore  al rumore dei cingolati, all'avanzata di eserciti e fanti. Qualcuno si scordo' di fermare balestre ed arcieri: la strage di corrotti fu ampia e sanguinosa, ma non definitiva. Purtroppo. 

lunedì 15 ottobre 2012

Svolta nella trattative Stato-mafia

La svolta tanto attesa e' arrivata, l'ultimo incontro tra la delegazione governativa e quella di '' Cosa Nostra'' svoltosi in un carcere di massima sicurezza tenuto segreto, si e' concluso con una fumata bianca. L'accordo dovrà essere ratificato dal parlamento prima di diventare legge dello Stato. Iniziano a filtrare le prime indiscrezioni sulla cosiddetta legge ''Papello'' come e' stata definita dalle due delegazioni. Questi in sintesi i punti principali dell'accordo raggiunto: A) Cosa nostra s'impegna alla consegna delle armi del proprio arsenale in cambio della scarcerazione dei detenuti condannati per reati contro il patrimonio o soltanto per associazione a delinquere. B) Lo Stato s'impegna ad approvare una legge che depenalizza i reati di estorsione, usura, sfruttamento della prostituzione, commercio e spaccio di stupefacenti. C) Lo Stato s'impegna ad approvare una legge che impone l'assicurazione obbligatoria per gli esercizi commerciali, gli artigiani, le attività industriali. E' consentito all'associazione ''Cosa Nostra'' trasformare in contratti legali, gli accordi privati con aziende, precedentemente definiti come estorsivi o quelli sinora combattuti dalla legge come attività usuraie, di aprire sportelli bancari in tutto il paese. D) Lo Stato s'impegna a legalizzare la vendita di stupefacenti e con una legge ad hoc e concede all'associazione '' Cosa Nostra" il monopolio di tale attivita' per la durata di anni novantanove in cambio di una quota del quaranta per cento del fatturato. E) Lo Stato s'impegna a concedere delle agevolazioni fiscali alle attività dell'associazione "Cosa Nostra", sgravi per l'assunzione di giovani, esenzioni per le attività di beneficenza verso enti religiosi, culturali o politici. L'Associazione "Cosa Nostra" s'impegna all'assunzione entro cinque anni di un milione di giovani sotto i trent'anni, trecentomila nella sola Sicilia. D) Apposite collaborazioni tra le strutture investigative e di sicurezza dello Stato e di quelle dell'Associazione "Cosa Nostra" saranno regolate da circolari del Ministero degli Interni. E) I detenuti nelle carceri di massima sicurezza condannati all'ergastolo potranno essere rimessi in libertà solo dopo il compimento del settantesimo anno di vita. Il governo in carica ritiene che tale accordo oltre a ristabilire la pace sociale, dare maggiore sicurezza ai cittadini, consente allo Stato di ricavare ingenti risorse da destinare all'abbassamento della pressione fiscale e all'abbattimento del debito pubblico. L'associazione "Cosa Nostra" per tramite del proprio portavoce ha annunciato che alla conclusione dell'iter legislativo e' intenzionata a chiedere la quotazione in Borsa e a presentarsi alle elezioni politiche col simbolo "Lupara e Martello" già depositato presso gli uffici di competenza. Entusiastiche reazioni da parte dei partiti di maggioranza: in un comunicato stampa Silvio Berlusconi ha rivendicato la paternità dell'accordo e l'impegno profuso lungo tutto l'arco della carriera a favore del dialogo con Cosa Nostra. Il segretario del Pd Bersani con una delle sue metafore piu' riuscite ha commentato: "Non siamo qui a vendere cocaina agli spacciatori". Il leader dell'Udc Casini ha lanciato la proposta di un governo di unita' nazionale con i rappresentanti di Cosa Nostra. Più critiche le reazioni dell'opposizione: il leader della Lega Nord Umberto Bossi ha bofonchiato dinanzi ai taccuini dei cronisti "Dopo i ladroni di Roma ci toccano i mafiosi di Palermo" e ha annunciato una raccolte di firme per l'annessione della Padania all'Austria. Antonio Di Pietro ha bollato l'accordo come una resa dello Stato alla mafia e chiesto ai militanti del proprio partito di organizzare delle spaghettate in piazza per sensibilizzare i cittadini. In un messaggio via Internet Beppe Grillo ha tuonato contro gli zombie in doppiopetto e proposto a Cosa Nostra un'alleanza trasversale contro la Casta. Vendola, infine, ha proposto di utilizzare i proventi derivati dalla legalizzazione delle droghe per assicurare un salario minimo garantito ai giovani senza occupazione. In chiusura le parole del Senatore a vita Andreotti " Mi hanno processato per un bacio, a questi che hanno appena finito di fare un'orgia che devono fare?"

Un incontro di cartello

La voce del Mister risuono' alta nello spogliatoio per attirare l'attenzione della squadra a mezz'ora dall'inizio dell'incontro clou della terzultima giornata di campionato. “Ho appena finito di parlare col presidente, mi ha detto che ci tocca perdere la partita, che solo con i soldi incassati dalla squadra avversaria, può pagare le nostre spettanze arretrate e quelle del mese in corso”. Il silenzio tombale che segui' a quello annuncio fu piu' eloquente di ogni parola: negli occhi d'ognuno passo' in rapida successione, lo spaesamento, la vergogna, la rabbia, il sollievo. “Qualcuno vuole prendere la parola?” prosegui' il mister: “se ci sono tra voi degli obiettori di coscienza che escano allo scoperto subito, ho ancora il tempo di spedirli in tribuna”. Alzo' la mano solo il terzo portiere: “Tanto finiva ugualmente in tribuna”, fu il commento dei più. Non mancarono giustificazioni alla scelta di scendere a patti con la coscienza: il bomber della squadra rivelo' che se non pagava la rata della Ferrari, gli sarebbe toccato in sorte di andare in giro con la Mercedes fiammante da poco regalata alla velina di turno. “ Come faccio a disdire gli appuntamenti già fissati sino alla fine del campionato con le tante squillo del mio harem a pagamento?” esclamo' l'estremo difensore. “Forse mi tocca persino pagare una penale ai papponi!” L'apice della commozione generale fu raggiunto quando l'allenatore in seconda dimostro', dati alla mano, che senza il pagamento dello stipendio doveva rinunciare alla dose giornaliera di coca. Sollevato nello spirito il Mister chiese alla squadra di perdere con dignità, d'impegnarsi alla morte sino al limite dell'area avversaria; ordino' ai difensori di non cinturare gli avversari, anche ai gay della compagnia fu proibito abbracciare sui corner i rivali. Le spiegazioni tattiche furono fonte di discussioni: il regista della squadra propose, visto che si doveva perdere un cambio di modulo, la sperimentazione del 5-5-5, propugnato da Oronzo Cana'. Lo squillo del cellulare del mister pose fine alle discussioni: i calciatori cominciarono ad indossare le divise del club. “Un attimo d'attenzione” la voce del Mister si udi' alta e squillante. “Ha richiamato il presidente, chiedendomi di perdere la partita con almeno tre goal di scarto”. Col milione di euro puntato sul risultato può vincerne venti: il premio sconfitta per la squadra e' del venti per cento. “Se qualcuno ha qualcosa da dire parli ora o taccia per sempre, intimo' a tutti”. Il terzo portiere si fece avanti”Se volete sono pronto a scendere in campo, se vado a farfalle o faccio un paio di papere, non si stupisce nemmeno mia madre”. “Ci sto anch'io”, confermo' il bomber, calcolando a mente, se la sua quota era sufficiente a comprare la Jaguar ammirata dal concessionario. “Urrah! chiù pilu pi tutti”, la voce dell'estremo difensore titolare era già euforica. Tanta commozione per l'allenatore in seconda, con la sua quota poteva pagarsi la dose di coca per tutto l'anno e prendere in comproprietà col portiere un paio di escort. L'arbitro busso' tre volte alla porta dello spogliatoio: “E' ora d'andare, di cominciare l'incontro; ricordate che la mia quota, concordata col vostro presidente, e' dell'uno per cento”.

Un puzzle da comporre a occhi bendati

Lui, lei, l'altro, l'altra: l'eterna storia di coniugi insoddisfatti, uomini farfalloni, donne in cerca di emozioni, matrimoni in frantumi. Bastano pochi indizi per capire ciò che sta succedendo; un cellulare che squilla in continuazione, dopo averne spolverato le ragnatele per anni, gli straordinari in ufficio, tante trasferte, gli abiti firmati al posto di quelli acquistati al mercatino sotto casa, le uscite con gli amici quando gioca la squadra del cuore. Poi il sesso, anzi l'astinenza dal sesso: non pensavo che anche per gli uomini, valesse la scusa dell'emicrania, non solo quella dello stress da lavoro, della stanchezza da logorio della vita moderna, del lutto per la nonna morta, per la dipartita del cane o del canarino. I miracoli accadono, ma solo alle altre: anche il viagra talora non basta a risollevare... lo spirito. La decisione e' presa: ho già, chiesto la separazione, un appuntamento a un'agenzia investigativa: devo scoprire con chi mi tradisce e sbattergli in faccia prima le prove della tresca e poi la porta di casa.  Lei, lui, l'altra, l'altro: gira così forse da quando hanno inventato il matrimonio o da quando la terra e' rotonda, il mare e' salato, la suocera acida e invadente. Non sono mai stato uno stinco di santo, ma la parte del marito cornuto e mazziato, non mi si addice e non l'accetto. I miei sospetti sono quasi una certezza da qualche giorno, da quando ho trovato in un ripostiglio il suo diario: scritto con grafia tremolante, senza una password di protezione, alcuna difesa contro i virus di moda.  Il quadro mi e' subito apparso chiaro: quando sono in trasferta per lavoro, condannato agli straordinari in ufficio, in giro con la solita combriccola di amici, non resta a casa ad aspettarmi. Visita mostre, recita per pochi intimi in un teatro d'avanguardia, prende il The  col mignolo alzato alle cinque della sera con quelle snob di amiche che mi tocca sopportare da quando hanno inventato la conversazione. Tutte balle..poteva trovare almeno delle scuse piu' convincenti; una visita da uno specialista per curare l'emicrania, o lo stress della casalinga, il funerale della nonna, una visita alla tomba del cane. Poi il sesso, anzi l'astinenza da sesso: mai un'avance, uno strip tease per risollevare.. il mio spirito, un lancio dal lampadario sul letto da paracadutista provetta. Ho deciso, chiedo la separazione, cerco un'agenzia investigativa, per scoprire chi brinda e festeggia nella mia alcova. I miracoli della tecnologia: l'agenzia investigativa ha fatto le cose in grande; cimici dappertutto, telecamere come se piovesse, spie satellitari nell'auto, pc sotto il controllo di hacker in assetto da guerra. Mi costa un patrimonio, ma di sicuro, non la passa liscia! C'è un programma speciale anche per il sesso: in auto, in un motel, di giorno o di notte, ci sono diavolerie per ogni stagione; pero',  se anche con l'amante  trova la scusa dell'emicrania, del funerale della nonna, dello stress da super lavoro, rischio di finire in bolletta. Mi arrivano informazioni continue sui suoi spostamenti: sms a pioggia per ogni passo, per qualunque squillo del cellulare, mail di riepilogo di ogni attività quotidiana. L'altro giorno, ad esempio, mi hanno spedito una foto che lo riprendeva con me sotto casa, mentre ci salutavamo con un bacio; chissà forse sono io la sua amante. Ragazzi quali prodigi può fare la tecnologia: sono in una botte di ferro, appena si muove la fulmino, le faccio pagare ogni centimetro delle mie ramificazioni! Si tratta di aspettare solo qualche giorno, sperando che non abbia le prove generali della prossima pièce, che i musei siano chiusi per sciopero o per restauro, che le amiche abbiano esaurito le scorte di the o che si siano fratturate il mignolo. Dimenticavo il sesso: mi hanno assicurato la registrazione di ogni singolo sospiro, la scoperta di ogni avance, da qualunque parte provenga. Ho informazioni a pioggia, dove e con chi s'incontra, con un piccolo extra posso ascoltare le conversazioni, le mail spedite e ricevute, decifrarne i pensieri quando si trova davanti un vero macho. Stranamente, qualche giorno ha, tra le foto ricevute, ce n'era una che ci ritraeva sotto casa mentre ci salutavamo con un bacio sulla guancia. Misteri e orrori delle tecnologie d'avanguardia.  Sono in stato di choc, non mi reggo in piedi, mi gira la testa: in una foto dietro l'altra, in posizione inequivocabile, con ogni elemento della combriccola di amici maschi; mi tradiva non per amore, non per soldi, non con una piu' giovane e bella, più raffinata e colta. L'avvocato mi aspetta per la richiesta di separazione: la buona notizia e' che posso spennarlo vivo esibendo come prove, le foto della sua perversione, del cambiamento di abitudini sessuali. Faccio le scale di corsa, davanti alla porta mi attacco al campanello: la segretaria all'ingresso m'invita a sedere; l'avvocato può ricevermi solo tra qualche minuto. Attendo con il cuore in tumulto, la mente che cerca una spiegazione alla verità sconvolgente, rivelata dalle foto che ho in borsa. Nulla, non ho mai sospettato alcunché, l'allegra brigata per me era solo un'associazione di matti da legare. La segretaria mi riporta alla realtà, mi apre la porta dello studio: l'avvocato e' pronto a ricevermi. Saluti e convenevoli sono di breve durata; il tempo e' denaro, per entrambi. Non vado subito al sodo, mi soffermo a lungo sul perché della scelta di utilizzare un investigatore, per acquisire le prove del tradimento. Il mio interlocutore prende di colpo la parola,  chiede di prestare attenzione al resto della conversazione. Mi spiega di avere appena ricevuto un plico raccomandato dalla controparte, con accluse delle foto: me le porge,  con apprensione mista a fastidio. Presa all'amo, inchiodata alle mie responsabilità!  Nelle foto inequivocabili e scattate di recente, riconosco una dopo l'altra le amiche del The, con tanto di mignolo fratturato e ingessato, da valutare alla stregua di un rito d'iniziazione all'amore saffico. Non ho più parole, mi limito solo a mostrare al mio difensore le foto di cui sono in possesso, senza commenti.  Lui e lei, il matrimonio e gli altri, un puzzle a geometria variabile da scomporre e ricomporre, a occhi bendati, senza distinzione di età o di sesso.

La giustizia della Casta

Giustizia e' fatta. Il grande fustigatore si alzo' con aria grave, distolse lo sguardo dagli appunti, guardo' in faccia uno ad uno i rappresentanti della maggioranza. Un brivido corse sulla schiena dei presenti: il presidente dell'Assemblea annoiato, la consigliera avvenente in posa per i fotografi, i capigruppo in cerca di un accordo dell'ultimo minuto sulla mozione da approvare. La voce non aveva il timbro grave di sempre: squillante e decisa, cominciava a elencare cifre, metteva in fila tangenti, ruberie, appropriazioni indebite di fondi pubblici, storie di favori sessuali elargiti a pioggia nel grigio inverno padano. Inizio' a fare nomi, a presentare ricevute fiscali di pranzi luculliani, di locali notturni affittati in esclusiva, di feste in costumi celtici,  di casse di aragoste fatte arrivare dalla Sardegna in elicottero con la scorta di finanzieri in trasferta domenicale. Alzo' la posta, denuncio' minacce, tentativi di corruzione, offerte di giovani gigolo' alla moglie in menopausa, di fiammeggianti Ferrari alla figlia, di appartamenti in centro da acquistare a propria insaputa. Non guardo' in faccia a nessuno: critico' la collusione dell'opposizione, gli ammiccamenti del proprio Partito, le assenze scientifiche al momento del voto profumatamente compensate, i tanti cambi di casacca dopo le elezioni, il trasformismo che alligna in troppe menti. Chiese le dimissioni dell'intero consiglio, annunciando di avere già presentato denuncia e consegnato le prove in suo possesso all'autorità giudiziaria. Scoppio' il caos:  urla, spintoni, pugni, tra consiglieri di maggioranza e di opposizione, non ci fu spazio per inciuci. I centristi si scagliarono contro l'oratore, i rappresentanti della sinistra si gettarono  tutti addosso alla consigliera avvenente, alla ricerca di un lembo di lingerie  da esibire agli amici. Il presidente fu costretto prima a sospendere e poi ad annullare la seduta. I rappresentanti della maggioranza riunirono il consiglio di guerra, chiesero al capo in persona d'intervenire in videoconferenza dalla sua reggia romana. Furono vagliate tutte le soluzioni del caso, ma nessuna sembrava appropriata alla bisogna. L'apparizione del fondatore del partito fece regnare il silenzio: tocco' alla giovane e avvenente consigliera riepilogare i fatti, le accuse, gli scontri verbali e i palpeggiamenti degli oppositori. "Mi consenta" esordi' il capo, stupito dall'essere stato distratto dalle sue occupazioni per piccole ruberie, reati che non meritavano nemmeno l'attenzione di una toga rossa. Indagate, scavate nel passato: tutti hanno uno scheletro nell'armadio, qualcosa da tenere nascosto anche alla propria madre, fu il suo illuminato consiglio. Si misero subito all'opera; comprarono escavatori, corruppero pubblici ufficiali, generali in pensione, maestre di scuola materna, prostitute in disarmo. Le prove si accumularono, il materiale raccolto fu ritenuto sufficiente per passare al contrattacco. Fu convocata una conferenza stampa per annunciare l'imminente presentazione di un dossier denuncia delle malefatte del moderno Catone, dei Savonarola da strapazzo che militano a sinistra. Il materiale esposto in un'elegante pamphlet, corredato di foto suggestive di affascinanti modelle, di splendide parlamentari di destra, di ex ministre semisvetite, era monumentale, impressionante. I segugi scatenati dietro la preda erano riusciti a rintracciare due multe per divieto di sosta, un colonnello che con una raccomandazione gli aveva evitato il servizio militare, un compagno di classe da cui aveva copiato una versione di Seneca, un trans che aveva accostato per chiedergli l'ora, un terzo cugino finito in manette per consumo di hascisc. Fu convocata una seconda conferenza stampa per l'indomani per difendere gli assessori della giunta regionale dalle accuse rivolte loro. Uno schieramento impressionante di principi del foro in assetto di guerra, tutti a libro paga del grande capo: i flash dei fotografi sembravano impazziti per immortalare gli undici penalisti di grido, l'imbattibile squadra in azione. Comincio' il difensore dell'assessore al Bilancio, indagato per sottrazione di fondi pubblici.  In una dichiarazione giurata della maestra elementare del suo assistito si dimostrava che non aveva mai saputo eseguire le sottrazioni o le addizioni. Venne omessa la deposizione del professore delle superiori, nella parte in cui ne lodava la bravura in geometria, l'inclinazione allo studio di seni, coseni e tangenti. L'assessore alle pari opportunità, per tramite del proprio avvocato si dichiaro' estranea all'accusa di scambi di favori sessuali in cambio di utilità politiche, presentando una foto che la ritraeva nuda, tra le espressioni di disgusto dei presenti. Fu sciorinato un vasto campionario di alibi, giustificazioni, prove inconfutabili: dall'assessore impossibilitato a rubare per mancanza del dito mignolo a entrambe le mani a quello che non poteva firmare alcuna delibera perché analfabeta. Una notizia fece presto il giro della sala, suscitando grida di gioia nei presenti: il grande fustigatore era a San Vittore. Una toga turchina o una Fata rossa, non era ancora chiaro, ne aveva ordinato l'arresto per disturbo della quiete pubblica durante le sedute del consiglio comunale; il suo tono di voce aveva oltrepassato di alcuni punti i decibel consentiti nelle ore serali da una legge del 1931.  Giustizia e' fatta, commentarono soddisfatti i giornali, compresi quelli di opposizione sovvenzionati dallo Stato.

Odissea di un precario

L'odissea  è finita: come Penelope, ormai in brache di tela, posso riabbracciare il mio Ulisse, dopo anni di sventure, prove, naufragi.  La scena finale è quella che ho più impressa: la pretura, una tenzone tra avvocati, leggi, contratti, postille, commi, codicilli, salamelecchi e frecciate; tutto concentrato, digerito ed espulso. Poi l'assoluzione, senza paternoster da recitare, fioretti da dedicare al patrono della città: l'odissea è davvero finita. Partiamo dall'inizio: al risveglio il mio Ulisse aprì la finestra, la stanza inondata dal sole aveva un aspetto più caldo e invitante. Fece mente locale sui programmi della giornata: aveva un colloquio di lavoro per le undici. L'inserzione cui aveva risposto era allettante " Azienda cerca laureati/e, offresi contratto a tempo determinato, retribuzione a partire da venti euro l'ora". La sede del colloquio è in un palazzo di nuova costruzione, al quinto piano, una targa tirata a lucido informa dell'esistenza della "Digital economy". L'attesa è breve, nonostante l'alto numero di colloqui, il rispetto dei tempi è rigoroso. Lo riceve l'amministratore delegato in persona: il signor Lo Bianco è poco più di un trentenne; faccia simpatica, sorriso rassicurante, vestiti firmati, Rolex al polso, eloquio da venditore di successo. Va diritto al punto: la Digital economy si occupa della digitalizzazione di archivi aziendali, ha già una vasta e prestigiosa clientela. Il contratto proposto è a tempo determinato, esattamente di un'ora, ossia sessanta minuti o tremilaseicento secondi. Il lavoro consiste nella trascrizione di documenti aziendali: vecchie fatture, contratti di vendita o acquisto, verbali di riunioni..etc.. La retribuzione è di venti euro, più le spese sostenute per il raggiungimento della località indicata dall'azienda per la prestazione. Con parole concise spiega i vantaggi del contratto proposto: il lavoratore non deve pagare le tasse sulla propria prestazione, l'azienda risparmia sui contributi; è la nuova frontiera della flessibilità, la fine del lavoro come alienazione e noia. In otto ore retribuite, è possibile cambiare otto aziende, variare mansioni, affinare competenze e conoscenze. Il mio Ulisse restò attonito, spaesato e confuso non ebbe il coraggio di chiedere spiegazioni. Cercò di capire quanto tempo aveva per decidere o quando e dove doveva presentarsi al lavoro. Una risposta flash, al più presto, dopo il prossimo colloquio, intimò il signor Lo Bianco col suo sorriso smagliante. Mi chiamò appena varcata la porta, confuso, agitato, per un consiglio: la mia risata lo sorprese, forse, gli dissi, sei la vittima inconsapevole di una "Candid Camera". Consultò l'agenda elettronica del cellulare, per la data proposta non aveva impegni, con quei venti euro poteva pagare la ricarica dell'iPhone. Finì per accettare: dieci giorni dopo alle dieci e cinquanta in punto si presentoò ai cancelli della " International color", esibì i documenti necessari a varcare il portone d'ingresso. Fu spedito in un sotterraneo: i documenti erano già selezionati, gli fu consegnato un vecchio pc portatile, per ricopiarli. Nell'ultima telefonata Lo Bianco gli aveva ricordato per sommi capi la situazione contrattuale: per avere diritto alla retribuzione pattuita doveva ricopiare uno o più testi a scelta per almeno ottomila caratteri, poco più di cento caratteri al minuto, roba da lumache della tastiera, da imbranati del pc. Non aveva fatto i conti però con gli imprevisti: la zelante quarantenne che lo aveva squadrato e che semi svestita gli aveva portato nel breve volgere di qualche minuto, il caffè, la cioccolata calda, due cornetti alla marmellata, il giornale, il numero del cellulare, il link di un club per scambisti che frequenta nel weekend. Il capoufficio aveva poi voluto salutarlo di persona e aggiunto che non capiva come mai si trovava davanti qualcuno di diverso ogni ora, quando lui, di sopra vedeva sempre le stesse facce da vent'anni. Tra un'interruzione e l'altra il gong pose fine al lavoro di scrittura: mancavano solo dieci caratteri per arrivare ai fatidici ottomila. Trasmise il file del lavoro completato con una mail alla Digital economy. Ricevette in serata una comunicazione del sig. Lo Bianco che annunciava l'avvio di una richiesta di risarcimento danni per inadempienza contrattuale e chiedeva il pagamento della penale di duemila euro prevista nel contratto. Sbiancò in volto, si precipitò a leggere il contratto, capì di essere stato truffato: la quarantenne in calore e il capufficio ossequioso, erano solo dei compari a libro paga. Decise di opporsi, di consultare un avvocato. Il dottor Azzeccagarbugli era un uomo canuto, un principe del foro vicino alla pensione: ascoltò con attenzione l'accaduto e spiegò  subito la strategia difensiva. Il contratto poteva essere invalidato perché non conteneva alcuna clausola di forza maggiore, perché tali dovendo essere ritenuti, a suo parere, gli interventi del capufficio e dell'impiegata arrapata. Ebbe inizio una causa interminabile, intervallata da ipotesi di conciliazione, sempre respinti al mittente della controparte: l'onorario da corrispondere al dottor Azzeccagarbugli, in caso di sconfitta era almeno il triplo della penale da pagare. Non mancarono le scene esilaranti: nella sua testimonianza il capufficio ossequioso scambiò il giudice per il proprietario della International Color e gli chiese all'istante un aumento in busta paga. Al magistrato scappò la pazienza quando dovette fronteggiare nei bagni della procura le avance esplicite dell'impiegata ninfomane. Notevole anche la testimonianza del dottor Lo Bianco: giustificò la scelta di contratti flash come un'innovazione tesa a sconfiggere l'alienazione nel lavoro e la lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, citando a difesa delle proprie opinioni Marx, Engels, Trotsky, Mao, Carol Wojtyla, Steve Jobs e Versace. L'assoluzione è arrivata con la sentenza d'appello e solo grazie a una sopraggiunta modifica legislativa: in primo grado Ulisse era stato condannato al pagamento della penale e delle spese processuali. Una legge dello Stato ha stabilito un limite minimo per i contratti a tempo determinato: quattro ore, duecentoquaranta minuti, quattordicimilaquattrocento secondi. Amen.