L'annuncio
pubblicato in una pagina interna di un quotidiano a diffusione nazionale non
passò inosservato. Fu subito rilanciato in Rete da centinaia di messaggi
Twitter, condiviso su migliaia di profili Facebook. Solo i grandi network
televisivi del Paese, scelsero d'ignorarlo. Il testo era scarno, quasi neutro:
l'associazione culturale "Oscar Wilde" indice il concorso
"Miss Escort 2013", ulteriori informazioni sono a vostra disposizione
sul sito "www.asscultOscarWilde.it".
I dettagli del concorso erano
specificati sul sito dell'associazione. L'iscrizione era aperta alle donne
maggiorenni che svolgevano il mestiere d’accompagnatrici o di specialiste del
sesso. Tra i documenti richiesti per la partecipazione al concorso vi
erano due fotografie formato tessera, almeno una denuncia penale per adescamento
oppure la dichiarazione del datore di lavoro o del procacciatore d'affari
vidimata da un notaio. Alla vincitrice spettava un premio in denaro di
ventimila euro oltre alla targa d'oro attestante la vittoria del concorso. La
tassa d'iscrizione, pagabile con un bollettino postale era fissata in cento
euro, e andava allegata alla domanda d'iscrizione. Ulteriori dettagli sullo
svolgimento del concorso sarebbero stati pubblicati alla chiusura delle
iscrizioni, prevista per il 28 febbraio 2013.
Il boom d’iscrizioni sorprese gli
stessi organizzatori che si videro costretti ad un profondo restyling del sito
per consentire a tutte le iscritte di avere a disposizione una pagina dove
pubblicare foto, curriculum, contatti, messaggi promozionali per i visitatori.
Alla chiusura del 28 febbraio del 2003 il numero delle partecipanti al concorso
superava abbondantemente il migliaio. Nei giorni successivi furono pubblicate
sul sito dell’associazione “ Oscar Wilde” le regole del concorso. Le escort
partecipanti erano autorizzate ad esibire sull’abito una spilla, inviata dalla
direzione del concorso, che ne certificava lo status d’escort in gara.
Erano ammesse tre tipologie di
votazioni che davano diritto a differenti punteggi: quella del semplice
visitatore che valeva un punto, quella del cliente che equivaleva a dieci
punti, quella dell’abbonato che fruttava cinquanta punti. Clienti e abbonati
avevano diritto oltre al voto, a sconti speciali, ma solo se accettavano di
compilare un dettagliato questionario, coperto dall’anonimato, sulla
prestazione dell’escort contattata.
La durata del concorso era
fissata in un mese: alla scadenza uno spareggio tra le prime tre classificate
avrebbe determinato la proclamazione della prima “ Miss Escort” della storia.
I viali alberati di molte
periferie italiane si riempirono d’escort con gonne microscopiche e spille bene
in vista: alle loro spalle campeggiavano gigantografie e striscioni da campagna
elettorale in dirittura d’arrivo. “Votate Luana la puttana in sottana” diceva
uno slogan”; sul marciapiede opposto, uno striscione vantava le virtù di “Olga,
la gnocca del Volga che te lo prende in bocca”. La pubblicità è l’anima del
commercio: mai concorso si rivelò più redditizio per un giro d’affari. I
clienti triplicarono, come De Coubertin, evidentemente pensavano che è più
importante partecipare che vincere. Avevano anche loro qualche vantaggio; i
prezzi erano più abbordabili, le prestazioni, visto che il gradimento del
cliente era prezioso, di gran lunga superiori alla media.
In questura non sapevano che
pesci pigliare: si limitavano per ora a monitorare la situazione sul sito
dell’associazione culturale “Oscar Wilde” e nelle strade. Molti agenti seguivano
la vicenda a titolo personale: da visitatori del sito, da votanti, da clienti
ed abbonati speciali. Per molti di loro i prezzi non erano solo stracciati, ma
quasi irrisori, vista l’antica frequentazione con le clienti. Gli esperti della
Polizia Postale che monitoravano gli accessi del sito, notarono un intenso
traffico di visitatori provenienti dallo Stato del Vaticano: il diavolo, come
si dice, bisogna pur conoscerlo prima di combatterlo.
Solo i politici si tenevano alla
larga: temevano di restare impigliati nella rete di qualche giornalista
d’assalto in cerca di scoop, dei fotoreporter che la notorietà del concorso
rendeva più bellicosi del solito. Certo esempi più eclatanti dimostravano che
essere ritratti vicini a delle ragazze prosperose non comporta un calo del
gradimento nei sondaggi o la sconfitta elettorale, ma mogli e fidanzate, avrebbero
avuto qualcosa da ridire su quel tipo di pubblicità.
All’associazione culturale “Oscar Wilde”
furono presto sommersi da richieste d’interviste: giornali e siti on line
arrivarono ad offrire cifre a sei zeri per l’esclusiva sullo spareggio tra le
prime tre classificate delle selezioni. I network televisivi fiutarono
l’affare, sia pure in ritardo: proposero sino a cinquemilioni di euro per poter
riprendere con un apposito reality, l’ultima fase del concorso di miss Escort.
La pubblicità del sito ebbe un’impennata: gli
inserzionisti, però, non erano operatori del settore hard core, ma stilisti,
case di moda, produttori di lingerie, multinazionali del design e dei prodotti
dolciari.
I responsabili del sito dovettero adeguare i
premi per le prime tre classificate al boom degli incassi: la vittoria avrebbe
fruttato alla prima in graduatoria duecentomila euro. I viali di notte non si
riempirono solo di clienti, ma anche di telecamere: tv e siti on line
reclamarono il diritto di cronaca, i tre minuti di riprese televisive concessi
a ogni operatore che ne faccia richiesta. Molte protagoniste del concorso
assursero agli onori della cronaca: vennero intervistate sul posto di lavoro,
per alcuni siti hard, dietro congruo compenso, anche in piena azione.
I pronostici dei bookmaker decretarono il
definitivo trionfo dell’idea: certi maschi italiani poterono vantarsi di essere
finiti in bolletta per una puttana, ma senza nemmeno toccarla con un dito.
Semplicemente puntandoci sopra tutti i risparmi di una vita. Tra le concorrenti
c’era una piccola quota di escort lesbiche: il loro era ancora un mercato di
nicchia, ma la scarsa concorrenza lo rendeva comunque appetibile. L’informazione
di costume decise di puntare i fari, per “par conditio” o solo per
sensazionalismo, su questo fenomeno, specialmente quando una di loro, la rossa
Angelica, di nazionalità polacca, entrò nella terna dello spareggio. I dati
degli accessi dimostrarono che aveva fatto il pieno di voti femminili, che i
suoi ritmi di lavoro, a giudicare dalle schede delle clienti pervenute, erano
stati massacranti.
Le altre due candidate alla vittoria erano la
tunisina Fatima, una splendida mora venticinquenne e l’unica rappresentante
italiana, l’escort toscana Sonia, una giovane bionda.
Fu Sky Italia a vincere la gara per
trasmettere la sfida finale: in prima serata in versione castigata e dopo le
ventitrè sulla sua piattaforma a luci rosse. Tutto era pronto ormai per
decretare la vincitrice del primo concorso di “Miss Escort”.
Toccava al pubblico televisivo la scelta
definitiva, con i soliti sistemi: telefonate a numeri verdi, sms o attraverso
l’uso interattivo del telecomando. Le concorrenti dovevano esibirsi in prove di
diversa natura: canto, ballo, recitazione, ma non solo. Nella seconda parte del
programma, quella vietata ai minori, erano previste esibizioni hot con partner
bendati, estratti a sorte tra i clienti e gli abbonati delle escort giunte in
finale.
Il parterre degli ospiti era al completo:
attrici in rampa di lancio, veline in abiti succinti, comici e cantanti sulla
via della pensione, politici alla ribalta della cronaca per scandali legati al
sesso, neo deputati in cerca di avventure a pagamento a prezzi stracciati,
fustigatori della casta in cerca di notorietà a basso costo. Il pubblico in
studio era già caldo, lo divenne ancora di più dopo l’entrata in scena delle
concorrenti.
L’imprevisto era in agguato: chissà per quale
strana congiunzione astrale, un certo numero di spettatori si riversò al centro
dello studio, per avere un contatto ravvicinato del secondo tipo con le
concorrenti, tra la sorpresa della security, l’indignazione della conduttrice
del programma e della regia, costretta a lanciare i consigli degli acquisti,
per evitare guai con l’autority per il rispetto dei diritti dei minori. Non
bastarono pochi minuti a mettere un po’ d’ordine in studio: fu necessario
l’intervento delle forze dell’ordine, richiesto dai produttori del programma.
Tra gli stessi agenti, però, non mancò chi
approfittò della confusione, per prendersi qualche licenza: le telecamere
accese ripresero ogni scena. I video furono per settimane in testa alla
classifica dei più cliccati su Youtube. La produzione fu costretta a sospendere
il programma e a cambiare la struttura del format, per poter concludere il
concorso. Fu deciso di girare la trasmissione senza pubblico e di raddoppiare
la scorta delle concorrenti, specialmente durante il tragitto verso gli studi
di registrazione. Fu drasticamente ridotto per prudenza anche il numero degli
ospiti e alzata l’età media degli stessi. Niente under settanta, insomma.
Il programma non era nato sotto una buona
stella: dovette essere di nuovo sospeso per le intemperanze di cameraman e
assistenti di studio. Persino la bella conduttrice fu scoperta dalle telecamere
a indirizzare occhiate bollenti e speciali attenzioni, alla rossa e avvenente
Angelica, cui non parve vero ricambiarle di getto. Al suo posto, la direzione
del network, decise di mandare una vecchia puntata dell’ispettore Barnaby.
Il terzo tentativo fu quello giusto: la prima
parte del programma ebbe un sapore soporifero, tutti, anche il regista, avevano
dovuto ingerire un’adeguata porzione di bromuro. Dopo le ventitrè, invece, i
sensi delle concorrenti poterono scatenarsi, insieme a quelli dei loro partner
bendati e agguerriti. Ci furono emozioni per cuori forti: nei pronto soccorso
degli ospedali, quella notte, il lavoro fu febbrile. Crebbe il numero dei
ricoverati per aritmie, per disturbi causati da errati dosaggi di viagra.
Vinse a sorpresa per distacco la bella
Angelica; anche i bookmaker, stavolta, avevano sbagliato pronostico. L’associazione
culturale “Oscar Wilde”, commentarono l’indomani esperti ed opinionisti, non
avrebbe potuto avere testimonial più appropriata.