domenica 17 marzo 2013

Habemus Papam



Un tweet arrivò sugli smartphone dei fedeli in attesa in Piazza San Pietro. Il breve messaggio scritto in latino diceva “ Habemus Papam”. La folla non esultò, striscioni e cartelli erano tutti per Papa Francesco, deposto o licenziato, fate voi, dal sinodo dei cardinali svoltosi il quindici maggio del 2020. Corsi e ricorsi della storia: ad una profonda rivoluzione segue sempre la restaurazione.



Papa Bergoglio aveva subito stupito il mondo sin dal primo giorno del suo pontificato, per l’umiltà, per la semplicità dei modi, l’avversione verso ogni ostentazione del lusso, l’attenzione verso gli ultimi, i poveri del mondo. Non si era limitato all’esempio: aveva cominciato a mettere in vendita i beni della Chiesa. Gli immobili, ma anche gli ori, i gioielli, le azioni. Per donare tutto ai poveri.



Aveva cambiato il volto della Chiesa, costringendo vescovi e cardinali ad annunciare il Vangelo nei quartieri poveri, nelle baraccopoli di tutto il pianeta, nelle periferie del mondo. Aveva costretto gli alti prelati ad andare in giro senza scorta, senza auto, solo un copricapo rosso, li distingueva dai semplici preti da strada.



L’esempio si rivelò contagioso: verso la Chiesa accorsero nuovi fedeli, i seminari tornarono a riempirsi, l’intero pianeta sembrò avvolto in una nuova era di spiritualità.



I politici dovettero seguire l’esempio, le politiche degli Stati tornarono ad essere rivolte al sociale, ad occuparsi degli ultimi, di chi è in difficoltà. Una profonda riforma della Finanza mondiale, impedì il ripetersi di gravi crisi recessive, come quella del 2008.



Forse non poteva durare, forse Francesco chiese troppo alla sua Chiesa. La riforma dell’elezione del Papa, fu il suo tragico errore. I lupi che erano rimasti nascosti nell’ombra tornarono a tramare, per tornare all’opulenza di un tempo.



Il Papa con la riforma di Francesco poteva essere revocato, ma solo con la maggioranza dei due terzi di un Sinodo convocato da almeno il cinquanta per cento più uno dei Cardinali.



Un anno bastò per rendere possibile l’ipotesi estrema: in Curia, nei palazzi arcivescovili del pianeta, vescovi e cardinali erano stanchi di dover girare per strada per fare proseliti, per alleviare le sofferenze dei poveri. Chi pensava alla loro sofferenza? Vivevano ormai come miserabili, dovevano rendere conto in rete su come spendevano i loro soldi, i pedofili della compagnia finivano diritti in prigione, denunciati dai loro stessi confratelli. Si era mai vista una cosa così?



La folla era in attesa del nuovo pontefice: sui megaschermi in Piazza San Pietro, tra poco il successore di Francesco, avrebbe tenuto una conferenza stampa. Era quello che prevedeva la nuova riforma e così fu.



Il tempo passava e del Papa e della sua conferenza non vi era traccia, erano quasi tre ore che era stato annunciato l’Habemus Papam. Il portavoce Vaticano comunicò alla stampa di tutto il mondo che la conferenza del nuovo Santo Padre era rinviata all’indomani pomeriggio alle 17.



La folla sfollò delusa da Piazza San Pietro, ciascuno dei fedeli e dei turisti presenti si chiedeva cosa mai potesse avere indotto il nuovo Pontefice a rimandare la conferenza stampa. La stessa domanda rimbalzava in tutte le redazioni di giornali, siti web e televisioni del pianeta. Per la prima volta tra l’annuncio della fumata bianca e la presentazione del Papa sarebbero trascorse almeno ventiquattro ore.



La conferenza stampa del giorno dopo fu annullata: alle undici un altro comunicato informò l’opinione pubblica di un nuovo rinvio. Questa volta non c’erano indicazioni su quando si sarebbe tenuta la conferenza stampa di presentazione del Papa. Telecamere, reporter e giornalisti, assiepavano la Città del Vaticano: si era sparsa la voce che anche il nuovo Pontefice era stato deposto dopo qualche ora dell’elezione.



Tre giorni dopo l’annuncio dell’Habemus Papam, il nuovo Papa si materializzò davanti ai giornalisti: l’incedere solenne, l’abbigliamento sfarzoso, la croce d’oro e diamanti, l’anello piscatorio d’oro. Tutti i simboli della tradizione spazzati via dal ministero di Papa Francesco, tornarono all’antico splendore.



La stampa riconobbe subito il cardinale Del Vecchio, arcivescovo di Genova: in latino, con la formula di rito, annunciò di aver preso il nome di Alessandro VIII.  Sempre in latino tenne il discorso di presentazione e nella lingua ufficiale della Chiesa rispose alle domande della stampa. Tacque sulle vere ragioni dell’annullamento delle precedenti conferenze stampa: ai fedeli di tutto il pianeta chiese un contributo economico straordinario per risollevare le sorti delle casse del Vaticano, da tempo desolatamente vuote. Il suo programma disse sarebbe stato l’opposto del precedente Pontefice; voleva che la Chiesa tornasse all’antico splendore, che vescovi, cardinali e preti fossero rispettati dalla popolazione per ciò che rappresentavano, non per il loro impegno quotidiano nel sociale.



Giornali e televisioni scavarono a fondo su ciò che era successo: il ritardo nella presentazione del nuovo Pontefice era dovuto alla ricerca dei gioielli e delle vesti che Papa Francesco aveva venduto per donare il ricavato ai poveri del pianeta. La Santa Chiesa aveva chiesto alle Banche i finanziamenti necessari al riacquisto di quei tesori: aveva dovuto pagarli il doppio di quanto li aveva venduti. In garanzia aveva dato la Basilica Vaticana, l’ultima proprietà di un certo valore che era rimasta allo Stato del Vaticano.



Il primo atto di Alessandro VIII fu l’espulsione dalla Chiesa e la scomunica del Cardinal Bergoglio, accusato di eresia. Il secondo l’annullamento di tutti gli atti del suo pontificato.



L’ex Papa Francesco è da poco stato eletto Presidente della Repubblica Argentina, con oltre il novanta per cento dei voti dei suoi connazionali.

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