mercoledì 17 aprile 2013

Miss Escort 2013



L'annuncio pubblicato in una pagina interna di un quotidiano a diffusione nazionale non passò inosservato. Fu subito rilanciato in Rete da centinaia di messaggi Twitter, condiviso su migliaia di profili Facebook. Solo i grandi network televisivi del Paese, scelsero d'ignorarlo. Il testo era scarno, quasi neutro: l'associazione  culturale "Oscar Wilde" indice il concorso "Miss Escort 2013", ulteriori informazioni sono a vostra disposizione sul sito "www.asscultOscarWilde.it".







I dettagli del concorso erano specificati sul sito dell'associazione. L'iscrizione era aperta alle donne maggiorenni che svolgevano il mestiere d’accompagnatrici o di specialiste del sesso.  Tra i documenti richiesti per la partecipazione al concorso vi erano due fotografie formato tessera, almeno una denuncia penale per adescamento oppure la dichiarazione del datore di lavoro o del procacciatore d'affari vidimata da un notaio. Alla vincitrice spettava un premio in denaro di ventimila euro oltre alla targa d'oro attestante la vittoria del concorso. La tassa d'iscrizione, pagabile con un bollettino postale era fissata in cento euro, e andava allegata alla domanda d'iscrizione. Ulteriori dettagli sullo svolgimento del concorso sarebbero stati pubblicati alla chiusura delle iscrizioni, prevista per il 28 febbraio 2013.





Il boom d’iscrizioni sorprese gli stessi organizzatori che si videro costretti ad un profondo restyling del sito per consentire a tutte le iscritte di avere a disposizione una pagina dove pubblicare foto, curriculum, contatti, messaggi promozionali per i visitatori. Alla chiusura del 28 febbraio del 2003 il numero delle partecipanti al concorso superava abbondantemente il migliaio. Nei giorni successivi furono pubblicate sul sito dell’associazione “ Oscar Wilde” le regole del concorso. Le escort partecipanti erano autorizzate ad esibire sull’abito una spilla, inviata dalla direzione del concorso, che ne certificava lo status d’escort in gara.








Erano ammesse tre tipologie di votazioni che davano diritto a differenti punteggi: quella del semplice visitatore che valeva un punto, quella del cliente che equivaleva a dieci punti, quella dell’abbonato che fruttava cinquanta punti. Clienti e abbonati avevano diritto oltre al voto, a sconti speciali, ma solo se accettavano di compilare un dettagliato questionario, coperto dall’anonimato, sulla prestazione dell’escort contattata.


La durata del concorso era fissata in un mese: alla scadenza uno spareggio tra le prime tre classificate avrebbe determinato la proclamazione della prima “ Miss Escort” della storia.





I viali alberati di molte periferie italiane si riempirono d’escort con gonne microscopiche e spille bene in vista: alle loro spalle campeggiavano gigantografie e striscioni da campagna elettorale in dirittura d’arrivo. “Votate Luana la puttana in sottana” diceva uno slogan”; sul marciapiede opposto, uno striscione vantava le virtù di “Olga, la gnocca del Volga che te lo prende in bocca”. La pubblicità è l’anima del commercio: mai concorso si rivelò più redditizio per un giro d’affari. I clienti triplicarono, come De Coubertin, evidentemente pensavano che è più importante partecipare che vincere. Avevano anche loro qualche vantaggio; i prezzi erano più abbordabili, le prestazioni, visto che il gradimento del cliente era prezioso, di gran lunga superiori alla media.


In questura non sapevano che pesci pigliare: si limitavano per ora a monitorare la situazione sul sito dell’associazione culturale “Oscar Wilde” e nelle strade. Molti agenti seguivano la vicenda a titolo personale: da visitatori del sito, da votanti, da clienti ed abbonati speciali. Per molti di loro i prezzi non erano solo stracciati, ma quasi irrisori, vista l’antica frequentazione con le clienti. Gli esperti della Polizia Postale che monitoravano gli accessi del sito, notarono un intenso traffico di visitatori provenienti dallo Stato del Vaticano: il diavolo, come si dice, bisogna pur conoscerlo prima di combatterlo.





Solo i politici si tenevano alla larga: temevano di restare impigliati nella rete di qualche giornalista d’assalto in cerca di scoop, dei fotoreporter che la notorietà del concorso rendeva più bellicosi del solito. Certo esempi più eclatanti dimostravano che essere ritratti vicini a delle ragazze prosperose non comporta un calo del gradimento nei sondaggi o la sconfitta elettorale, ma mogli e fidanzate, avrebbero avuto qualcosa da ridire su quel tipo di pubblicità.





All’associazione culturale “Oscar Wilde” furono presto sommersi da richieste d’interviste: giornali e siti on line arrivarono ad offrire cifre a sei zeri per l’esclusiva sullo spareggio tra le prime tre classificate delle selezioni. I network televisivi fiutarono l’affare, sia pure in ritardo: proposero sino a cinquemilioni di euro per poter riprendere con un apposito reality, l’ultima fase del concorso di miss Escort.





La pubblicità del sito ebbe un’impennata: gli inserzionisti, però, non erano operatori del settore hard core, ma stilisti, case di moda, produttori di lingerie, multinazionali del design e dei prodotti dolciari.





I responsabili del sito dovettero adeguare i premi per le prime tre classificate al boom degli incassi: la vittoria avrebbe fruttato alla prima in graduatoria duecentomila euro. I viali di notte non si riempirono solo di clienti, ma anche di telecamere: tv e siti on line reclamarono il diritto di cronaca, i tre minuti di riprese televisive concessi a ogni operatore che ne faccia richiesta. Molte protagoniste del concorso assursero agli onori della cronaca: vennero intervistate sul posto di lavoro, per alcuni siti hard, dietro congruo compenso, anche in piena azione.





I pronostici dei bookmaker decretarono il definitivo trionfo dell’idea: certi maschi italiani poterono vantarsi di essere finiti in bolletta per una puttana, ma senza nemmeno toccarla con un dito. Semplicemente puntandoci sopra tutti i risparmi di una vita. Tra le concorrenti c’era una piccola quota di escort lesbiche: il loro era ancora un mercato di nicchia, ma la scarsa concorrenza lo rendeva comunque appetibile. L’informazione di costume decise di puntare i fari, per “par conditio” o solo per sensazionalismo, su questo fenomeno, specialmente quando una di loro, la rossa Angelica, di nazionalità polacca, entrò nella terna dello spareggio. I dati degli accessi dimostrarono che aveva fatto il pieno di voti femminili, che i suoi ritmi di lavoro, a giudicare dalle schede delle clienti pervenute, erano stati massacranti.





Le altre due candidate alla vittoria erano la tunisina Fatima, una splendida mora venticinquenne e l’unica rappresentante italiana, l’escort toscana Sonia, una giovane bionda.





Fu Sky Italia a vincere la gara per trasmettere la sfida finale: in prima serata in versione castigata e dopo le ventitrè sulla sua piattaforma a luci rosse. Tutto era pronto ormai per decretare la vincitrice del primo concorso di “Miss Escort”.





Toccava al pubblico televisivo la scelta definitiva, con i soliti sistemi: telefonate a numeri verdi, sms o attraverso l’uso interattivo del telecomando. Le concorrenti dovevano esibirsi in prove di diversa natura: canto, ballo, recitazione, ma non solo. Nella seconda parte del programma, quella vietata ai minori, erano previste esibizioni hot con partner bendati, estratti a sorte tra i clienti e gli abbonati delle escort giunte in finale.


Il parterre degli ospiti era al completo: attrici in rampa di lancio, veline in abiti succinti, comici e cantanti sulla via della pensione, politici alla ribalta della cronaca per scandali legati al sesso, neo deputati in cerca di avventure a pagamento a prezzi stracciati, fustigatori della casta in cerca di notorietà a basso costo. Il pubblico in studio era già caldo, lo divenne ancora di più dopo l’entrata in scena delle concorrenti.





L’imprevisto era in agguato: chissà per quale strana congiunzione astrale, un certo numero di spettatori si riversò al centro dello studio, per avere un contatto ravvicinato del secondo tipo con le concorrenti, tra la sorpresa della security, l’indignazione della conduttrice del programma e della regia, costretta a lanciare i consigli degli acquisti, per evitare guai con l’autority per il rispetto dei diritti dei minori. Non bastarono pochi minuti a mettere un po’ d’ordine in studio: fu necessario l’intervento delle forze dell’ordine, richiesto dai produttori del programma.





Tra gli stessi agenti, però, non mancò chi approfittò della confusione, per prendersi qualche licenza: le telecamere accese ripresero ogni scena. I video furono per settimane in testa alla classifica dei più cliccati su Youtube. La produzione fu costretta a sospendere il programma e a cambiare la struttura del format, per poter concludere il concorso. Fu deciso di girare la trasmissione senza pubblico e di raddoppiare la scorta delle concorrenti, specialmente durante il tragitto verso gli studi di registrazione. Fu drasticamente ridotto per prudenza anche il numero degli ospiti e alzata l’età media degli stessi. Niente under settanta, insomma.





Il programma non era nato sotto una buona stella: dovette essere di nuovo sospeso per le intemperanze di cameraman e assistenti di studio. Persino la bella conduttrice fu scoperta dalle telecamere a indirizzare occhiate bollenti e speciali attenzioni, alla rossa e avvenente Angelica, cui non parve vero ricambiarle di getto. Al suo posto, la direzione del network, decise di mandare una vecchia puntata dell’ispettore Barnaby.





Il terzo tentativo fu quello giusto: la prima parte del programma ebbe un sapore soporifero, tutti, anche il regista, avevano dovuto ingerire un’adeguata porzione di bromuro. Dopo le ventitrè, invece, i sensi delle concorrenti poterono scatenarsi, insieme a quelli dei loro partner bendati e agguerriti. Ci furono emozioni per cuori forti: nei pronto soccorso degli ospedali, quella notte, il lavoro fu febbrile. Crebbe il numero dei ricoverati per aritmie, per disturbi causati da errati dosaggi di viagra.





Vinse a sorpresa per distacco la bella Angelica; anche i bookmaker, stavolta, avevano sbagliato pronostico. L’associazione culturale “Oscar Wilde”, commentarono l’indomani esperti ed opinionisti, non avrebbe potuto avere testimonial più appropriata.






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