L’aereo di Stato proveniente da Astana, la
capitale del Kazakistan, è atterrato in perfetto orario. Ad attenderlo sulla
pista decine di reporter e fotografi informati dalle autorità di pubblica
sicurezza della piena riuscita dell’operazione “ Gonne pulite”.
Dalla scaletta dell’aereo qualche minuto dopo
accompagnate dall’ambasciatore in Kazakistan Emilio Rossi e da alcuni agenti in
borghese, sono discese trenta ragazze espulse dalle autorità kazake, per la
mancanza del permesso di soggiorno.
La prima a scendere alle ventuno e trenta
dell’undici ottobre tra i lampi accecanti dei flash dei fotografi è stata
Karima El Marough, in arte Ruby rubacuori. In una dichiarazione rilasciata ai
piedi dell’aereo Karima ha contestato l’espulsione dal Kazakistan.
“ Sono in possesso, ha detto ai giornalisti,
di un regolare passaporto diplomatico egiziano, in quanto nipote di Mubarak e
parente alla lontana dell’attuale presidente di quello Stato, di cui non
ricordo in questo momento il nome”.
Molte delle ragazze espulse dalle autorità
kazake per la mancanza del permesso di soggiorno, sono le protagoniste delle
bollenti notti di Arcore, quelle del “ bunga bunga” e delle “cene eleganti”.
Risulta ancora latitante, invece, Silvio Berlusconi, leader in contumacia di “
Forza Italia”. Gli inquirenti ritengono che per sfuggire alla cattura, si sia
rifugiato in Russia, protetto dall’amico presidente Putin. Il governo
democratico del Kazakistan, dopo la recente deposizione del presidente
Nazarbaev, su sollecitazione delle autorità diplomatiche italiane, ha inviato
nella residenza dell’ex presidente del consiglio italiano, un reggimento
dell’esercito per arrestarlo, ma senza risultati. Silvio Berlusconi si era dato
alla fuga, qualche giorno prima, grazie alla soffiata di alcuni agenti dell’intelligence
di quello Stato fedeli al deposto presidente kazako.
In lacrime alcune delle ragazze espulse hanno
denunciato di essere state costrette da poliziotti kazaki a fare sesso.
“ Non ci hanno pagate quei bastardi, non ci
hanno offerto nemmeno un caffé dopo. Non siamo delle prostitute, ma delle show
girl, delle ragazze innamorate di un uomo straordinario” hanno affermato mentre
distribuivano ai cronisti un volantino pubblicitario con il recapito telefonico
e il tariffario delle loro prestazioni artistiche.
“ State denunciando uno stupro?” ha chiesto
un cronista dell’Ansa.
“ Stupro? No, quei poliziotti erano
simpatici, giovani e atletici. Il loro torto, semmai, è stato quello di essere
troppo ligi al dovere, potevano chiudere un occhio sulla nostra fuga. In Italia
sarebbe andata così!”
“ Cosa farete, ora, dove andrete a vivere?”,
fu la domanda rivolta dai cronisti alla portavoce del gruppo.
“ Non siamo delle spiantate, abbiamo tutte
una casa di proprietà e soldi a sufficienza per campare di rendita. Vogliamo
scendere in politica, abbiamo intenzione di formare un nuovo partito: ci
vedrete presto tra i banchi del Parlamento”.
“ Quale nome volete dare alla nuova
formazione politica?” chiese un cronista della “ Repubblica”
“ Abbiamo alcune idee, ma è presto per
rivelarle” fu la risposta della portavoce delle ragazze.
Seguite dal codazzo di reporter e fotografi,
su ordine delle autorità di pubblica sicurezza, salirono sull’autobus che le
avrebbe condotte alla sala di attesa bagagli dell’aeroporto.
In Kazakistan, intanto era in corso una
furiosa polemica: i principali quotidiani del Paese, s’interrogavano
sull’insolita prassi di quella espulsione. Silvio Berlusconi non era un
rifugiato politico? Perché qualcuno si era presa la briga di eseguire l’ordine
di cattura dell’Interpool? Le procedure di espulsione del suo staff erano state
stranamente veloci, chi era il magistrato che aveva firmato il decreto di
allontanamento dal Paese?
Il ministro dell’Interno, in un intervista,
dichiarava di non essere stato messo al corrente dai funzionari alle sue
dipendenze di ciò che stava succedendo; s’impegnava a chiarire con un’indagine
interna lo svolgimento degli avvenimenti e di darne comunicazione al Parlamento
appena appurate le responsabilità.
“ Chi ha sbagliato deve pagare”.
Qualche giorno dopo, il titolare degli Affari
Interni si presentò dinanzi al Parlamento con la relazione del Capo della
Polizia. Le indagini interne avevano appurato che alcuni funzionari, cui il nome
di Silvio Berlusconi era sconosciuto, a seguito delle pressioni
dell’ambasciatore italiano Emilio Rossi, avevano approntato un piano di cattura
del latitante, sul cui capo pendeva un mandato di cattura internazionale
spiccato dall’Interpool, descritto dal funzionario dell’ambasciata, come un
soggetto pericoloso. Nella perquisizione della sua residenza, però, non vi era
traccia della sua presenza: c’erano, però, trenta ragazze sprovviste del
permesso di soggiorno. Trasportate al comando delle autorità di sicurezza per
l’identificazione di rito, alcune si erano dichiarate prigioniere politiche,
altre avevano presentato dei falsi documenti diplomatici. Le procedure di
espulsione subito avviate sono state accelerate dalle pressioni dell’ambasciata
italiana, che aveva messo a disposizione un aereo per il rimpatrio immediato
delle clandestine. Di tutto ciò, come certificato dalla relazione del capo
della polizia, il ministero degli Affari Interni, non era a conoscenza. “ Non
ho alcuna intenzione di dimettermi, per responsabilità che non mi
appartengono”, concluse il ministro degli Affari interni.
Il parlamento rigettò la mozione di sfiducia
presentata dall’opposizione.
L’opinione pubblica, stimolata dalle
inchieste dei giornali indipendenti, non credeva alle affermazioni del
ministro. C’era del marcio in quell’affare, pensavano in molti.
I quotidiani ricostruivano la storia dell’ex
presidente del consiglio italiano: l’ascesa dell’imprenditore televisivo, i
successi in campo sportivo come presidente del Milan, la discesa in politica,
la conquista della maggioranza dei consensi elettorali, le accuse
dell’opposizione e i processi subiti, sino alle condanne definitive. Era
accusato di aver frodato il fisco, di aver fatto sesso con una minorenne, di
aver comprato deputati e senatori dell’opposizione, per far cadere i governi
dei suoi avversari o per puntellare i propri. Molte attenzioni erano dedicate
alle modalità della sua fuga: travestito da donna si era imbarcato su un aereo
di Stato russo, durante la visita in Italia del presidente Putin. Lo status di
dissidente gli era stato riconosciuto da alcune nazioni, Russia in primis.
Aveva scelto di risiedere in Kazakistan, grazie all’amicizia con l’ex
presidente Nazarbaev. Seguendo la sua indole d’imprenditore, aveva acquistato
la principale televisione privata del paese e alcuni giornali, oltre che la
squadra di calcio dell’Ertis. Nella sua residenza privata, erano arrivate alla
spicciolata, grazie a un visto turistico, alcune delle ragazze finite agli
onori della cronaca per le famose feste del “ bunga bunga”. Il suo esempio, in
questo campo, era stato seguito da altri mecenati: si ritiene che alcune show
girl italiane siano state ingaggiate per spettacoli di burlesque, da alcuni
miliardari kazaki. L’allontanamento dal potere di Nazarbaev ha complicato le
cose: le autorità italiane vi hanno intravisto la possibilità di assicurare
finalmente alla giustizia, l’ex presidente del Consiglio. Il resto è cronaca
recente: la fuga precipitosa in Russia, l’espulsione delle ragazze del suo staff.
La
compagnia teatrale del “Bunga bunga” è in tournee in Russia: fondata di recente
da Nicole Minetti e Lele Mora, è subito assurta agli onori della cronaca. Lo
spettacolo in cartellone “ Come ti rovino un Presidente” ha fatto il pieno in
ogni teatro italiano. L’autore del testo dell’opera è il famoso giornalista
televisivo ed ex conduttore del Tg4 Emilio Fede, agli arresti domiciliari dopo
la condanna definitiva per favoreggiamento della prostituzione. Vi recitano
molte delle show girl che hanno partecipato alle ormai mitiche serate eleganti
di Arcore, le stesse che espulse dal Kazakistan perché sprovviste del permesso
di soggiorno, avevano progettato di fondare una nuova formazione politica. Cosa
li ha distolte dalla realizzazione di questo progetto? La scoperta di non poter
utilizzare il termine “ Bunga Bunga” come nome del nuovo partito, perché già
registrato.
Uno
scoop del “ Fatto Quotidiano” rivela che la reale proprietà della “ Compagnia
del Bunga Bunga” è divisa al cinquanta per cento tra Silvio Berlusconi e
Vladimir Putin. Il marchio “ Bunga Bunga” è stato registrato dall’ex Presidente
del Consiglio italiano: nei prossimi mesi è prevista l’apertura di sexy shop “
Bunga Bunga” in tutto il mondo. Conclusa
la tournee russa, la compagnia del “ Bunga Bunga” si trasferirà in Kazakistan,
dove sono in programma cinque serate. La principale televisione privata, di
proprietà di Silvio Berlusconi, ha deciso di trasmettere l’ultimo degli
spettacoli: quello riservato agli agenti di pubblica sicurezza ed ai funzionari
di polizia di quel paese. C’è proprio del marcio in Kazakistan!
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