martedì 6 agosto 2013

C’è del marcio in Kazakistan




L’aereo di Stato proveniente da Astana, la capitale del Kazakistan, è atterrato in perfetto orario. Ad attenderlo sulla pista decine di reporter e fotografi informati dalle autorità di pubblica sicurezza della piena riuscita dell’operazione “ Gonne pulite”.
Dalla scaletta dell’aereo qualche minuto dopo accompagnate dall’ambasciatore in Kazakistan Emilio Rossi e da alcuni agenti in borghese, sono discese trenta ragazze espulse dalle autorità kazake, per la mancanza del permesso di soggiorno.

La prima a scendere alle ventuno e trenta dell’undici ottobre tra i lampi accecanti dei flash dei fotografi è stata Karima El Marough, in arte Ruby rubacuori. In una dichiarazione rilasciata ai piedi dell’aereo Karima ha contestato l’espulsione dal Kazakistan.

“ Sono in possesso, ha detto ai giornalisti, di un regolare passaporto diplomatico egiziano, in quanto nipote di Mubarak e parente alla lontana dell’attuale presidente di quello Stato, di cui non ricordo in questo momento il nome”.

Molte delle ragazze espulse dalle autorità kazake per la mancanza del permesso di soggiorno, sono le protagoniste delle bollenti notti di Arcore, quelle del “ bunga bunga” e delle “cene eleganti”. Risulta ancora latitante, invece, Silvio Berlusconi, leader in contumacia di “ Forza Italia”. Gli inquirenti ritengono che per sfuggire alla cattura, si sia rifugiato in Russia, protetto dall’amico presidente Putin. Il governo democratico del Kazakistan, dopo la recente deposizione del presidente Nazarbaev, su sollecitazione delle autorità diplomatiche italiane, ha inviato nella residenza dell’ex presidente del consiglio italiano, un reggimento dell’esercito per arrestarlo, ma senza risultati. Silvio Berlusconi si era dato alla fuga, qualche giorno prima, grazie alla soffiata di alcuni agenti dell’intelligence di quello Stato fedeli al deposto presidente kazako.

In lacrime alcune delle ragazze espulse hanno denunciato di essere state costrette da poliziotti kazaki a fare sesso.

“ Non ci hanno pagate quei bastardi, non ci hanno offerto nemmeno un caffé dopo. Non siamo delle prostitute, ma delle show girl, delle ragazze innamorate di un uomo straordinario” hanno affermato mentre distribuivano ai cronisti un volantino pubblicitario con il recapito telefonico e il tariffario delle loro prestazioni artistiche.

“ State denunciando uno stupro?” ha chiesto un cronista dell’Ansa.

“ Stupro? No, quei poliziotti erano simpatici, giovani e atletici. Il loro torto, semmai, è stato quello di essere troppo ligi al dovere, potevano chiudere un occhio sulla nostra fuga. In Italia sarebbe andata così!”

“ Cosa farete, ora, dove andrete a vivere?”, fu la domanda rivolta dai cronisti alla portavoce del gruppo.

“ Non siamo delle spiantate, abbiamo tutte una casa di proprietà e soldi a sufficienza per campare di rendita. Vogliamo scendere in politica, abbiamo intenzione di formare un nuovo partito: ci vedrete presto tra i banchi del Parlamento”.

“ Quale nome volete dare alla nuova formazione politica?” chiese un cronista della “ Repubblica”

“ Abbiamo alcune idee, ma è presto per rivelarle” fu la risposta della portavoce delle ragazze.

Seguite dal codazzo di reporter e fotografi, su ordine delle autorità di pubblica sicurezza, salirono sull’autobus che le avrebbe condotte alla sala di attesa bagagli dell’aeroporto.


In Kazakistan, intanto era in corso una furiosa polemica: i principali quotidiani del Paese, s’interrogavano sull’insolita prassi di quella espulsione. Silvio Berlusconi non era un rifugiato politico? Perché qualcuno si era presa la briga di eseguire l’ordine di cattura dell’Interpool? Le procedure di espulsione del suo staff erano state stranamente veloci, chi era il magistrato che aveva firmato il decreto di allontanamento dal Paese?

Il ministro dell’Interno, in un intervista, dichiarava di non essere stato messo al corrente dai funzionari alle sue dipendenze di ciò che stava succedendo; s’impegnava a chiarire con un’indagine interna lo svolgimento degli avvenimenti e di darne comunicazione al Parlamento appena appurate le responsabilità.

“ Chi ha sbagliato deve pagare”.

Qualche giorno dopo, il titolare degli Affari Interni si presentò dinanzi al Parlamento con la relazione del Capo della Polizia. Le indagini interne avevano appurato che alcuni funzionari, cui il nome di Silvio Berlusconi era sconosciuto, a seguito delle pressioni dell’ambasciatore italiano Emilio Rossi, avevano approntato un piano di cattura del latitante, sul cui capo pendeva un mandato di cattura internazionale spiccato dall’Interpool, descritto dal funzionario dell’ambasciata, come un soggetto pericoloso. Nella perquisizione della sua residenza, però, non vi era traccia della sua presenza: c’erano, però, trenta ragazze sprovviste del permesso di soggiorno. Trasportate al comando delle autorità di sicurezza per l’identificazione di rito, alcune si erano dichiarate prigioniere politiche, altre avevano presentato dei falsi documenti diplomatici. Le procedure di espulsione subito avviate sono state accelerate dalle pressioni dell’ambasciata italiana, che aveva messo a disposizione un aereo per il rimpatrio immediato delle clandestine. Di tutto ciò, come certificato dalla relazione del capo della polizia, il ministero degli Affari Interni, non era a conoscenza. “ Non ho alcuna intenzione di dimettermi, per responsabilità che non mi appartengono”, concluse il ministro degli Affari interni.

Il parlamento rigettò la mozione di sfiducia presentata dall’opposizione.

L’opinione pubblica, stimolata dalle inchieste dei giornali indipendenti, non credeva alle affermazioni del ministro. C’era del marcio in quell’affare, pensavano in molti.

I quotidiani ricostruivano la storia dell’ex presidente del consiglio italiano: l’ascesa dell’imprenditore televisivo, i successi in campo sportivo come presidente del Milan, la discesa in politica, la conquista della maggioranza dei consensi elettorali, le accuse dell’opposizione e i processi subiti, sino alle condanne definitive. Era accusato di aver frodato il fisco, di aver fatto sesso con una minorenne, di aver comprato deputati e senatori dell’opposizione, per far cadere i governi dei suoi avversari o per puntellare i propri. Molte attenzioni erano dedicate alle modalità della sua fuga: travestito da donna si era imbarcato su un aereo di Stato russo, durante la visita in Italia del presidente Putin. Lo status di dissidente gli era stato riconosciuto da alcune nazioni, Russia in primis. Aveva scelto di risiedere in Kazakistan, grazie all’amicizia con l’ex presidente Nazarbaev. Seguendo la sua indole d’imprenditore, aveva acquistato la principale televisione privata del paese e alcuni giornali, oltre che la squadra di calcio dell’Ertis. Nella sua residenza privata, erano arrivate alla spicciolata, grazie a un visto turistico, alcune delle ragazze finite agli onori della cronaca per le famose feste del “ bunga bunga”. Il suo esempio, in questo campo, era stato seguito da altri mecenati: si ritiene che alcune show girl italiane siano state ingaggiate per spettacoli di burlesque, da alcuni miliardari kazaki. L’allontanamento dal potere di Nazarbaev ha complicato le cose: le autorità italiane vi hanno intravisto la possibilità di assicurare finalmente alla giustizia, l’ex presidente del Consiglio. Il resto è cronaca recente: la fuga precipitosa in Russia, l’espulsione delle ragazze del suo staff.

La compagnia teatrale del “Bunga bunga” è in tournee in Russia: fondata di recente da Nicole Minetti e Lele Mora, è subito assurta agli onori della cronaca. Lo spettacolo in cartellone “ Come ti rovino un Presidente” ha fatto il pieno in ogni teatro italiano. L’autore del testo dell’opera è il famoso giornalista televisivo ed ex conduttore del Tg4 Emilio Fede, agli arresti domiciliari dopo la condanna definitiva per favoreggiamento della prostituzione. Vi recitano molte delle show girl che hanno partecipato alle ormai mitiche serate eleganti di Arcore, le stesse che espulse dal Kazakistan perché sprovviste del permesso di soggiorno, avevano progettato di fondare una nuova formazione politica. Cosa li ha distolte dalla realizzazione di questo progetto? La scoperta di non poter utilizzare il termine “ Bunga Bunga” come nome del nuovo partito, perché già registrato.  

Uno scoop del “ Fatto Quotidiano” rivela che la reale proprietà della “ Compagnia del Bunga Bunga” è divisa al cinquanta per cento tra Silvio Berlusconi e Vladimir Putin. Il marchio “ Bunga Bunga” è stato registrato dall’ex Presidente del Consiglio italiano: nei prossimi mesi è prevista l’apertura di sexy shop “ Bunga Bunga” in tutto il mondo.  Conclusa la tournee russa, la compagnia del “ Bunga Bunga” si trasferirà in Kazakistan, dove sono in programma cinque serate. La principale televisione privata, di proprietà di Silvio Berlusconi, ha deciso di trasmettere l’ultimo degli spettacoli: quello riservato agli agenti di pubblica sicurezza ed ai funzionari di polizia di quel paese. C’è proprio del marcio in Kazakistan!

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