-E ora che facciamo?- dissi guardando in
faccia Rosario e Concetta i miei due fratelli. La domanda sembrò restare
sospesa in quella stanza da letto dove appena pochi minuti prima avevamo
trovato il corpo esanime di nostro padre. Il dolore c’impediva di fare il punto
della situazione, eppure dovevamo liberarci da ogni scoria emotiva, per capire
il da farsi. Ci volle qualche istante per ottenere una risposta alla domanda;
Rosario replicò con un’altra interrogazione. -E se non ne denunciassimo la
morte all’INPS? Potremmo continuare a riscuotere la pensione, la nostra unica
fonte di reddito, per qualche mese, giusto il tempo di trovare un lavoro.-
-Non credo sia una buona idea, una volta
scoperti dovremmo restituire l’intero importo riscosso e ci troveremmo sul capo
un’accusa di truffa. Ormai i database dei comuni sono incrociati con quelli
dell’Inps, non c’è alcuna possibilità di farla franca.-
-Forse, insistette Rosario, potremmo non
denunciare la morte di papà-
-E dove lo teniamo, replicò Concetta, sotto
il letto o lo sotterriamo in cortile?-
-Lo portiamo di notte al cimitero, disse
Rosario, la lapide c’è già, il posto è assegnato, papà ha finito di pagarlo da
poco. Basta acquistare una bara e interrarvelo, quando non c’è nessuno-.
-Come facciamo ad entrare? Non possiamo mica
scavalcare i cancelli con una bara al seguito?- mi limitai ad osservare.
-Che ci vuole ad aprire un catenaccio? Non è
che il cimitero sia all’avanguardia per dispositivi antifurto. Credo che non ci
sia più nemmeno il custode, ma solo una ronda che controlla dall’esterno ogni
due ore se tutto sia a posto.- ci rassicurò Rosario.
-Organizziamoci: domani vado a comprare la
bara, la meno costosa, ovviamente, tanto non la deve vedere nessuno. Tu
Rosario, invece, informati sulla ronda: quante volte passa e a che ora.
Concetta, invece, tu devi solo tenere la bocca chiuse con le amiche, è solo
quello che ti chiediamo. Ora è tardi, andiamo a letto e proviamo a dormire,
domani dobbiamo essere in forma.
“L’oasi dell’eterno riposo” era l’unica
impresa di pompe funebri di Carlentini, un paese di circa diciottomila anime in
provincia di Siracusa. Negli ampi locali del negozio c’era un notevole
assortimento d’articoli: feretri di tutte le misure e i colori, ma rigorosamente
in legno. Mi toccò deludere il commesso: -Non mi è morto alcun parente, dissi,
ma il mio anziano padre vuole lo stesso acquistare subito la sua bara, ne avete
in pronta consegna?-
-Deve solo scegliere, rispose il mio
interlocutore, se lo desidera la nostra agenzia può consegnarvela entro un paio
d’ore, direttamente a casa-
-Non si preoccupi, provvederò io stesso a trasportarla
a casa. Se mio padre non mi vede tornare con il feretro, non mi fa nemmeno
entrare.-
Scelsi come previsto la bara più economica,
la caricai nel bagagliaio della macchina e cercando di non dare nell’occhio, la
portai a casa.
Tutto filò liscio quella notte: mettemmo a
papà il vestito migliore, prima d’adagiarlo nella bara e di caricarlo in
macchina. Sulla strada verso il cimitero non incontrammo anima viva, alle due
di notte, del resto, da queste parti, stanno tutti a dormire. Rosario dimostrò
doti da scassinatore provetto: aprì in un attimo il lucchetto del cancello.
Entrammo nel cimitero con l’auto: la bara, però, restò nel bagagliaio sino a
quando non finimmo di scavare nel terreno la buca che doveva contenerla.
Mancava solo l’iscrizione e la foto: tutto il resto era a posto.
Sei mesi dopo, in una calda serata d’estate,
un caro amico d’infanzia venne a trovarci, accompagnato dalla bellissima
moglie, una bionda da svenimento. Li invitammo a prendere la granita sul
terrazzo di casa, l’aria condizionata era un lusso che non potevamo
permetterci. Non era cambiato molto da quella notte d’inverno in cui avevamo
tumulato di nascosto le spoglie mortali di nostro padre: non avevamo trovato un
lavoro, la pensione del caro estinto era ancora la nostra unica fonte di
sopravvivenza.
-Gaetano, ho qualcosa di delicato da
chiederti, non c’è un posto dove possiamo parlare a quattrocchi? Lasciamo che
mia moglie e Concetta proseguano nelle loro confidenze da donne.-
-Certo,Roberto, andiamo a parlare in salotto-
risposi tutto di un fiato.
-Mia madre è morta qualche ora fa- sussurrò
Roberto con un filo di voce.
-Condoglianze vivissime, amico mio, come
posso esserti utile?-
-Ecco, è una faccenda delicata. Non vorrei
che si sapesse in giro che è passata ad altra vita, mi capisci, per ragioni
economiche. Ha lasciato tutti i suoi averi alla Chiesa, compresa la casa dove
abitiamo, se aprono il testamento, siamo rovinati. So che tu puoi capirmi
meglio di chiunque- disse strizzandomi l’occhio.
-Ma Concetta non riesce proprio a tenere la
bocca chiusa? Scommetto che è stata lei a informarvi di ciò che è successo
alcuni mesi fa a nostro padre.
-Non prendertela, il vostro segreto è in
buone mani. Ora però ho bisogno del tuo aiuto. Ovviamente sono disposto a
pagarlo per ciò che merita.
-Devo parlarne con Rosario. Tra qualche ora
ti faccio sapere cosa abbiamo deciso.
Non avevamo scelta: l’indomani ci toccò
replicare la visita notturna al cimitero con tanto di feretro, vanga e cuore in
gola, per paura di essere scoperti.
Concetta doveva aver sparso la voce, perché
ogni decina di giorni circa c’era chi bussava alla porta, per chiedere il
nostro aiuto: ormai stava quasi diventando un lavoro ben retribuito. A
Carlentini, ormai, morivano solo giovani: i pensionati, avevano scoperto
l’acqua dell’eterna giovinezza o almeno erano i loro parenti a trarne profitto.
Le sorprese, però, non erano finite.
Un giorno di fine autunno suonò alla porta il
comandante della stazione dei Carabinieri: pensai subito che avesse scoperto
tutto, che stesse per arrestarmi. Invece, con mia somma sorpresa, chiese solo
di parlarmi: non ci crederete, aveva avuto anch’egli un lutto recente e non
voleva denunciarlo. Per ragioni personali, si giustificò: in paese giravano
strane voci sulle nostre abitudini, mi disse, non voleva essere costretto ad
approfondirle con un’indagine.
-Cosa dice comandante, un accordo tra
gentiluomini, si trova sempre: in fondo che stiamo facendo di male? Segua le
mie istruzioni e tutto filerà liscio come l’olio.-
Fu la prima volta che entrammo al cimitero
con la scorta: due carabinieri ebbero dal loro comandante l’ordine di tenere
d’occhio i cancelli. Non ce ne sarebbe stato bisogno, ma quello fu il primo
caso che durante la cerimonia… d’interramento, il cuore non mi batteva
all’impazzata.
La nostra carriera di becchini in incognito,
però, non era ancora arrivata al culmine: forse è il bisogno a renderci furbi,
o forse è questo il dna del nostro paese. Fatto sta che qualche mese dopo
ricevetti la visita del consiglio comunale quasi al completo. Mancava solo il
Sindaco, solo perché doveva essere tumulato in incognito.
I consiglieri di maggioranza e di opposizione
provarono a spiegare le ragioni della loro richiesta: con la morte del sindaco
il nostro comune sarebbe stato commissariato sino alle elezioni, certe magagne
commesse dalle precedenti amministrazioni sarebbero state scoperte. Questa
soluzione non conveniva a nessuno: meglio rivelare che il sindaco è malato, che
si sta curando in un Ospedale del nord. In questo caso il vice sindaco può
sostituirlo in tutto: basta tenere segreta la notizia per otto mesi, poi con le
prossime elezioni, si può mettere tutto a posto.
Il disturbo, mi proposero, sarebbe stato
ricompensato con un contratto di lavoro a tempo indeterminato come custode del
cimitero, ruolo ancora vacante nella pianta organica del comune, oltre che con
un compenso di duemila euro. Una stretta di mano sigillò l’accordo: stavolta
per la tumulazione in incognito del caro Sindaco, c’era l’intera giunta
comunale al completo, compresa la
Banda del paese.
Mancava la sorpresa più grande, ma sarebbe
giunta da lì a poco. Non tutti erano contenti di quell’andazzo di cose:
l’agenzia di pompe funebri non aveva avuto un calo del fatturato. C’erano meno
morti dichiarati, ma la vendita di bare non aveva avuto alcuna riduzione.
Diverso era invece il caso dei parroci: loro avevano dovuto rinunciare a buona
parte dei loro introiti e decisero di passare al contrattacco.
Vennero a trovarmi sul posto di lavoro: era
il luogo giusto per discutere di feretri, cari estinti, funerali, mancati
introiti. Come tutti sapevano ciò che era successo, ma non accettavano che
fossero loro a pagare il conto per tutti. Mi presentarono le loro richieste:
chiedevano cento euro ai parenti dei defunti tumulati in incognito, in caso
contrario avrebbero denunciato tutto all’autorità giudiziaria. Furono i
consiglieri comunali ad incaricarsi della trattativa: l’accordo fu trovato in
fretta, per ogni mancato funerale, ai parroci sarebbe spettato un rimborso di
settantacinque euro.
Provate a immaginare la scena: un funerale in
pompa magna a mezzanotte, con il parroco che dice messa, il vice sindaco con la
fascia tricolore, la banda del paese che suona, una lunga processione di
parenti. Tutto in incognito: il caro estinto è vivo, ma solo per l’anagrafe, per
l’Inps, per tutte le forme di assistenza e sicurezza sociale previste per gli
anziani e gli indigenti.