domenica 26 maggio 2013

Cesare e le sue concubine (nuova versione)


Una standing ovation accolse Alberto Rana, il conduttore della trasmissione quattro passi nella storia” al suo ingresso in studio. Dopo il successo delle prima puntata su Anna Bolena erano attesi tourbillon di emozioni e colpi di scena a gogò.

Alberto presentò ai telespettatori e al pubblico in studio, la sua nuova collaboratrice, una di quelle ragazze che sorridono alle telecamere e non spiccicano una parola in italiano neanche a pagarle a peso d’oro. La bionda Sofia Vassilieva, questo era il nome della nuova valletta, si mostrò in tutta la sua bellezza, prima di raggiungere e accompagnare al centro dello studio Alan Smith, lo studioso di storia inglese che nel corso della settimana aveva avuto più visualizzazioni su youtube. In realtà Sofia non era la solita velina bella e stupida, era coreografa, ballerina, attrice di talento.
La voce di Alberto cambiò registro: le luci abbassate già davano un alone di mistero alle sue parole.

- Giulio Cesare fu ucciso in una congiura ordita da Caio Cassio e Marco Bruto, alle idi di marzo del 44 a.C. La storia ci tramanda il luogo del delitto (il Senato di Roma), il movente (il tentativo di risollevare le sorti in declino della Repubblica) e il modus operandi (ventitre coltellate).Alan Smith, però, in base ai suoi studi, ha maturato un’idea diversa dell’accaduto e stasera proverà ad illustrarvela-.

Le prime note di "The final Countdown" degli Europe, accompagnarono l'accensione delle luci in studio, mentre la telecamera zummava sul volto di Alan Smith.


-       Le ricerche condotte su documenti inediti, furono le prima parole dello studioso inglese, mi hanno indotto a ipotizzare un diverso movente per l’omicidio di Cesare e mandanti al di sopra di ogni sospetto. La versione della storia che tutti conoscete servì, in realtà, a tacitare uno scandalo di enormi proporzioni che poteva mettere a rischio l’egemonia di Roma sul mondo allora conosciuto. Ne ho trovato le prove.
Tenete a mente questo nome: “Domus Olgiettina”. Negli appunti del contabile di Giulio Cesare, da me casualmente trovati in una tomba da poco scoperta, erano trascritti accanto al nome di alcune signore delle cifre in sesterzi.  Ad esempio Laetizia settemila sesterzi, Rubia, diecimila sesterzi, Gioia duemila sesterzi, Patrizia (una filantropa?), “ a gratis” L’elenco delle signore, con ogni probabilità delle mantenute o delle prostitute, era interminabile.In un libro, passato quasi inosservato, lo storico Marcus Labor, ha ricostruito in dettaglio la vicenda. Fu Cicerone, secondo il Labor, a scagliarsi contro i facili costumi di certi potenti e di Cesare in particolare, ad accendere i riflettori su stili di vita che a suo dire erano del tutto incompatibili con le responsabilità di governo. Lo scandalo dilagò: dinanzi alla Domus Olgiettina, una folla vociante ed eccitata chiamava a gran voce i nomi delle inquiline, in attesa di poterle ammirare da vicino. Non andava meglio a Cesare: non poteva uscire da casa o muoversi per l’Urbe, senza essere assalito da un’orda di giovani fanciulle che le si proponevano con modi espliciti,che le si spogliavano davanti per esporre la mercanzia. I senatori rumoreggiavano, l’opposizione era in rivolta. Cesare per calmare le acque fu costretto a condividere con i politici più potenti, parte del proprio harem.La magistratura non era inerte: aveva aperto un fascicolo contro ignoti, molti politici erano pedinati a vista,ogni loro vizio veniva annotato. Arrivò il momento del blitz: fu arrestato il contabile di Cesare, accusato di favoreggiamento della prostituzione. Secondo i magistrati avrebbe sfruttato la sua posizione e i denari che il suo datore di lavoro gli aveva affidato, per organizzare un vero e proprio bordello. L’utilizzatore finale era stato identificato: un anziano signore di quasi novanta anni. Fu giustiziato senza processo.L’harem di Cesare non fu smantellato, ma solo trasferito: Marcus Labor ne indica nei suoi scritti nome e luogo.Una dimora nei pressi del mons Saeptorium, l’odierno Montecitorio.Gli scherzi della storia, o i ricorsi, come ci direbbe Gian Battista Vigo.Il malcontento del Senato montava, Cesare da un po' aveva smesso di condividere il suo harem con i politici più    influenti dell’Urbe.
Si mormorava già di un certo numero di senatori che stava organizzando una congiura ai danni del capo del governo. Marcus Labor riporta nei suoi scritti le voci su segreti incontri tra Cicerone e Patrizia, una delle storiche concubine di Cesare. Fu preparato un veleno e a Patrizia fu affidato il compito di somministrarlo a Cesare proprio alle idi di Marzo del 44 a.C. Era quello,infatti, il giorno previsto per il loro prossimo incontro. A Cesare sarebbe toccata in sorte la morte più dolce, mentre era intento a cavalcare una splendida bionda in calore. 
Patrizia avrebbe ottenuto in cambio, oltre agli onori della cronaca,la concessione edilizia che per anni aveva inutilmente chiesto a quello smemorato di Giulio Cesare-.

Il pubblico applaudì a comando, ma non si spellò le mani, per nulla convinto da questa nuova versione della storia.

Lo squillo del telefono si udì alto e forte: chi stava all’altro capo della cornetta dichiarò di essere Patrizia Daria.

-       Non capisco, dichiarò, da dove sia uscito il mio nome. Il volto di Cesare lo conosco solo perché era effigiato sulle monete. E’ stato Marcus Labor a fare il mio nome? Che stronzo, è una vendetta postuma perché l’ho mollato quando ho scoperto che mi tradiva con Rubia, una ragazza minorenne proveniente dall’Africa settentrionale. Credetemi, giuro che non ho avuto nulla a che fare con la congiura che ha determinato la morte di Cesare. Non ho mai conosciuto Cicerone o altri potenti uomini politici del tempo.

Il colpo di scena lasciò tutti di stucco, ma non fu il solo né l’ultimo. Marcus Labor in persona si fece vivo al telefono.

-       Confermo disse quanto raccontato nei miei scritti. Cesare morì avvelenato alle idi di Marzo del 44 a.C. nel suo letto, nel mezzo di un rapporto sessuale con Patrizia Daria. Il mandante dell’omicidio è Marco Tullio Cicerone. Patrizia sostiene che sono stato il suo amante e che mi ha mollato dopo avere scoperto il mio tradimento? Tutto vero. E’ lei, infatti, la fonte della mia storia, la nostra relazione è successiva ai fatti narrati.

Non poteva mancare l’intervento di Marco Tullio Cicerone: ancora una volta dimostrò che la sua fama di eccelso oratore non era usurpata.

-       L’omicidio di Cesare? Non c’entro nulla, non ero presente nemmeno alla seduta del Senato del giorno in cui avvenne, perché bloccato a letto dall’influenza. Non conosco Patrizia Daria, perché dovrei? Era una delle concubine di Cesare? Buon per lei, di certo non sarà morta di stenti. Rubia, Laetizia? Idem, mai sentite nominare. Marcus Labor? In effetti l’ho conosciuto. Ricordo di avergli fatto certe confidenze sui segreti e sui vizi dei potenti dell’epoca. Nulla di più.

I sospetti dei telespettatori e del pubblico in studio si addensavano tutti su Marco Labor, ma un fatto imprevisto provvide a spazzarli via. Fu Giulio Cesare in persona a scagionarlo. Ecco la sintesi della sua telefonata.

-       Nessun avvelenamento: non sono morto tra le braccia di Patrizia Daria, ma a causa delle ventitre coltellate infertemi da Bruto e Cassio. Ho ancora davanti agli occhi la scena: sono stato vittima di un agguato politico, di una vera congiura. Concubine, prostitute, amanti a pagamento? Giuro che non ho la più pallida idee di cosa state parlando. Mai andato a prostitute: pensate che l’uomo più potente del mondo, abbia bisogno di pagare qualcuno per fare sesso?


Alan Smith perse il sorriso e la sicurezza: al pubblico in studio bastò guardarlo in faccia per sbellicarsi dalle risate.
Sofia Vassilieva annunciò l’ingresso delle “Nudità danzanti”, il corpo di ballo della trasmissione. Avrebbe proposto una rilettura del “Lago dei Cigni” dal titolo “ Lo stagno delle papere”. Ne aveva curato in prima persona la coreografia.
La parte della trasmissione dedicata allo spettacolo leggero e all’intrattenimento fu completata dall’esibizione di un paio di abili professionisti del playback musicale e dalla lettura di un racconto di Alan Smith che rievocava i tempi felici dell’università. Una decina di spettatori in catalessi furono trasportati d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale più vicino.

Una stanza da letto in penombra: è ciò che videro i telespettatori dopo l’interruzione per i consigli per gli acquisti. A letto chiacchieravano un uomo anziano e una splendida bionda. Il pubblico in sala e a casa riconobbe subito le voci degli attori della compagnia " Pescatori di frodo in abito da sera" che avevano interpretato Cicerone e Patrizia.

-       Sei stata al funerale di Cesare? No? Peccato, nessuno più di te ne aveva il diritto, visto che sei l’ultima che l’ha visto in vita. Il piano era perfetto. Che idea geniale quella di cercare un sosia, di addestrarlo a dovere e di farlo accoltellare da Bruto e Cassio! In realtà sei stata tu a vedergli esalare l’ultimo respiro, appena dopo la fine dell’amplesso. E’ morto con l’onore delle armi almeno. Roma non può permettersi certi scandali: cosa sarebbe successo se la sua promiscua vita sessuale fosse venuta a conoscenza non solo del nostro popolo, ma anche di quelli assoggettati con le armi? Il regicidio, a volte, è necessario, per salvare le sorti di un Paese. Bruto e Cassio avranno gli onori della cronaca, mi dispiace per te, ma il tuo nome non dovrà mai comparire sui libri storia.

-       Nessun problema amore mio, ho avuto ciò di cui avevo bisogno. Non solo le concessioni edilizie che ho chiesto, ma anche il tuo affetto. Per te sono pronta a tutto, sempre. Giulio non era male come amante, ma non ha tua classe: dove lo trovo un altro che mi reciti un’orazione durante un amplesso? Ti amo, lo sai, come non ho amato nessuno, in vita mia.

-       Dobbiamo separarci per un po’: non posso rischiare che qualcuno scopra che ho una relazione con una concubina di Cesare. Per me sei importante, ma non posso permettermi uno scandalo proprio ora. Ti prometto che ci rivedremo, appena le acque si saranno calmate.

-       Ti capisco, agli occhi di tutti sei un moralizzatore. Forse però, anche uno come te può innamorarsi di una come me. E’ successo altre volte, può darsi che la pubblica opinione sia pronta a capirlo. Mi gira la testa, non mi sento bene, forse ho bevuto troppo, stasera. E’ meglio che vada.

-       Si è meglio che vada, Giulio Cesare ti aspetta, ma non credo che ti accoglierà a braccia aperte. Scusami, ma non potevo più correre rischi. Domani, per ripicca o per denaro, avresti potuto tradire la mia fiducia e i patti stipulati. Addio, amore mio, è stato bello conoscerti.


Le telecamere inquadrarono Alan Smith.

-       Patrizia è morta come Cesare, avvelenata in un’alcova. Come avete potuto notare non ha rivelato nemmeno dopo la morte, il suo segreto. Marco Tullio Cicerone, evidentemente non ha capito con chi aveva a che fare. Questa a mio parere è la corretta narrazione degli avvenimenti, fateci sapere cosa ne pensate.

Il pubblico in sala reagì con una standing ovation alle ultime parole dello studioso inglese, ancora commosso per l’ultimo colpo di scena della trasmissione. I giornali del giorno approvarono, dichiarando la nascita di un nuovo genere televisivo: le comiche melodrammatiche della Storia.






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