La solitudine ai tempi di Facebook è
quasi impensabile, ma siete sicuri che l’infinita lista di amicizie che vedete
nel profilo di un vostro parente o di un conoscente non sia una finzione, il
frutto avvelenato della realtà virtuale? Di mestiere faccio l’amico a tempo
pieno: nelle pagine Facebook dei miei clienti, sono uomo e donna, studente e
pensionato, ignorante e acculturato. Se pensate che il mio è un mestiere
divertente o poco stressante toglietevelo dalla testa: provate a
immaginare solo quanto tempo e fatica può volerci per recuperare le foto
necessarie a creare quel centinaio di pagine Facebook, indispensabili allo
svolgimento del mio lavoro. Non solo le immagini del profilo, ma anche
quelle del diario, i caricamenti dal cellulare: il mio archivio è composto da
circa ventimila fotografie. Di chi? Non lo so o almeno non so pronunciarne i
nomi. Il metodo è questo: vado sul profilo Facebook di perfetti sconosciuti,
nella maggior parte dei casi stranieri ( russi, polacchi, tedeschi, greci,
bulgari) e ne copio le foto nella mia cartella immagini, quindi le utilizzo per
creare un nuovo account. I nomi li prendo dall’elenco delle pagine bianche,
devo stare attento, però, ai casi di omonimia: nel messaggio con cui richiedo
l’amicizia al mio cliente, gli chiedo di verificare se il nominativo
corrisponde a qualche parente. Siete incuriositi e volete sapere chi sono i
miei clienti, come li scelgo, come li contatto? A dispetto di ciò che pensate i
miei clienti non sono gente solitaria: il grosso, anzi, è costituito da giovani
di belle speranze, di affermati professionisti, di casalinghe iperattive. Tutta
gente, però, che vuole vedere nel proprio profilo più amici dei parenti, dei
colleghi d’ufficio o d’università, delle madri dei compagni dei loro figli.
Gente disposta a pagare senza fiatare per il pacchetto che gli offro: un blocco
di cinquanta amici da scegliere in un vasto catalogo, due chat la settimana,
fino a un massimo di dieci “mi piace” il giorno e di venti commenti il mese sui
post. Il costo del pacchetto? Venti euro, meno di cinque pacchi di sigarette.
Una piccola fetta del mio parco clienti, invece, è costituita da nuovi
iscritti: vogliono fare subito bella figura in ufficio o con i conoscenti,
dimostrare di avere un ampio ventaglio di amicizie. La tariffa, in quel caso, è
raddoppiata, perché comprende anche l’inserimento di un certo numero di post
mensili e la condivisione di link: l’utente, ancora inesperto, preferisce
affidarmi l’intera gestione del suo profilo. "Offresi amicizia per persone
sole, anche virtuale. Assicurasi serietà e bella presenza". Questo è
l'inserzione che ogni settimana pubblico nei giornali e nei portali di
annunci. Non è l'unico modo in cui cerco di procurarmi nuovi clienti. Sono
iscritto a molti siti d'incontri per cuori solitari: a chi mi contatta
propongo, dopo una valutazione del suo profilo Facebook, il mio pacchetto
standard. A volte devo accettare in cambio qualche appuntamento, ma il lavoro è
lavoro, che volete farci. Non mi vendo, ma se posso unire l'utile al
dilettevole, se la persona che incontro, uomo o donna che sia, mi piace, o se
ha argomenti convincenti, diciamo che sono disposto a scendere a compromessi
con la coscienza. Cosa ne pensa la mia fidanzata? Comprende e perdona: le ho
insegnato a fare il mio lavoro, quindi anche lei a volte, ha qualcosa da farsi
perdonare. La sera, quando ci vediamo, ci scambiamo informazioni e pareri sulla
giornata di lavoro. "A te come è andata?" "Giornata tranquilla,
solo un paio di chat, cinque post, cinquanta mi piace, un appuntamento a pranzo
in pizzeria. E tu?" "Ancora più tranquilla della tua". Roba da
neuro, insomma, per chi non conosce il nostro mestiere. Siamo ancora in
pochi a farlo, nella mia città una decina, ci conosciamo tutti e ci aiutiamo.
Ci scambiamo ogni genere di cosa; ad esempio se uno ha bisogno di una foto su
una pista da sci, di link un po' strambo, può chiederlo ai colleghi. Il lavoro
non manca e rende: con la mia fidanzata sto ragionando sul matrimonio, forse è
ora di mettere su casa. Non possiamo comprarla, però: provate ad immaginare la
faccia dell'impiegato di banca se chiediamo un mutuo per l'acquisto di un
appartamento. Che lavoro gli dico che faccio? Il "Friend for rent?" Pronunciato in inglese magari fa un certo effetto. Perché non
provarci, sostiene Chiara, la mia ragazza? "Ci diranno di no, ma almeno
avremo fatto un tentativo, cosa abbiamo da perderci in fondo?".
L'impiegato addetto all'istruzione delle pratiche dei mutui, dietro nostra
richiesta, ci fissa un appuntamento a breve termine, il settore da un po' va al
rallentatore. Ci accoglie sorridente nel suo ufficio, ha a portata di clic, il
conto corrente di entrambi. Forse è per questo che ci tratta con tanti
riguardi: noi ci siamo allenati duramente nei giorni scorsi, per spiegare in
modo convincente cosa facciamo per sbarcare il lunario e progettare il futuro.
Al momento topico, qualcosa però s'inceppa: il nostro interlocutore ha gli
occhi sbarrati, poi guarda il saldo dei nostri conti correnti e torna a sorriderci.
Ci promette il suo interessamento, prima di congedarci ci offre il suo
biglietto da visita. Si fa vivo il giorno successivo, ma fuori dell'orario di
lavoro. Mi chiede se sono disposto ad andare a cena da lui, perché ha una
proposta da farmi. Non posso rifiutare: temendo, però, che possa fare delle
avance, non ne parlo con Chiara, per non infastidirla. Nessuna avance: il
solerte impiegato mi propone d'occuparmi del suo profilo Facebook e di quello
degli amici più stretti e dei parenti. Una decina in tutto e gratis,
ovviamente. Una specie di tangente insomma, per istruire velocemente la
pratica. Non è tutto purtroppo: a cena non era solo, ma in compagnia di una
cugina racchia. Le avance erano le sue e sono andate a segno: sono stato
costretto a transare per due appuntamenti mensili gratuiti, ma col rimborso
spese. La pratica però, grazie a ciò, ha navigato in acque tranquille: alla
voce professione è spuntato, non si sa come, un "commercialista", che
ha messo a tacere ogni discussione. Potremo sposarci presto con Chiara: al
banchetto di nozze non abbiamo invitato, sia pure con sommo
dispiacere, alcun amico, virtuale o in carne ed ossa. Pensate a quanto ci
verrebbe a costare farlo!
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