Uno strano fenomeno stava suscitando
l'attenzione dei media, da qualche giorno in alcune zone del piccolo centro
abitato di un paese della Sicilia, si vedevano stanze d'appartamenti circolare
liberamente per le strade. Non camper, ma vere stanze, con tanto di finestre,
proprietari ed inquilini. Erano persino più disciplinate degli automobilisti,
rispettavano il colore dei semafori, lampeggiavano quando dovevano svoltare a
destra o a sinistra. Ciò non impediva, comunque al traffico di andare in tilt:
immaginatevi d’essere fermi al semaforo, accanto ad una stanza d'appartamento o
d'albergo con un ignaro inquilino che legge il giornale o guarda la televisione
sdraiato sul divano o con una coppia impegnata a fare l'amore. Come reagireste?
Bene di sicuro, se l'inquilino è una giovane e bella ragazza o un aitante
giovanotto. Cosa fareste, dunque, nel vedere una stanza che va in giro per la
città senza alcuna guida? Non so voi, ma le autorità preposte alla quiete pubblica
non l'hanno presa tanto bene: intanto queste stanze non hanno la patente di
guida, non dispongono di una targa, non si fermano all'alt dei vigili o delle
forze dell'ordine, rallentano il traffico, distraggono gli automobilisti.
L'altro giorno in una di queste stanze in libera uscita si svolgeva un'orgia
d.o.c, una di quelle feste a base di musica, sesso e cocaina a fiumi: l'unico
traffico non bloccato era quello degli smartphone che scaricavano le immagini
più piccanti filmate dai tanti guardoni accorsi in massa sul posto. Le forze
dell'ordine aspettavano disposizioni: non potevano senza una valida ragione
intervenire sul luogo dell'evento. Le ragioni di quel fenomeno erano
incomprensibili: una commissione di studio non aveva riscontrato alcuna
differenza tra le stanze comuni e quelle nomadi. Sembravano costruite con
materiali simili, con tecniche identiche: solo comprendendone i meccanismi, si
poteva trovare una soluzione al problema. Furono consultate le menti più
geniali del Paese: un fenomeno così frequente e macroscopico doveva avere una
spiegazione. L'impresa si rivelò troppo ardua per i matematici, i fisici
teorici, gli scienziati di grido, i massmediologi. Il dibattito sulla stampa
era ampio e approfondito: in ogni quotidiano c'era una rubrica in cui ciascuno
poteva avanzare un'ipotesi e le tesi a sostegno della propria idea. C'era chi
credeva che le stanze fossero guidate da degli extraterrestri invisibili, chi
era convinto che a muoverle era una mano divina, desiderosa di lanciare un
messaggio d’avvertimento ai terrestri peccatori. Il clamore mediatico attirò
l'attenzione dei vertici della nazione: le news provenienti dall'area
interessata erano fonte di crescente preoccupazione. Lanci d'agenzia dell'Ansa,
riportavano la notizia di un incidente tra due stanze che procedevano in
direzione opposta. Le conseguenze sembravano disastrose: le prime indiscrezioni
parlavano d’alcuni morti e feriti tra gli automobilisti di passaggio. Gli
inquilini, invece, pur in stato di choc se l'erano cavata solo con qualche graffio.
Il Presidente del Consiglio convocò il ministro degli interni per dei ragguagli
sulla situazione. Il capo del Viminale chiamò il responsabile della Polizia e
dei servizi segreti, per avere notizie sullo stato dell'arte delle indagini. Il
capo della Polizia inviò una mail al commissario che seguiva il caso, per avere
delucidazioni e novità. Il commissario Occhipinti chiese ad alta voce e con
tono brusco all'agente Puglisi, di che cazzo si stesse occupando. Il sottoposto,
innervosito dalle continue interruzioni mandò a quel paese, il commissario, che
doveva riferire al capo della Polizia, che a sua volta doveva relazionare il
responsabile dei servizi, che in tempi rapidi doveva spiegare al ministro
dell'Interno lo stato delle indagini, che nervoso aspettava risposte per
rassicurare il Presidente del Consiglio. Una telefonata dal responsabile della
C.I.A. incuriosì il Capo del Viminale: i servizi americani informavano in modo
informale i nostri vertici che loro non avevano nulla a che fare con quello strano
fenomeno. La tempistica sembrò sospetta: perché si era scomodato addirittura il
responsabile dell'intelligence, si chiesero in molti, per rigettare un'accusa
che nessuno aveva mai avanzato? Un'ipotesi si fece strada nella mente di tutti:
in quella zona, già da qualche mese erano state installati tre trasmettitori
parabolici ad altissima frequenza e due antenne, in un'area dove a causa di
precedenti installazioni militari si erano verificati numerosi e anomali
casi di leucemia e di malattie cancerogene, dovuti all'elevata esposizione alle
onde elettromagnetiche. Restava da capire se lo strano fenomeno delle stanze
nomadi avesse una qualche relazione con l'installazione dei nuovi trasmettitori
parabolici oppure se i responsabili dei servizi statunitensi, temevano che la
localizzazione del fenomeno favorisse una campagna d’opinione e di stampa
contro il sito militare di quell'area. Il responsabile delle CIA non fu l'unico
a fare quell'associazione d'idee: presto anche la stampa cominciò a sostenere la tesi
che gli strani fenomeni di Niscemi, dipendessero dall'elevato grado
d'inquinamento elettromagnetico. Le indagini strumentali rivelarono livelli di
elettromagnetismo tripli rispetto a quelli tollerati dal corpo umano. I
cittadini si mobilitarono: anche dai paesi vicini era un susseguirsi di
proteste, assemblee, manifestazioni, cortei pacifici e non. Il governo aveva le
mani legate: i trattati internazionali impedivano la chiusura unilaterale di un
sito militare della Nato. L'entità del fenomeno nel frattempo si era ampliata,
senza che nessuno trovasse una spiegazione plausibile. Gli incidenti, i morti
per scontri tra stanze di appartamento erano ormai quotidiani: tra coloro
che protestavano c'erano anche i ladri di professione. Per svolgere in
sicurezza il loro mestiere era necessario che la stanza non si muovesse. Alcuni
denunciarono il fatto che dei loro colleghi all'opera, si erano trovati, dopo avere
fatto il giro del paese, catapultati davanti al comando di Polizia e arrestati
in flagranza di reato. Col loro striscione: "Stanze immobili e piene di
contanti: ecco ciò che vogliamo" chiedevano la solidarietà dei derubati.
Non se la passavano meglio gli ubriachi, gli stupratori, gli assassini:
statistiche alla mano, il numero dei reati era drasticamente calato nelle ultime
settimane. Il clima era ormai irrespirabile: una soluzione andava trovata con
urgenza. Se non si poteva eliminare il fenomeno, almeno si poteva provare a
regolamentarlo per legge. Deputati e Senatori scatenarono la fantasia: c'è chi
propose di consentire nelle ore notturne, solo la circolazione delle stanze
nomadi, per limitare il numero delle vittime degli incidenti. Un deputato in
vena di scherzi propose l'obbligo di patente per le stanze nomadi, un altro,
l'obbligatorietà delle cinture di sicurezza e del test dell'alcol prima della
partenza. La legge licenziata in tempi fulminei dal Parlamento, però, non trovò
tutti d'accordo: un lungo corteo di stanze la contestò duramente. Fu minacciato
il blocco del traffico, se non veniva ritirata immediatamente. Una nuova legge,
scritta ed approvata in quarantotto ore, abrogò la precedente. Il fenomeno non
si estendeva a macchia d'olio: era sempre circoscritto nella zona limitrofa a
Niscemi. Trovarono la soluzione: ventiquattro ore per scrivere la proposta, farla approvare dalla
commissione Lavori Pubblici della Camera e dall'Aula di Montecitorio, per
trasferirla al Senato e dopo un iter fulmineo licenziarla come legge e portarla
per la firma al Capo dello Stato: cose mai viste stavano accadendo in Italia.
La legge approvata prevedeva il trasferimento immediato dei cittadini di
Niscemi negli alberghi vicini e l'abbattimento di tutte le abitazioni. Il paese
sarebbe stato ricostruito in un altro sito distante una cinquantina di
chilometri dal vecchio centro abitato. Le stanze nomadi furono distrutte:
qualcuno sostiene di aver visto girare in quella zona calcinacci, pezzi
d'intonaco, pietre pesanti. Forse sono solo leggende, ma gli abitanti di
Niscemi, sognano un giorno di poter tornare sui terreni dei loro avi e non si
rassegnano alla perdita delle radici. Un giorno, forse, a cavallo di case
nomadi, potranno fare il loro viaggio di ritorno!
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