La
convocazione
Arthur
Rimbaud fu avvertito da un sibilo, simile ad uno schiocco di frusta,
dell'arrivo di un sms sul suo smartphone d’ultima generazione. Lesse
incuriosito: si trattava di una convocazione in direzione, la prima da quando
abitava in quel luogo. Si chiese cosa mai potesse volere da lui il gran capo,
poi, però, tornò ai suoi pensieri: il tempo del percorso e avrebbe saputo.
Dovette attraversare di corsa il grande parco dei divertimenti, dove una
moltitudine gaudente, ci dava dentro di brutto: in quel luogo l'unico svago
ammesso e tollerato era l'amplesso. Il Kamasutra era il libro più letto, lo
conoscevano tutti a memoria: ogni quattro anni la direzione consentiva lo
svolgimento dei giochi olimpici del sesso. Non era bello come può sembrarvi: di
gente normale, da quelle bande, c'è n'era davvero poca. Giunse presto al centro
direzionale: l'unico posto in cui l'aria condizionata era a tappo, tutto
l'anno. Fu necessario coprirsi le spalle con un maglione: le temperature, erano
più basse di venti gradi rispetto a fuori. Fu introdotto nell'ufficio del capo
da un'attrice di grido, una di quelle che in vita avevano fatto il pieno nei
teatri, nei cinema e nei letti. Mega schermi, computer, amplificatori di suoni,
mixer da fantascienza, tecnologia d'avanguardia: ogni angolo di quel luogo non
sfuggiva al controllo dell'intelligence del capo. Tutto era registrato,
analizzato e poi archiviato: nessun giudizio o punizione; più buio di
mezzanotte tanto non può fare. Il capo lo attendeva seduto nella poltrona con
vista sul parco giochi: visto da lassù lo spettacolo era ancora più
impressionante. Un cielo rosso cupo, l'odore di zolfo e di putrefazione, di
corpi cui non era concesso l'uso dell'acqua e del sapone, cumuli di spazzatura
e di letame dappertutto. La voce del capo era suadente, profonda, da attore
consumato: non perse tempo in convenevoli, ma avanzò la sua proposta. Un
concorso di poesia erotica, aperto a tutti, dannati ed eletti, peccatori ed
anime pure: l'invitò a presiedere la giuria, a scegliere in piena autonomia gli
altri giurati. Spiegò le ragioni della sua scelta: voleva elevare il livello
culturale dell'Inferno, gareggiare per bravura e talento con Purgatorio e
Paradiso. Le ultime statistiche rivelavano una costante riduzione dei nuovi
ingressi e delle vocazioni. Era qualcosa cui porre rimedio subito, con
iniziative promozionali, con una campagna pubblicitaria più tambureggiante
sulla Terra e sui pianeti che consentivano forme di vita evolute. Rimbaud rifletté
un attimo, prima di accettare: chiese carta bianca nella scelta dei temi e
delle regole del concorso. "Il premio chiese a bruciapelo qual'e'?"
Non basta una targa, un premio in denaro, per invogliare i dannati alla
scrittura: il sesso preferiscono praticarlo e non descriverlo. "Al
vincitore sarà consentito di vivere di nuovo" rispose sicuro il capo,
prima di congedarlo. All'uscita trovò Pier Paolo Pasolini in attesa: tra breve
gli sarebbe stato offerto di girare lo spot del concorso e la campagna pubblicitaria
dell'Inferno. L'ufficio stampa diramò subito il comunicato con la notizia del
concorso poetico "Sesso: all'Inferno o in Paradiso è bello lo
stesso", subito ripreso dai colleghi degli altri luoghi ultraterreni.
Selezione
della giuria
La
pagina Facebook di Arthur Rimbaud fu presa d'assalto: in poche ore ci furono
almeno trecentomila contatti. La notizia ebbe il potere di scuotere persino
angeli e beati: anche lì, il sesso fu lo sport praticato per quel giorno. Il
sesso degli angeli? Balle, anche loro, hanno le palle! Rimbaud scelse in fretta
la squadra giudicante: a Baudelaire, affiancò Pietro l'Aretino, Cecco
Angiolieri e Fedor Dostoevskij. Stabilì le regole: ogni partecipante poteva
proporre tre poesie a sfondo erotico. La partecipazione era consentita solo ai
dilettanti, a chi in vita non aveva fatto della poesia e della letteratura, la
propria fonte di sopravvivenza. Inviò una copia del bando alla redazione stampa
dell'Inferno, del Purgatorio e del Paradiso. Arrivò una valanga di versi osceni, di
parole senza senso: il sesso, evidentemente, è più facile praticarlo che
cantarlo. Non mancavano, però, le perle: c'erano dei componimenti che
sembravano proprio sgorgare dalle corde dei grandi poeti della storia. Tra le
mail che attirarono l'attenzione di Rimbaud, ci fu quella di una certa
"Viaggiatrice degli Inferi" che allegava quello che a prima vista
sembrava il rifacimento della poesia di Dante "Tre donne intorno al cor mi
son venute" Era quella a suo dire la prima stesura della poesia, quella
che Dante le aveva fatto pervenire in gran segreto con una delle sue serve:
nella cultura del tempo, però, per certi argomenti non c'era spazio e aveva
dovuto stenderne una versione più edulcorata. La lesse con attenzione: la mano,
poteva essere quella del grande poeta. La salvò in una speciale cartella, per
poterla valutare con più attenzione. Il giorno dopo la storia sembro ripetersi:
"Acqua azzurra, acqua chiara" allegava alla sua mail i versi erotici
molto audaci, scritti e spediti quando era ancora in vita da Francesco Petrarca
in persona. "Non al suo amante più Moana piacque/quando per tale ventura
tutta ignuda/la vide in mezzo de le calde acque/a trastullar due attrezzi,
cruda/nel passar dall'uno all'altro in un lampo". Chi l'avrebbe mai
creduto, pensò tra sé e sé, Rimbaud, prima di salvare il testo e di passare
alla lettura di una nuova mail. Sembrava che in Paradiso si fossero passati la
parola: fu tutto un fiorir di versi lussuriosi, postati dalle donne dei poeti
più grandi della storia. Il regolamento parlava chiaro: il concorso era vietato
ai professionisti della penna, forse poteva chiudere un occhio, se
"Viaggiatrice degli inferi", "Acqua azzurra, acqua chiara",
"Fiamme lussuriose" o "Ragazza di campagna" decidevano di
presentare le poesie come proprie.
Nuove
idee
Rispose
alle loro mail, invitandole a presentare i testi come da regolamento, ma col
proprio nome, perché altro non era possibile. Continuò nella selezione del
materiale del concorso, in attesa di una risposta. Passò qualche giorno prima
di ricevere le mail tanto attese: forse si erano consultate, fatto sta che
tempi e contenuti erano molto simili. Rifiutarono sdegnate: non potevano
appropriarsi di ciò che non erano loro, né potevano esporre a brutte figure chi
le aveva scritte. Eppure Rimbaud non voleva rassegnarsi: doveva trovare il modo
di far diventare pubblico quel materiale, di squarciare il velo dell'ipocrisia
che ancora nasconde la vera natura della poesia. Cercò nelle pieghe del
regolamento, si consultò con gli altri giurati, studiò ogni possibile
soluzione, ma invano. L'idea migliore venne a Pietro l'Aretino: "Perché
disse non facciamo filtrare notizie del concorso sulla terra? Ci sarà pure un
sito d scrittura dove in questo momento c'è un concorso di poesia erotica?
Possiamo inviarvi il nostro materiale, compreso quello di cui stiamo
trattando". La proposta fu approvata all'unanimità, fu affidato a Cecco
Angiolieri, il compito renderla esecutiva. L'Angiolieri prese a monitorare il
web alla ricerca del sito più adatto alla pubblicazione del materiale del
concorso, ma non trovò granché di soddisfacente: uno non gli andava bene perché
poco frequentato, nell'altro erano inseriti solo testi superficiali, nella
maggior parte i testi erotici non erano pubblicati in vetrina, ma inseriti in
un area riservata. Ci volle del tempo per trovare quello giusto: quando già era
sul disperato andante s'imbatte nel sito web "Versi in mutande e
guêpiere". Lesse e vi s'iscrisse col nickname "dadi e slot
machine", per gioco vi pubblicò dei versi scritti ad hoc e ne attese la
pubblicazione.
Versi
in mutande e guêpiere
Il
redattore lesse distrattamente l'ultima proposta: era quella di un nuovo
iscritto, un tal di nome "dadi e slot machine". Restò basito! Che
strano stile, fu il suo primo pensiero. Rilesse più volte il testo:
La
mia donna m'ha mandato al cesso
La
mia donna m'ha mandato al cesso
Perché di carezzare la mia spada
E' già da un po' che si è stufata
per lei se non si rizza ormai è lo stesso.
E mi ripete che il suo cuore adesso
Batte per un altro che la spada
Ha lunga, dritta e sempre affilata
Non come me che fallo spesso.
Perché una medicina non inventate
Perché di carezzare la mia spada
E' già da un po' che si è stufata
per lei se non si rizza ormai è lo stesso.
E mi ripete che il suo cuore adesso
Batte per un altro che la spada
Ha lunga, dritta e sempre affilata
Non come me che fallo spesso.
Perché una medicina non inventate
Che a
comando mi fa trombare?
La donna
mia mi prende a pedate
Se ancora una volta a scopare
Se ancora una volta a scopare
Non
riesco, dopo tre prove fallate
C'è l'esclusione sine die dalle
gare.
Il
solito ragazzino strafatto, pensò. Eppure nel suo stile c'è qualcosa di antico:
forse prima di farsi stava a leggere un po' di storia. Approvò e pubblicò senza
battere ciglio, senza dire un fiato. Le letture della poesia decollarono, non
mancarono i curiosi, i commenti sfottenti: un certo " son sfinito di
sesso" ad esempio chiedeva a quanto la davano le madonne del tempo (più
che sfinito di sesso, sembrava intontito dal vino); un certo "mi gioco
tutto" voleva sapere in quale sito poteva giocare a dadi. Commenti sulla
poesia? Tutti generici, in fotocopia "bella, piaciuta, digerita",
quasi fosse una camomilla e non satira di costume. Ma se il convento non passa
altro che si può fare? Rimbaud e i giurati fecero il punto della situazione:
lessero il regolamento del concorso "Orge in versi, con annessi e
connessi", prima di stabilire il da farsi. A Baudelaire fu dato il compito
d'inventare i nickname più adatti ai testi da proporre, a Dostoevskij, fu
chiesto di decidere la scaletta delle proposte e di tenere i contatti con la
redazione e la giuria. A sé stesso Rimbaud lasciò il piacere di proporre i
versi audaci dei grandi della poesia. Chiese a tutti di pubblicare qualcosa sul
sito, protetti dal nickname potevano sbizzarrirsi, mettere da parte ogni tabù
nello scrivere di sesso.
Orge
in versi con annessi e connessi.
I
redattori notarono un anomalo incremento dei testi in concorso, almeno il
triplo rispetto agli anni precedenti. Ne erano contenti, ma non avevano
una spiegazione pronta per il fenomeno: l'altra stranezza che notarono era
l'estrema varietà degli stili. Negli altri anni molti testi sembravano delle
fotocopie: al di la del valore effettivo c'era un comune sentire degli autori,
un filo rosso che li univa. Rimasero sorpresi dall'originalità di certi
nickname: ad esempio c'era chi si firmava "fatto d'assenzio", chi
"albatros morente", chi "sparo al colore". Ed ancora
"un demone per amico", "una foglia di fico sul di dietro",
"lingua senza inchiostro". Molti testi furono scartati perché non
attinenti al tema del concorso: in alcuni l'audacia non andava oltre un bacio
in bocca, una carezza sulla guancia, un incrociarsi di sguardi. Archeologia
del sesso, insomma. I redattori concentrarono l'attenzione su alcuni testi:
sembravano la parodia di poesie conosciute o una declinazione sul versante
erotico delle stesse. "Tre donne intorno al core mi son venute" ad
esempio, trattava di tre lesbiche in calore in piena azione, davanti agli
sguardi di curiosi e guardoni. La vicenda di "Cloridano e Medoro"
dell'Ariosto, invece, era il racconto di un amore omosessuale. "Solo
et pensoso" di Petrarca era un inno alla masturbazione, come il
"Passero solitario" di Leopardi anch'essa riscritta con tale intento.
E che dire di "Quanto è bella giovinezza" di Lorenzo de Medici,
trasformata nella descrizione di un orgia di gruppo, tra Bacco, Arianna, Satiri
e Ninfette? Roba per cuori forti. Il concorso era riservato ad opere originali,
ma quei rifacimenti, potevano essere considerate tali? Era necessario
approfondire l'argomento. Fu convocata apposta una riunione di redazione. Le
posizioni sull'argomento erano molto divergenti: certo era strano, fece notare
qualcuno, un tale proliferare di versioni erotiche di testi famosi. Fu deciso
di accettarle tutte: sulla qualità della scrittura nessuno ebbe qualcosa da
eccepire.
Echi
dal Paradiso
L'intenso
traffico di mail con l'Inferno destò la curiosità e l'attenzione del servizio
d'intelligence del Paradiso, che decise di monitorare ogni comunicazione. Bastò
qualche giorno per avere un quadro chiaro della situazione e per stendere un
primo rapporto alle gerarchie. San Pietro in persona trovò un lungo dossier
sulla sua scrivania: arrossì alla lettura di quei versi audaci, per certi
passaggi dovette ricorrere all'aiuto di traduttori o di esperti del settore. Su
quell'argomento, la sua esperienza era molto limitata. Valutò la possibilità di
convocare prima le autrici delle mail e poi gli autori dei testi, inviati al
concorso indetto dalla direzione dell'Inferno. Prima di ogni cosa, però, inviò
un messaggio riservato a Lucifero, per bloccarne la selezione.
"Viaggiatrice degli inferi", "Acqua azzurra, acqua chiara",
" Fiamme lussuriose", "Ragazza di campagna" furono
convocate d'urgenza e sottoposte a un interrogatorio. Non poterono negare
l'evidenza: confermarono di essere le autrici delle mail inviate a Rimbaud, ma
sostennero, a differenza di quanto affermato in precedenza, di esserne le
autrici. Era un tentativo, generoso, quanto vano, di tenere fuori da quella
storia, i veri autori. Bastò poco per scoprire la verità: nei tablet, di Dante,
Petrarca et company, c'era traccia di quei versi. Fu istruito un processo
per direttissima: l'accusa venne affidata a San Tommaso, la difesa, invece,
toccò a Sant'Agostino.
Rumors
dall'Inferno
Il
messaggio di San Pietro fece drizzare le antenne a Lucifero, che convocò subito
Rimbaud e l'intero comitato giudicante del concorso, non prima di aver chiesto
d'urgenza una relazione scritta sullo stato dei lavori. I servizi
d'intelligence gli avevano già riferito dell'istruzione di un processo a degli
imprecisati autori di poesie erotiche. Volle saperne di più, prima di
rispondere per iscritto alla richiesta di San Pietro. La relazione di Rimbaud
si rivelò esaustiva: conteneva i versi incriminati, le mail con cui erano stati
inviati, tutti i messaggi scambiati con le anime del Paradiso, i verbali delle
riunioni in cui si era deciso di pubblicarle sul sito "Versi in mutande e
in guêpiere ". Una brutta gatta da pelare, pensò tra sé e sé, il
responsabile dell'Inferno: decise di giocare d'astuzia, di accontentare San
Pietro, senza ostacolare il lavoro di Rimbaud e soci. Rispose alla
comunicazione del Paradiso, garantendo l'esclusione di quei versi dalla
selezione del concorso, in quanto contrari al regolamento. Poi invogliò Rimbaud
a proseguire nell'opera di diffusione sulla terra, delle stesse opere,
approvandone in toto il comportamento.
Il
concorso " Orge in versi"
Allo
scadere del termine previsto per l'invio dei lavori, il comitato giudicante si
mise all'opera per scegliere, come da regolamento cinque composizioni. L'opera
vincitrice del concorso, sarebbe stata scelta dai lettori, con un'apposita
votazione. La selezione non fu difficile: solo una però delle composizione
inviate dall'aldilà, entrò nelle cinquina vincente. Le altre, a parere del
comitato giudicante, risultavano antiquate nello stile, banali nelle metafore,
poco ispirate. I risultati della selezione, pubblicati con una nota della
giuria, sulla prima pagina del sito "Versi in mutande
e guêpiere" suscitarono lo sconcerto di Rimbaud e soci, ma dettero lo
spunto, all'intelligence del Paradiso, per avanzare una proposta di soluzione
alle gerarchie. Bastava trovare il modo di evitare la pubblicazione dell'unico
testo selezionato dalla giuria, per sistemare le cose. San Pietro, dopo aver
letto la relazione pervenuta sul proprio tavolo, approvò la proposta e lasciò
carta bianca ai servizi d'intelligence su come metterla in pratica. I membri
del collegio giudicante del concorso "Orge in versi" furono
sottoposti a opposte pressioni: mail, lettere minatorie, sogni funesti, si
sprecarono. Non capivano il perché di tutto l'interesse per quel testo:
probabilmente non sarebbe stato nemmeno il vincitore del concorso.
Mosse
e contromosse
Lucifero
convocò nuovamente Rimbaud e soci: alzò la voce, spiegò che quella sfida andava
vinta a ogni costo. Allargò i cordoni della borsa: non mise tetti di spesa per
ungere qualche ingranaggio, per la corruzione di giurati e lettori.
Ordinò all'intelligence di rintracciare i nominativi di ogni singolo lettore
del sito degli ultimi sei mesi: al momento opportuno, gli sarebbero stati
proposti dei soldi, per votare i versi che stavano loro a cuore. Un'analoga
riunione si svolgeva contemporaneamente negli uffici della dirigenza del
Paradiso: ai servizi d'intelligence fu chiesto di bloccare a ogni costo, la
pubblicazione dei versi troppo audaci di un'anima eletta. Se fosse stato
necessario ungere qualche ruota, si sarebbero voltati dall'altra parte,
avrebbero finto di non aver visto l'accaduto. La guerra dei servizi segreti fu
senza esclusioni di colpi: a ogni singolo lettore del sito arrivarono proposte
economiche opposte. Per votare una certa poesia o per evitare di leggerla.
Qualche buontempone pensò di accettarle entrambe: poteva votarla senza
leggerla, in fin dei conti. Bastava entrare, non degnarla di uno sguardo e
andare sul pulsante della votazione. C'era un problema di difficile soluzione,
su cui si appuntò l'attenzione dei servizi: come fare a impedire l'accesso di
nuovi lettori? Chiunque, in teoria, poteva entrare nel sito, leggere la poesia
e votarla. Furono trovate due soluzioni: la prima consisteva nell'avvalersi delle
prestazioni di un sensitivo in grado di anticipare il futuro, la seconda più
sicura, di bloccare l'accesso al sito, con l'intervento di hackers
professionisti. La soluzione più votata fu la seconda. Gli hackers più abili in
circolazione, però, ricevettero delle proposte opposte: per bloccare il sito e
per facilitarne l'accesso. La soluzione inventata dall'intelligence
dell'Inferno, ad esempio, fu quella di convogliare su quell'indirizzo, i
navigatori in cerca di siti porno. Gli hackers, in maggioranza, scelsero la
seconda soluzione: solo perché era meglio retribuita.
Il
processo
In
paradiso, intanto, era tutto pronto per il processo: gli imputati, erano
accusati di “ offesa al comune senso del pudore” e di scritti pornografici. La
difesa di Sant’Agostino si rivelò debole: non sosteneva la libertà
d’espressione nell’arte, ma chiedeva soltanto clemenza per i propri assistiti.
Avevano scritto quei versi, sosteneva, in un momento di debolezza, di crisi
interiore, di smarrimento dei veri valori dell’esistenza. Ne elencava poi i
meriti: piccoli ed umani vizi, non potevano offuscarne la gloria, che non solo
i contemporanei, ma anche i posti, avevano decretato. Gli imputati fecero atto
di pentimento, dopo aver reso piena confessione: si dimostrarono contriti, pronti
ad accettare il giudizio della corte. Ciò non bastò all’accusa: San Tommaso fu
intransigente nel puntare il dito sugli imputati. Arrivò a proporre
l’espulsione dal Paradiso o l’astensione in eterno dalla lettura e dalla
scrittura di ogni opera. Per la giuria la decisione non fu semplice: gli
imputati furono espulsi dal Paradiso e dirottati in Purgatorio, ma solo per un
centinaio d’anni. Avrebbero, però, potuto continuare a leggere, a informarsi, a
diffondere il loro pensiero attraverso gli scritti. La sentenza scontentò
tutti: ma in Paradiso, a differenza che sulla Terra, c’è un solo grado di
giudizio, non è possibile ricorrere in appello.
Hackers
contro
Il
giorno tanto atteso era arrivato: in mattinata sul sito “ Versi in mutande e in
guepiere” sarebbero state pubblicate le cinque poesie selezionate dalla giuria.
All’Inferno e in Paradiso avevano fatto le cose in grande: c’era la diretta
dell’avvenimento, davanti ai megaschermi una folla di anime seguiva con
passione gli eventi. Applausi, slogan da stadio, accompagnavano ogni entrata di
un navigatore nel sito o qualunque respingimento da parte degli hackers al
soldo del Paradiso. Dopo qualche ora era già possibile stilare un primo
bilancio: tutti i vecchi utenti del sito erano stati respinti con perdite. Gli
hackers che lavoravano per il Paradiso si erano dimostrati più abili: quelli
pagati da Rimbaud e soci, invece, avevano commesso un clamoroso errore. Chi
navigava in certi siti vietati ai minori era dirottato come previsto sulle
pagine di “Versi in mutande e guepiere”, ma insieme al filmato che aveva deciso
di guardare. Sui megaschermi di Inferno e Paradiso, dunque, beati e dannati
poterono farsi un’idea precisa delle fantasie sessuali dei terrestri del XXI
secolo. Risate a crepapelle: fu questa la reazione delle anime dell’inferno. “
Sono dei dilettanti” fu il commento più gettonato; i fischi, superarono di gran
lunga gli applausi. Le anime del paradiso, invece, presero caterve di appunti:
curiose, ma indispettite da ciò che si erano perse in vita, per amore della
virtù. L’errore degli hachers dell’inferno non ebbe conseguenze: i vertici, si
ritennero soddisfatti dello spettacolo andato in scena e dallo share raggiunto
dalla diretta televisiva dell’evento. Il concorso “ Orge in versi con annessi e
connessi” fu annullato dopo che per una settimana nessuna delle poesie
selezionate aveva ottenuto dei voti.
Nepotismi
La
giuria presieduta da Arthur Rimbaud completò la selezione del materiale del
concorso “Sesso: all’Inferno o in Paradiso è bello lo stesso”. Le poesie scelte
furono pubblicate sul sito web dell’Inferno, in una pagina creata ad hoc ed
inviate agli uffici stampa del Purgatorio e del Paradiso. Ai servizi
d’intelligenze nel frattempo erano arrivate delle soffiate: decisero di scavare
a fondo sul profilo degli autori selezionati. La verità venne presto a galla:
almeno la metà, protetti da nickname fantasiosi, erano parenti dei giurati.
Cecco Angiolieri e Pietro l’Aretino si erano proprio dati da fare: oltre a
selezionare i testi dei parenti, come accertò un’approfondita indagine, avevano
anche scritto direttamente i versi. Un ampio dossier venne inviato alla
direzione: la giuria fu convocata quasi all’istante. Messi alle strette i
giurati furono costretti ad ammettere le loro colpe: si difesero sostenendo che
avevano dei favori da ricambiare, che per questo non si erano potuti tirare
indietro. Non restò che annullare il concorso: Lucifero, allargando le braccia
commentò l’accaduto. “Qui abbiamo fatto ogni genere di concorso: di sport, di cinema,
di bocce, di sesso. Con i poeti, invece, è sempre la stessa solfa: per una
lode, un commento benevolo, un alloro sul capo, sarebbero disposti a vendere la
madre al diavolo! Nessuno meglio di me può saperlo” Appunto.
Nessun commento:
Posta un commento