lunedì 11 febbraio 2013

I nuovi mestieri: il temporeggiatore





Passo le mattine nell’ufficio postale del mio quartiere; da quando è scaduto il mio ultimo contratto temporaneo, mi sono dovuto arrangiare. Un trentenne in attesa di occupazione: è questo il mio status, lo stesso di centinaia di migliaia di coetanei, in questi tempi di precarietà e finanze al verde. Mi sono laureato con centodieci e lode in filosofia già da cinque anni e ho fatto tutta la trafila del precario: il telefonista al call center, il postino per tre mesi, il supplente alle scuole medie. Sono stato cameriere, ho consegnato pizze a domicilio, inviato curriculum persino al paradiso e all’inferno, sostenuto decine di colloqui di lavoro, inutilmente. Ho accompagnato signore cinquantenni a cena e le ho seguite in camera da letto: la gioventù, forse, è l’unica merce che ha ancora un valore in certi ambienti. L’ufficio postale, come ho già detto, è quasi la mia casa: mi metto in coda dalle sette del mattino e attendo con pazienza l’apertura. Porto con me un libro per ingannare il tempo, scambio quattro chiacchiere con le signore in fila per riscuotere la pensione. Sono in genere tra i primi cinque ad entrare: aspetto che chi mi precede abbia preso il tagliando col numero eliminacode, per prenotare i successivi venti. Che ci faccio? Li vendo a coloro che non vogliono fare la coda per pagare la bolletta della luce, per riscuotere la pensione, per spedire una raccomandata. Con un euro possono evitare una levataccia o di trascorrere un paio d’ore in piedi all’ufficio postale; se il tempo è danaro, la mia proposta è un investimento. Il mio slogan è “ Fate l’amore non la fila alla Posta”: ai miei clienti assicuro il rimborso se l’attesa si protrae oltre il quarto d’ora. La mia organizzazione è perfetta: sullo smartphone segno l’orario di consegna di ogni numero eliminacode, in modo da poter rispondere con dati di fatto, ad eventuali contestazioni dei clienti. Non tutte le giornate, però, sono facili: quando va in tilt ad esempio il sistema informatico, sono costretto a rimborsare quasi tutto l’incasso. Il guaio è che non capita di rado. Non tutti sono contenti di ciò che faccio: chi non ha accettato la mia proposta, ad esempio, non vede di buon occhio di essere scavalcato dall’ultimo arrivato. Dopo la contestazione, però, si tranquillizza: per evitare discussioni gli offro gratis uno dei primi numeri a disposizione. I giorni più redditizi sono i primi del mese, quando sono in pagamento le pensioni; ho fatto affari d’oro, ad esempio,  nei giorni di versamento dell’Imu, di sicuro alle prossime elezioni, voto per la lista di Mario Monti. Credete che sia la mia unica occupazione? Vi sbagliate: dopo le diciannove e la domenica , ad esempio, lavoro in un distributore di benzina. Quando non c’è il personale addetto all’erogazione del carburante, aiuto i clienti a fare rifornimento, in cambio di una piccola offerta. In inverno col freddo, in estate col caldo, per molti è fastidioso uscire dall’automobile: faccio tutto io, prendo le chiavi, apro il serbatoio, inserisco le banconote nel distributore automatico, completo l’operazione di rabbocco e restituisco le chiavi al cliente. Mi bastano cinquanta centesimi per mostrargli il mio sorriso più smagliante. A volte riesco a rimediare una sveltina veloce in macchina con una coetanea disinibita, più spesso, invece, trovo una compiacente signora attempata che mi offre la cena e mi paga profumatamente per il dopo cena. Le ferie? Poche e saltuarie: se mi sposto dall’ufficio postale o dalla pompa di benzina preferita, rischio di trovare il posto occupato.  Dite che il mio è un lavoro senza concorrenza? Vi sbagliate, provate a fare il giro degli uffici postali o di quelli dell’Inps, per rendervi conto di come stanno davvero le cose. Far guadagnare tempo alla gente è il mio lavoro, il mio nome è Fabio Massimo e forse, già in questo, c’è il segno di un destino ineluttabile.   

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