Sono bravo a fare due parti in commedia, se
mi lasciano il tempo, se allungano un po’ la legislatura, può darsi che ne
possa mandare a memoria una terza. Quella del trasformista è una vera arte: non
sono come Giuda che si vende per trenta denari; non so a quanto corrispondono
trenta denari, ma vi assicuro che la mia parcella è ben più alta. Vi racconto
la mia storia: una telefonata può allungare la vita o può stravolgerla. Stavo
visitando un paziente nel mio studio, uno molto paziente a dire il vero, quando
la mia segretaria, una trentenne da svenimento, mi passa una telefonata che non
ci azzecca nulla col mio lavoro. Dall’altra parte del filo, un famoso ex
magistrato, un leader di grido della politica, mi propone un’avventura a
Montecitorio. Scorrendo l’elenco telefonico di Messina e Provincia, mi dice,
sono stato colpito dal tuo cognome: questo, mi sono detto, deve essere per
forza un uomo onesto-un uomo probo, un ginecologo, un agopuntore, nella nostra
lista non può mancare. Meno male, mi dico, che non ha visitato prima l’elenco
dei protestati e degli indagati. Accetto con entusiasmo: mi è sempre piaciuto
far politica. Ricordo ancora quando ai tempi del liceo, durante manifestazioni
e cortei, sempre in prima fila, mi facevo onore prendendo in testa le migliori
manganellate dell’anno. Ho vinto pure il primo premio al concorso “La testa più
spaccata del mese” assegnato dal ministero degli interni a colui che si era
distinto nel prendere il maggior numero di botte sulla capoccia. Dite che ciò
può avermi reso stupido? Siete in errore: da allora ho vinto tante altre
manifestazioni a premio: in Brasile mi hanno dato pure un paio d’onorificenze.
Per la mia opera di divulgatore dell’agopuntura, non come miglior rappresentante
della tradizione carnevalesca in Europa. Però, a dire il vero, qualche
riconoscimento in questo campo, mi spetterebbe di diritto. La campagna
elettorale è stata un trionfo: non ho speso una lira, non ho dovuto fare comizi
od opera di proselitismo porta a porta: ho solo dovuto assistere gratis un paio
di partorienti, infilato aghi ad muzzum o ad minchiam alla metà dei miei
compaesani in quel di Barcellona. Pozzo di Gotto, ovviamente: se no magari
qualcuno pensa che ho infilzato Messi e Iniesta. Il resto l’ha fatto il
porcellum: poca fatica ed elezione garantita se il capo ti ha messo ai primi
posti della lista. Mi brillano gli occhi già alla riscossione della prima
retribuzione: quindicimila euro, dicasi quindicimila, solo per schiacciare un
tasto quando si vota e fare un pisolino quando non parla uno del tuo partito.
Un merito, però, mi va riconosciuto: sono il primo e forse l’unico a capire al
volo l’intervento di Don Tonino, come lo chiamo io, il mio segretario.
All’entusiasmo del neofita, però, subentra presto la noia: tra i banchi della
maggioranza ci si diverte di più. Le donne innanzitutto: ma volete mettere la Carfagna, la Prestigiacomo o la Meloni, con Rosi Bindi? Nel
centro destra è tutto un casino: per essere ricevuti dal premier in persona, è
necessario presentarsi con almeno due veline di grido. Un giorno decido di
chiedere anch’io un appuntamento: nei palazzi della politica c’è tempesta:
Fini, tornato da Montecarlo, ha appena respinto l’invito di passare il
Capodanno a Villa Certosa, in compagnia di Patrizia, Noemi, Ruby e compagnia
cantante. La crisi di governo è nell’aria. Il presidente accetta di parlarmi,
mi fissa un appuntamento per il giorno seguente: mi faccio in quattro per
raccattare un paio d’escort, mi costano una fortuna, ma quando mi presento all’appuntamento
anche Emilio Fede è costretto a farmi i complimenti. Il premier già solo a
vederle ha l’espressione di Alvaro Vitali, quando spia dal buco della serratura
la Fenech: faccio
un figurone e vengo aggregato su due piedi alla compagnia del Centro Destra.
Guardare la faccia dei miei ex compagni di partito, quando il presidente della
camera annuncia il rigetto della mozione di sfiducia dell’opposizione per tre
soli voti, non ha prezzo, io invece l’ho. A proposito di soldi: la mia
dedizione è stata ben ricompensata: in beni durevoli, in bonifici e in favori..
sessuali, come si usa nei palazzi della politica. Popolarità e successo giungono
a stretto giro di posta: all’uscita da Montecitorio, un nugolo di fotografi e
di giornalisti, mi segue, la folla assiepata dietro le transenne grida il mio
nome, tra una pernacchia e fischi da stadio. Un’intervista, una comparsata a
Porta a Porta, tante dediche da parte dei comici alla moda: persino in
Inghilterra, in Francia, in Germania, non sono più uno sconosciuto. Magari
posso provare a vendere i miei libri di agopuntura anche a Londra e Parigi,
dopo averli fatti tradurre gratis da dei giovani laureati con la promessa di un
posto di lavoro a tempo indeterminato, ma proprio tanto, tanto indeterminato. La
mia casa sapete è piena di libri: i
miei, invenduti. Tra poco mi toccherà scegliere se mandarli al macero o se
cambiare abitazione. I politici siamo i
più precari tra i precari: con l’aria che tira, una rielezione tra le file del
centrodestra è quasi impossibile. Ho in programma una nuova capriola, una
conversione alla moda dell’antipolitica: ho già chiesto un colloquio a Grillo.
Tra comici, ho pensato, ci si può intendere. Non mi ha ricevuto, mi ha mandato
uno strano ambasciatore per rifiutare la mia proposta: “Domenico, mi ha detto,
se fai il carino con me, ci penso io a convincere Beppe, a prenderti in
squadra”, poi per essere più chiaro mi ha accarezzato le chiappe. Dite che
cammino con difficoltà, che il mio volto assume un’espressione di dolore quando
mi siedo? Che volete farci, della politica se ti entra nel sangue, non puoi più
farne a meno!
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