mercoledì 7 novembre 2012

Scaramanzia in salsa elettorale americana

Mancavano solo due settimane alla chiusura della campagna elettorale: i sondaggi impietosi segnalavano il costante recupero del candidato repubblicano; stampa, blog e siti on line, ormai parlavano di un testa a testa tra lo sfidante e il presidente uscente.  Nello staff democratico sfilavano musi lunghi, occhi assonnati, sguardi persi nel vuoto: di spiragli e luci, non se ne vedevano molti. Una riunione dietro l'altra: più per riordinare idee che per decidere strategie o per elaborare nuovi piani, per trovare argomenti per attaccare l'avversario. La prossima riunione col presidente era in programma nel pomeriggio; restava solo qualche ora per abbozzare qualche nuova idea. "Ci resta solo l'arma della scaramanzia" esclamò uno dei componenti più anziani dello staff o quella della stregoneria. "Magari possiamo arruolare un astrologo, una cartomante, una strega, per cambiare il corso della campagna elettorale". La risata generale sembrò segnare la bocciatura della proposta, eppure uno dei giovani dello staff, la riprese quasi subito. L'idea della scaramanzia non è male disse, magari possiamo chiedere ai nostri militanti di rifare esattamente le stesse cose di quattro anni fa, di seguire lo spoglio nel medesimo luogo, con accanto la stessa persona e indossando gli stessi abiti, nella speranza che non siano ingrassati di dieci chili o che non abbiano rotto con il partner d'allora. L'idea non dispiacque, fu deciso di approfondirla e di proporla al presidente, non prima di essersi procurati tutto l'occorrente per resistere alla probabile sfuriata che di li a poche ore, avrebbe potuto costringerli a cambiare mestiere. Il presidente non bocciò subito la proposta, chiese un giorno di tempo per valutare quale impatto poteva avere sull'opinione pubblica: probabilmente poteva essere utilizzata in un ambito più ristretto; tra gli stessi membri dello staff, tra i ministri del governo, tra gli  ambasciatori e i rappresentanti degli stati amici. Una richiesta pubblica a tutti i militanti lo avrebbe esposto alle facili ironie degli elettori e dei politici  repubblicani. Chiese allo staff di stilare una lista di politici amici, cui inoltrare un richiesta informale di aiuto. Si misero subito all'opera, dopo una serata di febbrile lavoro, stesero un elenco di un centinaio di politici e uomini di stato da contattare. Su un solo nome fu posto un asterisco, quello del presidente del consiglio italiano in carica nel 2008. Chiarirono al presidente le ragioni di quel dubbio: era agli atti di un'indagine giudiziaria che il premier italiano trascorse la notte del quattro novembre 2008, in compagnia di una escort, che registò e diffuse attraverso la stampa tutte le fasi e i segreti di quell'incontro. Lo scandalo che ne seguì tenne banco per molte settimane sulle testate giornalistiche di tutto il pianeta: il premier italiano e la escort quarantenne, a quanto risulta, non hanno mai fatto pace e non hanno più avuto alcun contatto. Dopo attente valutazioni fu deciso di non eliminare il nome dell'ex premier italiano dalla lista degli amici cui chiedere aiuto. Furono date precise disposizioni al personale delle ambasciate statunitensi nel mondo, per sbrigare nella più totale riservatezza gli uffici richiesti.  P. rimase sorpresa quando un'auto dell'ambasciata statunitense venne a prelevarla direttamente a casa: come d'abitudine azionò il registratore, senza darlo a vedere. L'incontro con l'alto funzionario d'ambasciata che l'accolse fu cordiale e franco: le fu consegnato un messaggio del presidente degli Stati Uniti che le chiedeva d ripetere per filo e per segno quanto fatto nella notte della sua elezione. Spiegò al suo imbarazzato interlocutore le ragioni che le impedivano di farlo: non esercitava più la professione di quattro anni prima, non credeva che al suo accompagnatore d'allora interessasse ancora una donna più  vecchia e con cui aveva avuto una lunga polemica sulla stampa. Il funzionaro statunitense le chiarì che dipendeva solo da lei, che l'ex premier aveva dato già il suo assenso, che l'onorario le sarebbe stato liquidato dallo Stato americano. La trattativa fu rapida, la tariffa da lei richiesta fu accettata senza fiatare. Un vero giallo, dal finale incerto: ecco come la stampa di tutto il pianeta descriveva la mattina del 6 novembre 2012, gli scenari della giornata elettorale. Gli staff dei due contendenti erano in ebollizione: una cellula segreta, in campo democratico seguiva l'evoluzione della " Operazione rewind" come era stata subìto definita la strategia della scaramanzia. Era tutto pronto anche a Palazzo G., la residenza romana dell'ex premier italiano: si attendeva solo che alla venti in punto, P. varcasse di nascosto il cancello d'ingresso dell'abitazione. Qualcosa andò storto: nel pomeriggio una fonte anonima ben informata aveva soffiato lo scoop ai principali quotidiani e siti on line del paese, svelando l'imminente incontro tra B. e l'escort che per prima l'aveva sputtanato dinanzi all'opinione pubblica di tutto il pianeta. Non bastò la scarsa credibilità dell'informazione a tenere paparazzi, giornalisti, semplici curiosi e fans dell'uno e dell'altra, distanti dall'abitazione di B. La biondissima e ancora avvenente P. trovò ad attenderla un autentico muro di taccuini, registratori, flash, cellulari e telecamere. La folla cantava cori da stadio: P. prima d'infilarsi nel cortile del palazzo, fece in tempo a dare un'intervista alla Cnn, a concordare la partecipazione gratuita al " David Letterman show"' in cambio di in un'esibizione canora. Una famosa agenzia di scommesse riuscì a quotare il replay delle performance di quattro anni prima da parte di B., rese di dominio pubblico dalle registrazioni fatte da P.; le puntate fioccavano numerose, la maggioranza, scettica, puntava sull'under. Una folta schiera di persone seguiva l'evento dalla strada: megaschermi in tutta la città, informavano in diretta su ciò che stava succedendo negli Stati Uniti e in via del Plebiscito. B. Si era preparato a dovere: capiva che la rielezione di O., forse le sorti di tutta l'umanità, nei prossimi quattro anni, dipendevano dalle sue capacità amatorie. Già dopo il primo exploit, arrivavano notizie positive: il presidente in persona, lo aveva chiamato per dirgli di tenere duro, e annunciargli che in caso di successo, lo avrebbe fatto insignire della laurea ad honoris causa in Sex Therapy; già alcuni Stati in bilico, erano stati conquistati. Le farmacie erano state saccheggiate da B., in tutta Roma, non si trovava una confezione di Viagra, neanche a pagarla a peso d'oro. I cori che giungevano dalla strada avevano il potere di gasarlo: nemmeno la telefonata di un membro autorevole del suo partito era bastata a dissuaderlo ad andare avanti. Perché stava facendo tutto ciò per uno che aveva idee opposte alle sue? La notte fini con un trionfo: le bandiere al vento di Chicago si univano idealmente con la ola dei sostenitori di B. L'ex premier spossato ma felice, dopo essersi congratulato con P. per l'ottima collaborazione concluse: "Meno male che Obama non può correre per un terzo mandato, tra quattro anni, a ottant'anni suonati, forse non potrei essere d'aiuto a nessuno, nemmeno a Rosy Bindi".  

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