Don Abbondio
passeggiava come d'abitudine lungo la stradina che costeggiava il lago, intento
nella lettura del breviario scaricato sul tablet all'ultima moda. Il suono
celestiale dell'Ave Maria di Schubert gli annunciò una telefonata in
arrivo sul suo smartphone nuovo di zecca. Da un luogo imprecisato della terra
qualcuno si prese la briga di spaventarlo: dopo averlo pazientemente ascoltato,
gli chiese le generalità, per inserire i suoi ordini nella lunga lista delle
cose che non "s’hanno da fare". Prima di riprendere la lettura dei
Vespri, controllò l'agenda delle celebrazioni della settimana, tutte
diligentemente trascritte nel suo blog di successo "Mi faccio i fatti
miei". Giunto nei pressi della parrocchia notò uno strano assembramento,
una calca insolita. Giornalisti, telecamere, semplici curiosi lo aspettavano al
varco. Il primo istinto fu quello di darsi alla fuga: poi la ragione, ripreso
il sopravvento, gli suggerì d'improvvisare una conferenza stampa. Un po' di
pubblicità, rifletté, non ha mai fatto male a nessuno. "E' vero, gli chiese
a bruciapelo un inviato dell'Ansa, che per domenica nove dicembre è prevista la
celebrazione del matrimonio di Renzi e Lucia e di Bersani con una certa
Crozza?" Il buon curato non poté che rispondere affermativamente alla
domanda. "Dica ai telespettatori, insistette l'invito speciale del TG1,
quale dei due sarà celebrato per primo?" Preso alla sprovvista Don
Abbondio finse di non ricordare, affermò di dover controllare i documenti prima
di fornire una risposta valida. Invitò i cronisti ad una nuova conferenza
stampa per l'indomani. La notizia fece in breve il giro dei siti e dei
quotidiani on line: si celebrerà mai il matrimonio tra Renzi e Lucia, Bersani e
Crozza riusciranno a celebrare il loro sogno d'amore? Queste erano le domande
che tutti si ponevano. Il Partito democratico entrò in fibrillazione, una direzione
convocata d'urgenza dovette dirimere il seguente quesito: la scelta dell'ordine
di celebrazione dei due matrimoni spettava a Don Abbondio o era di loro
competenza? La discussione lunga e accesa, fu aggiornata, a notte fonda,
all'alba dell'indomani: una nuova riunione doveva stabilire a chi toccava tra i
promessi sposi, il diritto a salire prima sull'altare. Renzi e Bersani decisero
di contattare uno per uno nella notte i loro sostenitori nella direzione, per
studiare la strategie necessarie per ottenere il mandato a sposarsi per primo.
I due fronti erano di pari consistenza: non fu possibile arrivare ad un
compromesso, messe ai voti, le mozioni contrapposte ottennero lo stesso numero
di preferenze. Dopo aver studiato a fondo lo statuto del partito, la direzione
decise d'indire le primarie per domenica due dicembre. L'opinione pubblica si
divise esattamente a metà: spetta al più anziano, sostenne una parte, tocca al
più giovane replicò l'altra. Questo sembrava a tutti il punto: non una
questione di merito, di diritti, di strategie, solo una questione di giorni,
mesi, anni di vita. Rottamiamo i vecchi, a destra e a manca, ad Arcore o a
Forlì, era il grido dei sostenitori di Renzi: a Firenze anche i seguaci di Savonarola, risvegliati dopo secoli dal
frastuono, appiccarono fuochi agli ospizi, alle sedi dell'Inps, marciarono in
corteo esponendo gigantografie della Fornero, inseguirono con i forconi gli
sfaticati che si facevano scudo dell'art.18, per non farsi licenziare
dall'azienda. Bersani e Crozza se la ridevano: si fecero riprendere dalle
telecamere mentre giocavano a tressette, bevevano birra appartati in un angolo
dello studio, raccontavano barzellette da ospizio. Don Abbondio, in attesa
dell'esito delle primarie ascoltava su youtube una messa in latino, quando lo
smartphone prese a suonare le note dell'Ave Maria di Scubert: il cuore cominciò
a battere più forte, su quel numero arrivavano solo telefonate dall'alto.
Rispose titubante, se la fece sotto, quando un misterioso interlocutore
disse" Mi consenta, ma questo matrimonio non s'ha da fare!"
"Quale dei due?" Fu la risposta immediata, stavolta forse, pensò,
aveva una via di fuga. "Ma quello tra Renzi e Lucia, insistette l'interlocutore.
Inventi qualcosa, si dia malato in mondovisione, ma faccia fare una figura da
polli a quelli del PD! Mi costa una fortuna pagarla, almeno si guadagni lo
stipendio" Mortificato, Don Abbondio, prese ad annotare nel tablet:
Venti novembre, ordini perentori dall'alto, matrimonio non s'ha da fare,
inserito nel blog "Un curato in vendita al miglior offerente". I
giornali del 3 dicembre titolarono sul trionfo di Renzi e Lucia, sulla vittoria
della nuova generazione, dei bamboccioni sui vegliardi, di Savonarola sul
dottor Balanzone. Il blog di Don Abbondio titolò a tutta pagina " I dolori
di un giovane curato". Domenica nove dicembre gli sposi trovarono la
porta della piccola chiesa di campagna sbarrata, sulla porta una cartello
scritto con mano tremolante informava del licenziamento di Don Abbondio da
parte delle gerarchie ecclesiastiche: un ricorso d'urgenza al TAR non servì a
sbloccare la situazione: senza la protezione dell'articolo 18' non era
possibile chiedere il reintegro nelle sue funzioni. I seguaci di Savonarola
tornarono al primo amore, l'incendio di chiese e uffici della Santa Sede, le
gigantografie della Fornero finirono al rogo, i precari d'Italia chiamati a
raccolta dal nuovo Blog di Don Abbondio "Occupy Arcore e dintorni"
marciarono su Roma. Renzi e Lucia si consolarono: una nuova legge equiparò le
coppie di fatto a quelle sposate, con buona pace di Don Abbondio e del suo
nuovo blog" In attesa dell'estrema unzione".
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