lunedì 15 ottobre 2012

Odissea di un precario

L'odissea  è finita: come Penelope, ormai in brache di tela, posso riabbracciare il mio Ulisse, dopo anni di sventure, prove, naufragi.  La scena finale è quella che ho più impressa: la pretura, una tenzone tra avvocati, leggi, contratti, postille, commi, codicilli, salamelecchi e frecciate; tutto concentrato, digerito ed espulso. Poi l'assoluzione, senza paternoster da recitare, fioretti da dedicare al patrono della città: l'odissea è davvero finita. Partiamo dall'inizio: al risveglio il mio Ulisse aprì la finestra, la stanza inondata dal sole aveva un aspetto più caldo e invitante. Fece mente locale sui programmi della giornata: aveva un colloquio di lavoro per le undici. L'inserzione cui aveva risposto era allettante " Azienda cerca laureati/e, offresi contratto a tempo determinato, retribuzione a partire da venti euro l'ora". La sede del colloquio è in un palazzo di nuova costruzione, al quinto piano, una targa tirata a lucido informa dell'esistenza della "Digital economy". L'attesa è breve, nonostante l'alto numero di colloqui, il rispetto dei tempi è rigoroso. Lo riceve l'amministratore delegato in persona: il signor Lo Bianco è poco più di un trentenne; faccia simpatica, sorriso rassicurante, vestiti firmati, Rolex al polso, eloquio da venditore di successo. Va diritto al punto: la Digital economy si occupa della digitalizzazione di archivi aziendali, ha già una vasta e prestigiosa clientela. Il contratto proposto è a tempo determinato, esattamente di un'ora, ossia sessanta minuti o tremilaseicento secondi. Il lavoro consiste nella trascrizione di documenti aziendali: vecchie fatture, contratti di vendita o acquisto, verbali di riunioni..etc.. La retribuzione è di venti euro, più le spese sostenute per il raggiungimento della località indicata dall'azienda per la prestazione. Con parole concise spiega i vantaggi del contratto proposto: il lavoratore non deve pagare le tasse sulla propria prestazione, l'azienda risparmia sui contributi; è la nuova frontiera della flessibilità, la fine del lavoro come alienazione e noia. In otto ore retribuite, è possibile cambiare otto aziende, variare mansioni, affinare competenze e conoscenze. Il mio Ulisse restò attonito, spaesato e confuso non ebbe il coraggio di chiedere spiegazioni. Cercò di capire quanto tempo aveva per decidere o quando e dove doveva presentarsi al lavoro. Una risposta flash, al più presto, dopo il prossimo colloquio, intimò il signor Lo Bianco col suo sorriso smagliante. Mi chiamò appena varcata la porta, confuso, agitato, per un consiglio: la mia risata lo sorprese, forse, gli dissi, sei la vittima inconsapevole di una "Candid Camera". Consultò l'agenda elettronica del cellulare, per la data proposta non aveva impegni, con quei venti euro poteva pagare la ricarica dell'iPhone. Finì per accettare: dieci giorni dopo alle dieci e cinquanta in punto si presentoò ai cancelli della " International color", esibì i documenti necessari a varcare il portone d'ingresso. Fu spedito in un sotterraneo: i documenti erano già selezionati, gli fu consegnato un vecchio pc portatile, per ricopiarli. Nell'ultima telefonata Lo Bianco gli aveva ricordato per sommi capi la situazione contrattuale: per avere diritto alla retribuzione pattuita doveva ricopiare uno o più testi a scelta per almeno ottomila caratteri, poco più di cento caratteri al minuto, roba da lumache della tastiera, da imbranati del pc. Non aveva fatto i conti però con gli imprevisti: la zelante quarantenne che lo aveva squadrato e che semi svestita gli aveva portato nel breve volgere di qualche minuto, il caffè, la cioccolata calda, due cornetti alla marmellata, il giornale, il numero del cellulare, il link di un club per scambisti che frequenta nel weekend. Il capoufficio aveva poi voluto salutarlo di persona e aggiunto che non capiva come mai si trovava davanti qualcuno di diverso ogni ora, quando lui, di sopra vedeva sempre le stesse facce da vent'anni. Tra un'interruzione e l'altra il gong pose fine al lavoro di scrittura: mancavano solo dieci caratteri per arrivare ai fatidici ottomila. Trasmise il file del lavoro completato con una mail alla Digital economy. Ricevette in serata una comunicazione del sig. Lo Bianco che annunciava l'avvio di una richiesta di risarcimento danni per inadempienza contrattuale e chiedeva il pagamento della penale di duemila euro prevista nel contratto. Sbiancò in volto, si precipitò a leggere il contratto, capì di essere stato truffato: la quarantenne in calore e il capufficio ossequioso, erano solo dei compari a libro paga. Decise di opporsi, di consultare un avvocato. Il dottor Azzeccagarbugli era un uomo canuto, un principe del foro vicino alla pensione: ascoltò con attenzione l'accaduto e spiegò  subito la strategia difensiva. Il contratto poteva essere invalidato perché non conteneva alcuna clausola di forza maggiore, perché tali dovendo essere ritenuti, a suo parere, gli interventi del capufficio e dell'impiegata arrapata. Ebbe inizio una causa interminabile, intervallata da ipotesi di conciliazione, sempre respinti al mittente della controparte: l'onorario da corrispondere al dottor Azzeccagarbugli, in caso di sconfitta era almeno il triplo della penale da pagare. Non mancarono le scene esilaranti: nella sua testimonianza il capufficio ossequioso scambiò il giudice per il proprietario della International Color e gli chiese all'istante un aumento in busta paga. Al magistrato scappò la pazienza quando dovette fronteggiare nei bagni della procura le avance esplicite dell'impiegata ninfomane. Notevole anche la testimonianza del dottor Lo Bianco: giustificò la scelta di contratti flash come un'innovazione tesa a sconfiggere l'alienazione nel lavoro e la lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, citando a difesa delle proprie opinioni Marx, Engels, Trotsky, Mao, Carol Wojtyla, Steve Jobs e Versace. L'assoluzione è arrivata con la sentenza d'appello e solo grazie a una sopraggiunta modifica legislativa: in primo grado Ulisse era stato condannato al pagamento della penale e delle spese processuali. Una legge dello Stato ha stabilito un limite minimo per i contratti a tempo determinato: quattro ore, duecentoquaranta minuti, quattordicimilaquattrocento secondi. Amen.

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