lunedì 24 dicembre 2012

Cinque piccoli indiani in fila per uno


Cinque piccoli indiani, in fila per uno, in marcia verso le gioie del Natale. La meta? Il panificio: dista da casa meno di cento metri, ma con l'ingombro delle teglie, la distanza, pur breve, sembra interminabile.  Nelle teglie ci sono i tesori desiderati da un intero anno, specialmente, quando lo stomaco si agita, brontola per la fame e il rancio o la sbobba del collegio non è di gradimento. Cinque piccoli indiani anoressici o quasi: a Salve, la sorella più grande, serve una cura di ferro. Grazie a Dio, i farmaci in fiale prescritti dal medico, le piacciono  così tanto che mamma deve tenerli sottochiave per evitare che ne faccia una scorpacciata. Massimo, il fratello più piccolo va in giro con vestiti di un paio di taglie più larghi: lo fanno sentire ancora più magro, ma più grande. In genere tocca a me aprire il corteo di Natale, perché sono il più vecchio con i miei tredici anni. La strada per arrivare al panificio è stretta ed a senso unico, per giungere alla meta, però, bisogna attraversare Via Vittorio Emanuele II. Serve qualcuno  che faccia da guida ai fratelli più piccoli, che magari aiuti Natalia, che ha solo sei anni, ad attraversare la strada. Mamma tiene molto alle tradizioni: in questa zona della Sicilia Orientale si usa aspettare la nascita di Gesù,  in famiglia, giocando a tombola e a sette e mezzo, tra un pezzo di pizza e di "scacciata" e l'altro. Due teglie di pizza con pomodoro e mozzarella, tre di "scacciate" alla siciliana, con cavolfiori e salsiccia, broccoli e spinaci, sono appunto quello che stiamo portando ad infornare al panificio. Mamma ha cominciato a lavorarci di mattina, non appena le ho consegnato tutti gli ingredienti necessari: di solito, nonostante i miei tredici anni sono io ad occuparmi della spesa, del pagamento della pigione o del disbrigo dei documenti.   Frutta e verdura li compro al mercatino vicino la chiesa dei Cappuccini, a trecento metri da casa: stavolta, anche Erminio e Massimo mi hanno aiutato a portare le buste della spesa. Pane, pasta, salumi e scatolette, invece, li acquisto nella bottega sotto casa: ha prezzi alti, ma nei paraggi non c'è alcun supermercato e senza auto non è possibile raggiungere quello più vicino. A casa abbiamo il cucinìno a tre fornelli: nella cucina a forma triangolare di un paio di metri quadri c'è appena lo spazio per un lavello e la bombola a gas.  Preparare da mangiare è quasi un'impresa, si può cuocere solo una pietanza per volta. La lista delle cose da cucinare è lunga: il pomodoro per la pizza, i cavolfiori e i broccoli affogati col vino, gli spinaci lessi. La pasta per pizza va fatta lievitare per alcune ore, lavorata col matterello per renderla sottile e poi stesa su una teglia spalmata d'olio d'oliva. Nelle pizze su quello strato di pasta va aggiunto pomodoro, mozzarella, origano e basilico, nelle "scacciate", invece va messo il condimento prescelto, in questo caso verdure, formaggio e salsiccia, prima di richiuderle con un altro strato di pane in pasta. Il sole è appena tramontato, quando raggiungiamo il forno a legna del panificio: dobbiamo fare la coda, in genere passano un paio d'ore prima di vedere infornate le nostre teglie. Ci guardano con tenerezza: di sicuro cinque piccoli indiani anoressici armati di teglie più grandi di loro non passano inosservati. Giochiamo con le figurine Panini per ingannare il tempo: le mischiamo a turno, le dividiamo in tre mazzetti, decidiamo quante figurine puntarci: vince chi pesca il nome del calciatore più lungo. Oggi, probabilmente ci metteremmo a chattare con lo smartphone con un amico in vacanza ai Caraibi, o giocheremmo con la console Nintendo 3ds. Il profumo del forno è speciale, una fragranza d’odori speziati, ma forti, davvero inconfondibili. Fuori, come da tradizione, sta iniziando a piovere, le tovaglie che abbiamo non servono solo a proteggerci dalle scottature, ma anche a difendere le teglie dalla pioggia: se noi ci bagniamo, pazienza! Cinque teglie per altrettanti piccoli indiani appena sfornate: le sistemiamo con cura, paghiamo il conto, prima di correre verso casa. Il passo del ritorno è più veloce, non solo per la fame, ma anche per evitare scottature. Mamma ci aspetta davanti al televisore in bianco e nero: allora le trasmissioni a colori neanche esistevano. È già tutto apparecchiato, bisogna solo tagliare pizze e scacciate, aspettare qualche minuto che si raffreddino, prima di dare inizio alle danze. Da anoressici per necessità non ce la caviamo male: il record mondiale di velocità nel divorare una pizza è in serio pericolo. Solo i maschi però: Salve non partecipa alla gara. Prima d’ogni morso di pizza, medita, pensa e ragiona, persino riflette su come digerirlo. Forse riesce a battere il record opposto: ha tempo sino al trenta dicembre per concludere la cena della Vigilia. Natalia taglia la pizza in piccoli pezzi: così dura di più. Fa lo stesso con la granita in estate, travasandola in un nuovo bicchiere a piccole dosi, cui aggiunge un po' d'acqua per farla durare di più.
In genere finisce di far colazione poco prima di mettersi a tavola per pranzo. Dopo aver sparecchiato si gioca: la tombola è d'obbligo, ma il finale è scontato: a dividersi ambo, terna, quaterna, cinquina e premio finale sono Erminio e Natalia, quanto a me, in genere, riesco ad imbroccare appena qualche numero. La musica non cambia nemmeno quando giochiamo a tombola con le carte: però ridiamo di gusto, quando mamma a voce alta, grida "duella, triella, quattrella", invece d’ambo, terno, etc, magari dopo che la posta è già stata vinta. Chiudiamo con il "sette e mezzo", perché a quel punto, dopo non aver vinto alcuna mano, dopo avere pescato solo tre e quattro, immancabilmente io o Massimo, dopo aver gettato all'aria le carte, ci alziamo dal tavolo, mentre già Erminio e Natalia contano le monete vinte. A mezzanotte in punto si apre il panettone e si brinda al Natale: prima di tornare a giocare a carte. Voglio rifarmi delle perdite, sconfiggere una volta tanto la sfiga con i soldi che nel frattempo mamma mi ha dato a compensazione di quelli persi. L'unica che ci rimette alla fine dei conti è solo lei. Si va avanti sino alle tre, prima di andare a letto, ma la magia si ripete anche nelle sere successive: pizze e scacciate, in genere durano per qualche giorno e giocare a carte nelle fredde serate invernali, nel piccolo appartamento riscaldato con una stufa a gas, è un piacere.  Piccoli indiani anoressici per necessità, a stomaco pieno solo per qualche giorno l'anno, ma felici: così con ironica nostalgia ricordo i miei Natali di un tempo.

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