lunedì 10 dicembre 2012

Un fiasco in diretta



 Alberto Rana, il conduttore del programma "Quattro passi nella storia" guardò diritto nella telecamera, dopo che le "Nudità danzanti" il corpo di ballo della trasmissione, avevano dato inizio alla nuova puntata con un balletto dal titolo "Ci spogliamo per campare". Con voce seria e grave comunicò agli spettatori  l'argomento della trasmissione: la strage del 12 dicembre 1969 alla Banca Nazionale dell'Agricoltura in Piazza Fontana a Milano. Il pubblico trattenne il fiato: è un caso irrisolto, disse, dopo più di quarant'anni dagli eventi, non è stata emessa alcuna condanna definitiva, chiarì il presentatore. I processi, però, hanno dimostrato che la bomba che uccise  diciassette innocenti, fu piazzata da sconosciuti che militavano nei gruppi d’estrema destra. Con la collaborazione di Alan Smith, cercheremo di sciogliere il fitto mistero che ancora avvolge questa drammatica pagina di storia. Le telecamere zummarono sul profilo ancora agile dello studioso inglese, mentre già gli altoparlanti diffondevano le note di "The final Countdown" degli Europe. Davanti alle telecamere il suo volto esprimeva eccitazione, la voce era agitata, un fremito ne scuoteva il volto. Ricapitolò in breve i fatti: l'esplosione, molto violenta, aveva causato feriti e vittime, aveva messo in ginocchio una nazione che per molto tempo, dopo quel giorno, avrebbe dovuto convivere con la paura del terrorismo. Le indagini furono indirizzate verso la pista anarchica: furono fermati Valpreda e Pinelli, perquisite centinaia di abitazioni di militanti di sinistra. Giuseppe Pinelli ebbe ufficialmente un malore, mentre veniva interrogato in un ufficio al quarto piano della questura, Giuseppe Calabresi accusato da gruppi estremisti di averlo suicidato, scaraventandolo nel vuoto, morì in un attentato per il quale fu condannato in via definitiva Adriano Sofri, leader di Lotta Continua. La pista anarchica si rivelò fallace, le indagini allora si concentrarono sull'azione di gruppi neofascisti veneti. Freda e Ventura, accusati della strage furono assolti in via definitiva negli anni ottanta. Furono dimostrati i legami, tra la parte deviata dei servizi segreti dell'epoca e i gruppi neofascisti. Altri estremisti di destra come Delfo Zorzi furono assolti nel 2005 in via definitiva. La strage a tutt'oggi, è impunita. Ho potuto visionare documenti catalogati come top secret dai servizi d'intelligence di Sua Maestà, rivelò lo studioso britannico; posso avanzare una mia teoria sull'andamento dei fatti. Nei documenti coperti dalla massima riservatezza si ipotizza un collegamento tra la setta massonica P2,  gli ambienti neofascisti veneti e  i circoli anarchici milanesi.  Pinelli secondo i servizi segreti britannici era un massone agli ordini di Licio Gelli: non cadde accidentalmente dalla finestra al quarto piano della questura, nè fu gettato nel vuoto, ma si suicidò per evitare che venissero scoperti i collegamenti con la massoneria. Gli stessi Freda, Ventura, Zorzi erano al soldo di Licio Gelli, già allora deus machina di segreti e patti inconfessabili. I neofascisti avrebbero procurato il materiale esplosivo, gli anarchici avrebbero fisicamente deposto l'ordigno alla Banca dell'Agricoltura, i servizi di spionaggio italiani avrebbero provveduto al trasporto della bomba  e al collegamento tra i due gruppi. La parte più interessante, però, era l'analisi dell'organizzazione della Loggia massonica P2. Licio Gelli, secondo i report dell'intellingence di sua Maestà, non era il vero capo della setta. Lo scettro del comando era affidato a un misterioso medium in contatto con Giuseppe Mazzini. Il burattinaio, il grande vecchio della politica italiana, il manovratore occulto dei segreti del Belpaese, aveva finalmente un nome, un cognome, un volto. In preda all'emozione del racconto Alan Smith ebbe un mancamento, si afflosciò come un sacco vuoto sul pavimento: il pubblico applaudì, Sofia, la nuova co-conduttrice della trasmissione si gettò addosso allo studioso inglese per praticargli la respirazione bocca a bocca, tra gli oh di stupore e invidia del pubblico maschile. Il regista ordinò al corpo di ballo di anticipare l'esecuzione del brano provato in mattinata dal titolo "Non ce la facciamo ad arrivare a fine mese"' quando Alan e Sofia furono inquadrati dal cameraman mentre erano allacciati in un furioso e avvincente corpo a corpo. Il corpo di ballo non ballò: nessuna delle danzatrici aveva ancora indossato i costumi di scena. Arrivarono come una liberazione i consigli per gli acquisti.
Ripresosi dal mancamento e dalle avance audaci di Sofia, Alan completò l'esposizione delle sue tesi: l'esecutore materiale dell'attentato era Pinelli, il mandante, invece,  Giuseppe Mazzini. Sofia alzò la cornetta per rispondere alla prima telefonata: in collegamento, da qualche parte dell'universo Ali Babà, rivendicò le stragi delle Torri Gemelle, in una successiva telefonata Winston Churchill in persona si autoaccusò dell'organizzazione dell'incidente a Lady D. Seguì la difesa di Pinelli: in una concitata telefonata, negò di aver mai avuto dei contatti con Licio Gelli, Giannettini e Giuseppe Mazzini. Scagionò il commissario Calabresi: insieme, rivelò, avevano deciso di giocare uno scherzo al questore Guida che sostava in cortile sotto la loro finestra. Nel tirargli addosso un posacenere, si era sporto più del necessario per controllare l'esatta posizione del malcapitato. L'unica cosa che gli dispiaceva era di averlo mancato: era morto invano. Freda, Ventura e Giannettini declinarono l'invito ad intervenire in trasmissione: non mancò all'appello invece Licio Gelli. Dopo aver negato ogni coinvolgimento nell'attentato del 1969, smentì la tesi di Alan Smith: non era Giuseppe Mazzini il grande vecchio della politica italiana, ma Garibaldi. In una successiva telefonata Cossiga, intervenuto per misteriosi motivi, negò di essere a conoscenza dei fatti, dichiarò di non aver mai conosciuto di presenza Mazzini, Garibaldi o Giuseppe Verdi, di essere lui il vero capo della loggia massonica di Gelli. Spiegò al pubblico perché Prodi aveva sconfitto Berlusconi in entrambe le campagne elettorali in cui si erano trovati in competizione. Il leader del centrodestra utilizzava i sondaggi per definire le strategie elettorali, Prodi, invece, i medium. I consigli per gli acquisti di Natale chiusero la prima parte della trasmissione.
Al rientro in studio il corpo di ballo deliziò il pubblico con una prova d'autore; un gruppo rap, invece, eseguì un brano dal titolo " A metà mese non ho una lira, ecco perché scippo la pensione alle vecchie signore ingioiellate". Un cantante melodico napoletano, invece, si esibì   in una canzone di successo intitolata " Scippo di qua e di là, son ladro di qualità".
Alle 22,30 in punto Alberto Rana convocò la compagnia teatrale "Quattro salti alla brace"' per sceneggiare la migliore soluzione proposta dal pubblico e scelta  da una giuria qualificata. Si spensero le luci in studio: nella prima scena Prodi e una medium ottantenne evocarono lo spirito di Mazzini e Garibaldi per capire chi di loro fosse il grande vecchio. La seduta spiritica si concluse in un nulla di fatto, i due protagonisti si misero a litigare su chi fosse nato prima.   Pinelli e Valpreda, invece nella scena successiva incontrarono Licio Gelli: dopo un'estenuante trattativa di pochi minuti definirono nei dettagli le loro spettanze in caso di successo del l'attentato: un bonifico di dieci milioni a testa, un posto in lista nella successiva campagna elettorale nelle fila del partito di maggioranza relativa, un auto di media cilindrata ciascuno, un vitalizio di centomila lire. Freda e Ventura, invece, alzarono troppo il prezzo: alla fine fu deciso di commissionare la strage solo alla cellula anarchica. Garibaldi e Mazzini disapprovarono il ricorso a metodi terroristici: proposero al maestro venerabile uno sbarco in banca di dieci eroi in calzamaglia rossa , per gridare slogan contro il governo. Pinelli e Valpreda restarono con l'auto in panne lungo il tragitto verso la banca: al vigile che li soccorse consegnarono l’ordigno e gli chiesero il favore di metterlo di nascosto sotto il tavolo al centro del salone dell’istituto di credito, spiegando che era un omaggio al direttore da parte dei dipendenti per il Natale imminente. Il mistero invece di essere risolto si era infittito; qual’era il nome del vigile, perché nei giorni successivi non si era costituito per spiegare l’andamento dei fatti? Il pubblico deluso fischiò la compagnia teatrale, la giuria, la regia, il conduttore della trasmissione. Solo Sofia si salvò dal naufragio, ma fu costretta a praticare la respirazione bocca a bocca a tre spettatori tirati a sorte tra il pubblico di entrambi i sessi. I giornali il giorno dopo titolarono entusiasti sull'avvio di un nuovo genere televisivo: l'eutanasia in diretta di un programma di successo.

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